Quantcast
Channel: Cronache della Campania
Viewing all 12137 articles
Browse latest View live

Ladri maldestri in trasferta da Ponticelli a Nocera si scontrano tra di loro a Torre Annunziata. Due arrestati e uno ricercato

$
0
0

ladri arresto

Ladri maldestri in trasferta da Ponticelli a Nocera inferiore rubano un’auto, inseguiti dai carabinieri ma uno dei ladri cerca di andare contromano in autostrada e si schianta contro l’auto dei complici. Risultato due arrestati e uno ricercato. E’ accaduto nella notte nei pressi del casello di Torre Annunziata in direzione Napoli. I tre banditi dopo aver rubato una Golf a Nocera Inferiore sono stati intercettati dai carabinieri che erano stati avvertiti del furto dal proprietario dell’auto. La fuga si è protratta fino a Torre Annunziata dove con un posto di blocco i militari gli hanno sbarrato la strada. Ma il ladro che era alla guida dell’auto rubata ha tentato una manovra contromano in autostrada ed è andato a sbattere contro l’auto, una Ford Mondeo, dei complici che lo seguivano. I tre hanno cercato la fuga ma sono stati bloccati dai militari. Uno solo è riuscito a sfuggire alla cattura ed è ricercato. Gli altri due sono rinchiusi nel carcere di Poggioreale. Si tratta di Antonio Quarto, 40 anni, di San Giovanni a Teduccio e Pasquale Mennillo, 46 anni, di Ponticelli. nell’auto i carabinieri hanno ritrovato tutti gli arnesi e le centraline per poter facilmente compiere furti.


I Tamarisco importavano la cocaina dall’Ecuador grazie a due dipendenti del porto di Salerno. I nomi di tutti gli arrestati

$
0
0

Finanza_al_Porto

Bernardo Tamarisco, il boss sulla sedia a rotelle gestiva il traffico di stupefacenti dal suo fortino di Torre Centrale: è quanto scoperto dagli uomini del Gico in una lunga e articolata indagine che ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 34 esponenti e fiancheggiatori del clan Tamarisco di Torre Annunziata. I Nardiello, con contatti con il clan Di Lauro e le ndrine calabresi, importavano ingenti quantitativi di droga dal Sud America, oltre che dall’Olanda e dalla Spagna, destinati al mercato campano. All’ordinanza nei confronti di Bernardo Tamarisco+ altri si è affiancato un decreto di fermo della Dda per Domenico Tamarisco, 42 anni, uscito dal carcere lo scorso 6 aprile e inseritosi nuovamente nell’organizzazione criminale, tanto che programmava l’omicidio di un rivale per fare un favore al clan Gionta, con il quale i Nardiello – dopo acredini e rivalità sfociate in una faida negli anni ’90 – si erano alleati. L’indagine, sfociata nel blitz del Gico di ieri, ha preso avvio nel gennaio del 2014 con l’ascolto di una telefonata, da una cabina pubblica, tra i napoletano Gennaro Iavarone e Claudio Scuotto e il broker della droga, trasferitosi in Ecuador, Salvatore Iavarone. In quella telefonata si faceva riferimento alla raccolta di danaro per estinguere il pagamento di una precedente partita di stupefacenti e per finanziarne un’altra. Quello spunto permise di approfondire un’indagine che ha portato alla scoperta di due organizzazioni distinte ma collegate una facente capo ai Tamarisco e l’altra al pregiudicato torrese, Francesco Matrone, 33enne. Cocaina a fiumi, inviata da Salvatore Iavarone e destinata ai Tamarisco. Lo stupefacente partiva dal porto di Guayaquil in Ecuador e arrivava nel porto di Salerno dove Matteo Rispoli e Antonio Romani, dipendenti del porto addetti allo scarico delle merci recuperavano lo stupefacente e tramite Enrico Russo la consegnavano ai Tamarisco. Tre le importazioni registrate dai finanzieriavvenute tra gennaio e dicembre 2014, ed una quarta importazione poi fallita nel marzo del 2015, con un sequestro effettuato nel porto di Manzanillo a Panama di 33 chili di cocaina. Per questa operazione erano stati versati 178mila euro circa. I Tamarisco facevano riferimento in Ecuador a Salvatore iavarone ma anche a Davide Scuotto, altro narcos napoletano trasferitosi in Sud America e cugino di Claudio Scuotto. Inoltre avevano collegamenti con i trafficanti italiani espatriati in Colombia, Vincenzo Iannotta, poi morto, Salvatore Maccarone e Alberto Di Rienzo. L’altro gruppo individuato dai finanzieri e operante sul territorio di Torre Annunziata è quello di cui fanno parte Francesco Matrone e Biagio Perlingieri che insieme al cittadino trevigiano Paolo Domenico Da Rold e ai corrieri sloveni Marina Petovsky e Viliam Brida importava dalla Spagna grossi quantitativi di droghe cosiddette leggere. Il 16 febbraio del 2015 furono, infatti, sequestrati 1042 chii di hashish nascosti in un tir condotto dai due stranieri.

