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Una banca svizzera per ‘convertire’ 20 miliardi di lire dei Casalesi in 3,3 milioni di euro

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Napoli. Tre sono finiti in carcere e uno agli arresti domiciliari. Si tratta dei ‘riciclatori’ del clan dei casalesi addetti a convertire le vecchie lire in euro. Si tratta di persone rispettivamente du 64, 61, 55 e 60, residenti in Calvi Risorta, Acerra, Casandrino e Napoli, accusati di tentato riciclaggio commesso al fine di convertire in euro oltre un miliardo di vecchie lire (in tagli anche da 500 e 100 mila lire). Tra i quattro figura anche Gaetano Mungiguerra, ritenuto legato al clan dei casalesi.

Gli investigatori della Guardia di Finanza di Roma e Napoli, e gli inquirenti della Procura di Napoli Nord (coordinata dal procuratore Francesco Greco) – che hanno scoperto un sistema con il quale la mafia Casalese intendeva convertire denaro frutto di attivita’ illecite da lire in euro – la criminalita’ organizzata teneva nascosta una considerevole quantita’ di denaro in lire: secondo quanto emerso dalle intercettazione della Guardia di Finanza la somma si aggirerebbe intorno ai 20 miliardi di lire. Il sistema avrebbe consentito di ottenere mediamente, il 32% del valore in lire trasformato in euro. In sostanza, il meccanismo avrebbe consentito al clan di incassare oltre 3,3 milioni di euro.


Le attività investigative hanno consentito, secondo l’ipotesi accusatoria avvalorata dal GIP, di appurare l’esistenza di un ormai collaudato sistema criminale, diffuso capillarmente su tutto il territorio nazionale, che -aggirando i vincoli previsti dalla disciplina legislativa e sfruttando l’intermediazione di numerosi soggetti terzi incensurati -ha tentato di ripulire, in tranches di piccoli importi, ingenti quantitativi di vecchie lire di provenienza illecita, rimaste ancora in possesso di organizzazioni criminali e da queste occultate. In particolare, i finanzieri hanno ricostruito più fatti delittuosi, avvenuti nel triennio 2014 -2017 in provincia di Napoli, appurando la disponibilità da parte degli indagati (soggetti privi di capacità reddituale, gravati da precedenti penali) di importi considerevoli di banconote del vecchio conio, non convertite, a suo tempo, nella nuova valuta tramite i canali ufficiali.
Le condotte criminose consistevano nella compravendita delle lire tra i contraenti che, dopo lunghe trattative e incontri clandestini per verificare l’esistenza delle banconote e secondo un tariffario variabile tra il 35% e il 42% del valore originale, riconoscevano agli intermediari una commissione del 2%. Per attribuire all’operazione una parvenza di legalità, venivano predisposti anche documenti attestanti una normale vendita di valuta storica. In base alle indagini -svolte attraverso attività tecniche di intercettazioni nonché perquisizioni domiciliari -in uno di questi casi, a seguito delle trattative di compravendita di lire/euro tra le parti, la conversione finale si sarebbe dovuta concludere presso una banca svizzera. Nel corso delle operazioni espletate sono stati effettuati diversi sequestri di banconote fuori corso legale per un valore nominale di circa 1 miliardo e 100 milioni di lire.

Cronache della Campania@2018


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