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Napoli: indagini sulla “stesa” contro i Lo Russo alla Don Guanella

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palazzine don guanella

E’ stata una dimostrazione di forza imponente per ribadire che ormai il clan dei Lo Russo, i famigerati “capitoni” di Miano, non comanda più neanche a casa propria, cioè nel rione Don Guanella. È questo il motivo della “stesa” che almeno sei “guaglioni” appartenenti ai clan Licciardi di Secondigliano e Tolomelli-Vastarella del rione Sanità, alleatisi per il controllo dei business illegali tra il centro e la periferia Nord, hanno portato a termine poco dopo la mezzanotte di ieri, in sella a motociclette, contro alcuni personaggi dei Lo Russo che abitano nelle palazzine dell’isolato 56 del rione. Sono stati 33 i bossoli, tutti calibro 9, infatti, repertati sull’asfalto dai poliziotti della Scientifica. Bossoli esplosi da almeno tre pistole diverse, tanto che si sta valutando anche l’eventualità che qualche sicario dei “capitoni” abbia risposto al fuoco. Per fortuna nessuna vittima e neanche nessun ferito, almeno così sembra. Nel mirino le inferriate di finestre e balconi blindati di alcuni personaggi di spessore della cosca, o almeno di quelli che sono ancora in libertà. Gli investigatori sono in stato di massima allerta perchè si teme una recrudescenza dello scontro nella zona Nord, così come era stato per l’agguato che lo scorso 4 febbraio aveva portato all’omicidio di Giuseppe Calise, pusher 24enne vicino ai Lo Russo, ammazzato mentre parlava al telefono con i familiari. L’alleanza tra i Licciardi di Masseria Cardone e i Tolomelli-Vastarella del rione Sanità è vecchia. Risale a quando a governare il rione del centro storico c’era Giuseppe Misso “’o nasone”, nemico giurato sia dei Licciardi, ritenuti responsabili della morte di Rita Sarno, moglie di Misso, che dei Tolomelli-Vastarella, che gli contendevano il controllo degli affari illeciti all’ombra del Duomo. Ma sembra che ultimamente si sia rinsaldata per cacciare i Lo Russo dal rione Sanità. La circostanza risulta nelle informative che le forze dell’ordine hanno inviato alla magistratura inquirente dopo la cattura di Antonio Lo Russo, stanato a Nizza dai carabinieri di Napoli e con la polizia nizzarda il 15 aprile di due an- ni fa assieme al cugino Carlo dopo tre anni di latitanza e una condanna a 20 anni di reclusione.


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