Una volta giunta sul mercato campano, la cocaina importata dai Tamarisco veniva collocata sul mercato attraverso soprattutto Vincenzo Barbella, un pluripregiudicato 69enne che acquistava all’ingrosso dal clan per poi rivendere alle ‘famiglie’ del Napoletano che cosi’ rifornivano le loro piazze di spaccio. I Tamarisco avevano anche instaurato di recente un rapporto con una cosca della ‘ndrangheta jonico-reggina, cosi’ come mostra il sequestro a novembre dello scorso anno di un chilo di cocaina in un bed and breakfast oplontino che un rappresentante della ‘ndrina aveva portato come campione grazie a un corriere con un’auto munita di doppiofondo.

Domenico Tamarisco, dopo la scarcerazione del 6 aprile scorso, secondo gli inquirenti, voleva a tutti i costi riaffermare la potenza del clan e farlo anche in maniera clamorosa e sanguinaria come l’uccisione di un uomo, non identificato, con il quale era entrato in contrasto. Era stata scelta l’arma, una pistola Glock, scelto il mezzo, una moto, e il luogo dove agire. E anche i killer era pronti: “domani deve stare nella bara. Domani si deve fare il servizio, gli ‘schiatto’ la capa e vado via”. Una intercettazione ambientale del 12 aprile scorso svela agli inquirenti che i Tamarisco erano pronti ad uccidere anche con l’aiuto dei Gionta, con i quali hanno stretto poi un’alleanza. Una ‘cimice’ messa dalle forze dell’ordine nell’abitazione di Domenico Tamarisco, non solo ha fatto luce sul narcotraffico, ma ha anche portato al decreto di fermo a suo carico per l’omicidio che stava progettando.

In carcere sono finiti:

Domenico Tamarisco

Bernardo Tamarisco

Igor Aleksic

Giancarlo Autiero

Vincenzo Barbella

Antonio Cirillo

Salvatore Civale

Pasquale Corvino

Paolo Domenico D Rold

Gennaro Iavarone (1976)

Salvatore Iavarone

Vincenzo Langiano

Antonio Liccardi

Francesco Matrone

Michele Pagano

Biagio Perlingieri

Marian Petovsky

Vladan Radovanovic

Matteo Rispoli

Antonio Romano (1984)

Enrico Russo

Claudio Scuotto

Davide Scuotto.

Ai domiciliari:

Giovanni Cortese

Gennaro De Maria

Salvatore Ferace

Alfonso Fiorente

Angelo Renato

Sergio Romano

Pasquale Scuotto.

Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria:

Anna Iavarone,

Gennaro Iavarone (8.8.1976)

Alessandro La Mesa

Antonio Romano (1991)

Pasquale Russo.

 

 

Napoli, agguato in via Janfolla: è in fin di vita

$
0
0

Polizia-Stradale-9

L camorra torna a sparare per le strade di Napoli. E’ accaduto poco dopo le 22 in via Janfolla al rione don Guanella. Un uomo, di cui al momento non sono state rese note le generalità, è stato ferito a colpi di arma da fuoco mentre era nella sua automobile. La vittima è stata trasportata al Pronto Soccorso dell’ospedale Cardarelli, le sue condizioni sono gravissime. Sull’accaduto indaga la Polizia di Stato.

