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Bernardo Tamarisco, il boss sulla sedia a rotelle gestiva il traffico di stupefacenti dal suo fortino di Torre Centrale: è quanto scoperto dagli uomini del Gico in una lunga e articolata indagine che ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 34 esponenti e fiancheggiatori del clan Tamarisco di Torre Annunziata. I Nardiello, con contatti con il clan Di Lauro e le ndrine calabresi, importavano ingenti quantitativi di droga dal Sud America, oltre che dall’Olanda e dalla Spagna, destinati al mercato campano. All’ordinanza nei confronti di Bernardo Tamarisco+ altri si è affiancato un decreto di fermo della Dda per Domenico Tamarisco, 42 anni, uscito dal carcere lo scorso 6 aprile e inseritosi nuovamente nell’organizzazione criminale, tanto che programmava l’omicidio di un rivale per fare un favore al clan Gionta, con il quale i Nardiello – dopo acredini e rivalità sfociate in una faida negli anni ’90 – si erano alleati. L’indagine, sfociata nel blitz del Gico di ieri, ha preso avvio nel gennaio del 2014 con l’ascolto di una telefonata, da una cabina pubblica, tra i napoletano Gennaro Iavarone e Claudio Scuotto e il broker della droga, trasferitosi in Ecuador, Salvatore Iavarone. In quella telefonata si faceva riferimento alla raccolta di danaro per estinguere il pagamento di una precedente partita di stupefacenti e per finanziarne un’altra. Quello spunto permise di approfondire un’indagine che ha portato alla scoperta di due organizzazioni distinte ma collegate una facente capo ai Tamarisco e l’altra al pregiudicato torrese, Francesco Matrone, 33enne. Cocaina a fiumi, inviata da Salvatore Iavarone e destinata ai Tamarisco. Lo stupefacente partiva dal porto di Guayaquil in Ecuador e arrivava nel porto di Salerno dove Matteo Rispoli e Antonio Romani, dipendenti del porto addetti allo scarico delle merci recuperavano lo stupefacente e tramite Enrico Russo la consegnavano ai Tamarisco. Tre le importazioni registrate dai finanzieriavvenute tra gennaio e dicembre 2014, ed una quarta importazione poi fallita nel marzo del 2015, con un sequestro effettuato nel porto di Manzanillo a Panama di 33 chili di cocaina. Per questa operazione erano stati versati 178mila euro circa. I Tamarisco facevano riferimento in Ecuador a Salvatore iavarone ma anche a Davide Scuotto, altro narcos napoletano trasferitosi in Sud America e cugino di Claudio Scuotto. Inoltre avevano collegamenti con i trafficanti italiani espatriati in Colombia, Vincenzo Iannotta, poi morto, Salvatore Maccarone e Alberto Di Rienzo. L’altro gruppo individuato dai finanzieri e operante sul territorio di Torre Annunziata è quello di cui fanno parte Francesco Matrone e Biagio Perlingieri che insieme al cittadino trevigiano Paolo Domenico Da Rold e ai corrieri sloveni Marina Petovsky e Viliam Brida importava dalla Spagna grossi quantitativi di droghe cosiddette leggere. Il 16 febbraio del 2015 furono, infatti, sequestrati 1042 chii di hashish nascosti in un tir condotto dai due stranieri.
Una volta giunta sul mercato campano, la cocaina importata dai Tamarisco veniva collocata sul mercato attraverso soprattutto Vincenzo Barbella, un pluripregiudicato 69enne che acquistava all’ingrosso dal clan per poi rivendere alle ‘famiglie’ del Napoletano che cosi’ rifornivano le loro piazze di spaccio. I Tamarisco avevano anche instaurato di recente un rapporto con una cosca della ‘ndrangheta jonico-reggina, cosi’ come mostra il sequestro a novembre dello scorso anno di un chilo di cocaina in un bed and breakfast oplontino che un rappresentante della ‘ndrina aveva portato come campione grazie a un corriere con un’auto munita di doppiofondo.
Domenico Tamarisco, dopo la scarcerazione del 6 aprile scorso, secondo gli inquirenti, voleva a tutti i costi riaffermare la potenza del clan e farlo anche in maniera clamorosa e sanguinaria come l’uccisione di un uomo, non identificato, con il quale era entrato in contrasto. Era stata scelta l’arma, una pistola Glock, scelto il mezzo, una moto, e il luogo dove agire. E anche i killer era pronti: “domani deve stare nella bara. Domani si deve fare il servizio, gli ‘schiatto’ la capa e vado via”. Una intercettazione ambientale del 12 aprile scorso svela agli inquirenti che i Tamarisco erano pronti ad uccidere anche con l’aiuto dei Gionta, con i quali hanno stretto poi un’alleanza. Una ‘cimice’ messa dalle forze dell’ordine nell’abitazione di Domenico Tamarisco, non solo ha fatto luce sul narcotraffico, ma ha anche portato al decreto di fermo a suo carico per l’omicidio che stava progettando.
In carcere sono finiti:
Domenico Tamarisco
Bernardo Tamarisco
Igor Aleksic
Giancarlo Autiero
Vincenzo Barbella
Antonio Cirillo
Salvatore Civale
Pasquale Corvino
Paolo Domenico D Rold
Gennaro Iavarone (1976)
Salvatore Iavarone
Vincenzo Langiano
Antonio Liccardi
Francesco Matrone
Michele Pagano
Biagio Perlingieri
Marian Petovsky
Vladan Radovanovic
Matteo Rispoli
Antonio Romano (1984)
Enrico Russo
Claudio Scuotto
Davide Scuotto.
Ai domiciliari:
Giovanni Cortese
Gennaro De Maria
Salvatore Ferace
Alfonso Fiorente
Angelo Renato
Sergio Romano
Pasquale Scuotto.
Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria:
Anna Iavarone,
Gennaro Iavarone (8.8.1976)
Alessandro La Mesa
Antonio Romano (1991)
Pasquale Russo.