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Ascesa e caduta del ras Walter Mallo: nessuno fuori alla caserma a salutarlo. Chiusa la sua pagina facebook

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walter mallo

Il giovane ras emergente della camorra napoletana, Walter Mallo ha preferito fare scena muta davanti al gip all’udienza di convalida di oggi.  In attesa di presentare richiesta di scarcerazione al Tribunale del Riesame si vuole capire, come strategia difensiva, quali altre carte hanno in mano alla Dda di Napoli. Intanto da oggi pomeriggio la sua pagina facebook, su cui si è tanto scritto, è chiusa. Decisione saggia dopo gli avvenimenti delle ultime settimane visto che era diventata un vero e proprio manifesto delle nuove leve della camorra. Il giovane camorrista con la lacrima tatuata è in carcere con l’accusa di associazione di tipo mafiosa e porto e detenzione di armi. Si tratta di  quattro pistole, un fucile e diverse munizioni sequestrate qualche settimana fa dai carabinieri sul terrazzo del palazzo all’isola 59 del rione don Guanella dove abita Mallo e il suo uomo di fiducia, Paolo Russo, arrestato con lui ieri insieme con Vincenzo Danise. Gli investigatori dopo gli arresti di ieri,che dovrebbero aver  fatto placare la guerra di camorra in atto tra Miano e il rione Sanità, riflettono su un aspetto non secondario della cattura del giovane boss. All’uscita dei tre arrestati all’esterno della Caserma Pastrengo ieri non c’era nessuno a salutarli. Neanche i genitori. La mamma di Mallo, come è emerso dalle intercettazioni ambientali, per la verità sperava che il figlio finisse in galera perché temeva per la sua vita visto lo scontro cruento in atto con chi “fa la camorra da venti anni come i Lo Russo”. Ma nessun amico o sodale era fuori alla caserma per aspettarlo. L’ipotesi principale è che non essendo ancora stati individuati del tutto i componenti del gruppo Mallo, tutti quelli che ne fanno parte hanno preferito tenersi alla larga dagli occhi degli investigatori. Un’altra pista è che temevano eventuali ritorsioni sulla strada del ritorno a casa da parte dei sicari del clan Vastarella che “vogliono vendicare” la strage della Fontanelle alla Sanità. La terza è che il giovane e rampante boss, “il capitano” (come lo aveva etichettato Luca Ciotola ammazzato poche ore prima del suo arresto) sia stato già abbandonato dalla sua squadra. Se l’impianto accusatorio della Dda reggerà anche davanti al Riesame vorrà significare che l’ascesa e la caduta del giovane boss siano state talmente rapide e che la sua storia criminale è finita ancor prima di cominciare grazie al lavoro degli investigatori che hanno fermato la sua mano sanguinaria e quella dei suoi amici.


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