Miano: è Aniello Di Napoli la 30esima vittima di camorra a Napoli dall’inizio dell’anno

$
0
0

polizia

E’ morto prima di arrivare in ospedale Aniello Di Napoli, 46 anni colpito da numerosi colpi di arma da fuoco poco prima delle 22,30, all’altezza del civico 393 di  via Janfolla mentre era nella sua automobile. La vittima è stata trasportata al pronto Soccorso dell’ospedale Cardarelli, dove è però giunto cadavere. Sull’accaduto indaga la Polizia di Stato. Quella di questa sera è la 30esima vittima di camorra a Napoli dall’inizio dell’anno.  Di Napoli era conosciuto dalle forze dell’ordine per denunce penali legate a reati reati legati alla droga e alla ricettazione.  Il 9 dicembre dell’anno scorso,  in via Miano, a Piscinola, fu ucciso Vincenzo Di Napoli, 25 anni, figlio di Aniello.

Omicidio della don Guanella: è stata la risposta dei Mallo

$
0
0

omicidio di napoli

L’omicidio di ieri sera in via Janfolla in cui è rimasto vittima Aniello Di Napoli sarebbe l’immediata risposta del gruppo Mallo al ferimento avvenuto la notte precedente dei giovane boss emergente Walter. Ne sono convinti gli investigatori visto che in quel rione, dove abita appunto il giovane boss ora comanda il suo gruppo. Aniello Di Napoli, così come il figlio Vincenzo ammazzato il 9 dicembre scorso, era considerato vicino ai Lo Russo “Capitoni” e ieri sera mentre rincasava ha capito di essere entrato nel mirino dei killer perché ha notato una moto che sguiva con insistenza la sua auto. Ha premuto a fondo l’acceleratore per sfuggire alla morte. Ma, all’altezza del civico 393, ha perso il controllo della macchina ed è andato a sbattere contro una palazzina. A quel punto il sicario gli ha sparato da distanza ravvicinata prima di fuggire con il complice. La vittima abitava a circa 200 metri di distanza. Aniello Di Napoli aveva precedenti per droga, rapina e ricettazione. Secondo gli inquirenti in passato frequentava abitualmente il rione San Gaetano, in particolare una piazza di droga. L’omicidio di Di Napoli è l’ennesimo segnale di guerra in atto tra gli emergenti Mallo e il gruppo dei Lo Russo-Vastarella-Tolomelli. Tre morti e quattro feriti in cinque giorni: sembra essere tornati alla guerra di Scampia degli anni scorsi. Ormai la decisione di riprendersi i territori della don Guanella, Miano, San Pietro a Patierno, Capodimonte e parte di Secondigliano hanno scatenato una nuova guerra di camorra. I Mallo tra l’altro-secondo gli investigatori- puntano a riprendersi il rione sanità da dove erano stati “cacciati” dai Vastarella-Tolomelli e Lo Russo lo scorso anno dopo gli omicidi del boss Pierino Esposito (alleato dei Mallo con gli Spina) e del figlio Giuseppe. E la risposta ai quei due omicidi da parte dei Mallo fu appunto l’omicidio di Vincenzo Di Napoli il figlio di Aniello ucciso ieri sera.

 

 

 

Walter Mallo ha fatto perdere le sue tracce. La sua bacheca facebook ricca di messaggi per nemici e amici

$
0
0

walter mallo

Ha fatto perdere le sue tracce  dopo alcune ore dall’agguato Walter Mallo il giovane boss emergente della periferia Nord di Napoli. Il suo racconto fatto agli investigatori sull’agguato subìto due notti fa è pieno di lacune e la squadra mobile ha già inoltrato un’informativa alla Dda di Napoli che deciderà quali procedimenti adottare nei suoi confronti. Potrebbe essere iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento. Nel frattempo ha preferito far perdere le sue tracce. Anche la sua bacheca facebook ricca di messaggi per amici e nemici è ferma da oltre una settimana. L’ultimo post è datato 16 aprile e scrive “pazienza è saggezza” su una foto di un anziano vestito di nero di cui si vedono solo le mani con un anello e il bastone e con su impresso uno dei famosi aforismi del dj techno Carlo Prevale “La pazienza ha più potere della forza”. Ma il giorno precedente aveva postato accanto e tre sue foto: “il destino non ha potuto fare altro che abbassarsi ai miei piedi ciò che voglio lo raggiungo”. Ma sono emblematici invece i due post del 15 aprile, giorno dell’arresto di Carlo Lo Russo, della moglie e dei suoi tre fedelissimi. Nel primo Mallo scrive:  “signori e signore presto assisteremo al terzo pentimento del disonore”, evidentemente indicando con un possibile pentimento del boss appena arrestato dopo quelli dei fratelli Salvatore e Mario. E nell’altro invece: ” vengo dalla vecchia guardia quella fatta da uomini con valori nascosti, la loro umiltà mi e stata trasmessa e la porterò avanti sempre …. il sangue onorato vincerà”. Ma tutta la sua bacheca è ricca di messaggi in codice e di frasi celebri come quella con la foto di Fidel Castro: “Patria o Murte, Venceremos!”.Walter Mallo era stato arrestato per la prima volta il 2 marzo 2009 all’età di 19 anni. I poliziotti della squadra giudiziaria del commissariato Scampia lo fermarono in via Labriola e scoprirono una postazione dedita allo spaccio di stupefacenti all’interno della scala d’emergenza tra due isolati. Oggi Waletr Mallo di strada ne ha fatta tanta negli ambienti criminale e può cobtare su un agguerrito gruppo di giovani ma spietati killer e di affiliati nella zona di Miano ma anche nella zona di Frattamaggiore e Grumo Nevano.

Ercolano: extracomunitario a Resina cerca di uccidere la moglie con un forchettone da cucina. Arrestato

$
0
0

arresto_carabinieri

Momenti di panico nella tarda mattina di oggi in un appartamento del quartiere Pugliano ad Ercolano, Un cittadino extracomunitario di 45 anni anni ha aggredito e ferito la moglie con un forchettone da cucina. La lite, scoppiata per futili motivi, è stata interrotta in tempo dai carabinieri, allertati dai vicini che avevano sentito le urla che provenivano dall’abitazione. Quando i militari sono entrati in casa l’uomo aveva già ferito la moglie e hanno faticato non poco per disarmarlo. Durante la colluttazione un carabiniere è rimasto ferito. L’extracomunitario, da tempo residente nella città degli Scavi, è stato arrestato e portato nel carcere di Poggioreale. La moglie invece è stata portata all’ospedale Maresca di Torre del Greco, dove i medici le hanno curato le lesioni giudicate guaribili in pochi giorni. 

Casal di Principe: nuova ordinanza per Dell’Aversana “Peppe ‘o riavolo” per l’omicidio Quadrano

$
0
0

Giuseppe DellAversano

Un’ordinanza di custodia cautelare per un omicidio di camorra avvenuto nel 1993 è stata notificata dai carabinieri al 52enne Giuseppe Dell’Aversana, detto “Peppe o riavolo”, elemento di spicco del clan dei Casalesi, da tempo in carcere ad Ascoli Piceno. Ad incastrare Dell’Aversana le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia del clan Bidognetti, Luigi Diana, Domenico Bidognetti, esecutori materiali del delitto, ed Emilio Di Caterino. Dalle indagini coordinate dalla Dda di Napoli ed effettuate dai carabinieri di Casal di Principe, è emerso che la vittima, Paolo Quadrano, fu ucciso perché si sospettava fosse un informatore dell’Arma. Quadrano fu giustiziato con una pistola 7,65 invece che con armi più potenti, come i kalashnikov, molto usati in quel periodo per gli agguati di camorra; i killer volevano infatti depistare le indagini, tanto che dopo l’omicidio, il primo movente accertato fu quello di un litigio intercorso tra i figli gemelli di Quadrano e l’esponente dei clan Salvatore Cantiello alias “Carusiello”. I killer-pentiti hanno poi raccontato che dietro il delitto c’erano questioni concernenti il clan, e che Dell’Aversano fornì l’auto usata per l’agguato e mise a disposizione dei sicari la sua abitazione e quella della madre come punto di partenza e di ritorno dopo il delitto. (


Caivano, blitz anticamorra al Parco Verde: sei arresti

$
0
0

polizia

Agenti della squadra mobile di Roma e Napoli stanno eseguendo un`ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli, su richiesta della Dda partenopea, a carico di sei persone accusate di appartenere alla camorra nella zona del Parco Verde di Caivano.Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di spaccio di sostanze stupefacenti e favoreggiamento della latitanza di Giuseppe Montanera.L`operazione costituisce un seguito dell`attività investigativa sviluppata dalla Squadra Mobile di Roma dopo l`omicidio di Modestino Pellino, avvenuto il 25 luglio 2012 a Nettuno, che ha già portato all`esecuzione 20 provvedimenti restrittivi nel 2014.

NapolI: omicidio della piccola Fortuna Loffredo, arrestato il vicino di casa

$
0
0

fortuna-giallo-di-caivano

Questa mattina i carabinieri della Compagnia di Casoria hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip su richiesta della Procura di Napoli Nord, per l’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, avvenuto il 24 giugno 2014 nel Parco Verde di Caivano. Il corpo della bimba, che allora aveva sei anni, fu trovato davanti allo stabile dove abitava, molto probabilmente dopo essere precipitata, L’autopsia stabilì che aveva subito abusi sessuali.  Ad essere arrestato è stato il compagno della vicina di casa della piccola Fortuna. La donna era la mamma del piccolo Antonio che morì in circostanze sospette, nonché simili a quelle di Fortuna, un anno prima. Lo conferma il legale della famiglia Loffredo, Angelo Pisani. L’uomo è accusato di violenza sessuale e omicidio. L’uomo arrestato oggi per l’omicidio di Fortuna Loffredo era già in carcere insieme alla compagna da novembre 2015. I due, allora, furono fermati con l’accusa di violenza sessuale sulla figlia di tre anni. La donna di 26 anni era madre di un altro bambino di 3 anni morto il 28 aprile 2013 precipitando dal balcone dello stesso palazzo del parco Verde di Caivano in cui morì un anno dopo Fortuna Loffredo.  Dall’inizio il sospetto della Procura e’ che Fortuna Loffredo fosse rimasta coinvolta in un giro di pedofilia, del quale forse anche altri bambini del Parco Verde sono vittime. Un sospetto condiviso dalla madre della bimba morta, Domenica Guardato. La donna ha sempre puntato senza esitazione il dito contro le persone che abitano nell’edificio: “Il mostro è nel nostro palazzo, è impossibile che nessuno abbia visto. Chi sa parli”, disse mesi dopo la morte della piccola. I particolari dell’attività investigativa relativa all’arresto eseguito oggi verranno illustrati nel corso della conferenza stampa che si terrà presso la Procura della Repubblica di Napoli Nord alle ore 11

Miano: padre e figlio eliminati dallo stesso commando. Il giallo dello scooter di Aniello Di Napoli

$
0
0

omicidio di napoli padre e figlio

Padre e figlio: Aniello e Vincenzo Di Napoli potrebbero essere stati uccisi dallo stesso gruppo di fuoco e anche dalla stessa arma. I due legati alla famiglia Lo Russo hanno pagato col sangue l’appartenenza ai “capitoni” nella cruenta guerra di camorra che si è scatenata lungo l’asse Miano e rione Sanità. Nessuno dei due aveva precedenti per associazione camorristica ma il padre secondo gli investigatori gestiva una piazza di spaccio nella zona di San Gaetano. L’inchiesta sull’omicidio di Aniello di Napoli tra l’altro si condisce di un giallo. Ieri mattina infatti nel corso dei controlli della polizia in tutta la zona di Miano e della don Guanella uno scooter con un uomo e una donna in sella no si è fermato all’alt. Ne è nato un inseguimento ma i due sono riusciti a fare perdere le tracce. Un agente di polizia però è riuscito a segnare il numero di targa che  è risultato intestato proprio ad Aniello di Napoli, la vittima dell’altra sera. Ora gli investigatori stanno cercando di capire chi erano i due e perché viaggiavano sullo scooter della vittima. Le indagini sull’omicidio si concentrano sul gruppo dei Mallo e sui loro alleati della zona frattese. Le analogie tra i due agguati il padre e il figlio Vincenzo ucciso il 9 dicembre del 2015 tra via Miano e piazza Tafuri, sono tante e per questo che gli investigatori ritengono che sia stati eliminati dallo stesso gruppo di fuoco.

(nella foto l’auto con il corpo di Aniello di Napoli , nel riquadro a sinistra e in quello a destra il figlio Vincenzo)

L’orco del parco Verde aveva violentato già altri tre bimbi. La madre di Fortuna: “Devono marcire in galera”

$
0
0

fortuna loffredo

Raimondo Caputo, compagno di Marianna Sabozzi, madre di un altro bimbo morto per una caduta accidentale nel Parco Verde di Caivano, per gli inquirenti ha ucciso Fortuna Loffredo, la bimba di sei anni di cui cui abusava sessualmente, cosi’ come di altre due piccole abitanti di quello stesso palazzo. Le indagini dei carabinieri, che hanno portato a una misura cautelare nei suoi confronti per omicidio e violenza sessuale dicono anche che l’uomo, vicino di casa della vittima, il 24 giugno di due anni fa porto’ la bambina all’ottavo piano del palazzo e che la lancio’ dal terrazzo quando la piccola probabilmente si rifiuto’ di subire nuove violenze. Caputo si trova in carcere gia’ da tempo per un provvedimento cautelare da novembre per violenza sessuale ai danni di una bambina di 12 anni, cosi’ come Marianna Sabozzi.Ha sempre chiesto ai residenti del Parco Verde di Caivano di raccontare quello che sapevano sulla morte di sua figlia Fortuna, uccisa a soli sei anni, quello che avevano visto. Oggi è stato arrestato chi avrebbe ucciso sua figlia. “Ma anche oggi tutti sono rimasti in silenzio – dice Domenica Guardato – anche oggi tutti omertosi”. Domenica, Mimma come la chiamano gli amici, fino a quindici giorni fa era in una città della Lombardia. Poi è tornata a Caivano. “Pensavo, speravo, che oggi, almeno oggi, qualcuno di questo maledetto parco venisse da me per dirmi qualcosa, un abbraccio, ed invece niente. Qui c’è sempre stato e sempre ci sarà il silenzio”. “Io so solo che ora mi ritrovo ad essere l’unica condannata – dice ancora – perché mi ritrovo con un dolore immenso, che non passerà mai. Perché amavo Fortuna, come solo una mamma può fare e me l’hanno uccisa. E ad oggi non so ancora perché. Da una parte sono contenta perché ho avuto giustizia, dall’altro dico che quei due devono marcire in carcere perché hanno ammazzato mia figlia.Voglio guardarvi in faccia per capire perché lo avete fatto”. “La giustizia non deve avere alcuna pietà”. A dirlo è Angelo Pisani, che con Sergio Pisani assiste i nonni della piccola Fortuna Loffredo. “Fin dai primi sopralluoghi con i consulenti della difesa – spiega Pisani – era emersa con chiarezza l’ipotesi di un atroce movente a sfondo sessuale. Oggi finalmente arriva giustizia grazie al grande lavoro della Procura di Napoli Nord, che ha operato in un contesto fra i più terribili del Paese. In memoria di Fortuna è nostro dovere salvare tanti altri bambini come è già stato fatto durante le indagini, la giustizia non deve avere alcuna pietà”, conclude.

La piccola Fortuna fu uccisa perché rifiutò l’ennesima violenza sessuale. Il Procuratore: “Omertosa indifferenza”

$
0
0

Fortuna-Loffredo

Il 24 giugno 2014 Raimondo Caputo, arrestato per l’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, avrebbe costretto la bambina a salire sul terrazzo all’ottavo piano dello stabile del Parco Verde di Caivano nel quale entrambi abitavano. Da qui l’avrebbe lanciata nel vuoto, probabilmente a seguito del rifiuto della minore di subire l’ennesima violenza sessuale. E’ questa l’ipotesi della Procura di Napoli Nord che ha indagato sull’omicidio della bimba di 6 anni e che ha portato questa mattina all’esecuzione, da parte dei Carabinieri di Casoria, di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti di Raimondo Caputo, compagno di Marianna Fabozzi, vicina di casa della famiglia della bambina. Caputo, secondo gli investigatori, avrebbe costretto Fortuna a subire ripetuti atti sessuali; inoltre avrebbe abusato sessualmente di altre due minori, una delle quali compagna di gioco di Fortuna. Nell’ambito della stessa indagine sia Caputo che Fabozzi sono stati già raggiunti da provvedimenti cautelari personali per violenza sessuale aggravata nei confronti di una bambina di 12 anni. Inoltre Marianna Fabozzi è la madre di Antonio Giglio, bimbo di 3 anni morto in circostanze simili a quelle di Fortuna, circa un anno prima. Caputo ha ricevuto la notifica dell’ordinanza in carcere.  La svolta nelle indagini é arrivata dai racconti di altre piccole vittime di abusi sessuali. A riferirlo gli inquirenti, incontrando la stampa. Tre minori, infatti, durante questo lungo lavoro investigativo, sono stati allontanati dal contesto familiare e, assistiti da personale qualificato, hanno iniziato a riferire particolari diventati la “chiave di lettura” delle indagini, che già attraverso le intercettazioni avevano tracciato un quadro molto grave di attivita’ di pedofili nel Parco Verde di Caivano.  “Gli adulti ostacolavano le indagini, i piccoli hanno permesso una svolta”. Così il procuratore aggiunto di Napoli nord, Domenico Airoma, che ha coordinato l’inchiesta sull’omicidio della piccola Fortuna: il riferimento è al contributo dato da tre figli minorenni della donna che si trova ai domiciliari con l’accusa di concorso in violenza sessuale, e il cui compagno è stato arrestato per la morte di Fortuna. Airoma ha parlato di “omertosa indifferenza e colpevole connivenza” riscontrate da parte degli adulti. L’indagine sull’omicidio della piccola Fortuna Loffredo “svela un quadro preoccupante in alcuni quartieri dell’area a nord di Napoli, dove l’infanzia non è tutelata, non si consente ai giovani di avere un normale personeo di crescita”. Così il procuratore capo di Napoli nord, Francesco Greco, durante la conferenza stampa sulle indagini. “E’ un problema di cui tutti dobbiamo farci carico, penso alla scuola, alla chiesa, al comune, ai servizi sociali”, ha sottolineato Greco.

Boscotrecase: i carabinieri scoprono armi e droga nascoste in via Sepolcri

$
0
0

carabinieri secondigliano

Una pistola, un ordigno esplosivo rudimentale, munizioni e droga sono stati trovati a ridosso delle palazzine residenziali di via Sepolcri a Boscotrecase  nel corso di controlli del carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata con il supporto del Reggimento Campania e del nucleo cinofili di Sarno  I militari hanno perquisito diversi appartamenti. Nel terreno di fronte all’insediamento popolare sono state trovati una pistola mitragliatrice “Scorpion” con 36 colpi nel caricatore; un ordigno artigianale contenente 200 grammi circa di sostanza esplosiva mischiata a chiodi; 28 cartucce calibro 380 automatico ed 8 cartucce calibro 357 magnum. Inoltre sono stati trovati circa 230 grammi di cocaina e 110 grammi circa di sostanza da taglio. Sul posto sono intervenuti anche gli artificieri del Comando provinciale di Napoli che hanno fatto brillare l’ordigno.

Bomba molotov contro la casa della casa dell’orco del parco Verde

$
0
0

parco verde caivano

Una bottiglia incendiaria è stata lanciata contro l’abitazione nella quale è agli arresti domiciliari Marianna Fabozzi, compagna del presunto omicida di Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni uccisa il 24 giugno 2014 nel Parco Verde a Caivano. Il fatto è accaduto oggi a mezzogiorno. La molotov ha causato leggeri danni a una finestra. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri.


Secondigliano: per la morte di Fabio Giannone spunta la pista della spedizione punitiva andata male

$
0
0

giannone combo

Una inquietante ipotesi si sta facendo strada nelle indagini sulla morte di Fabio Giannone il ragazzo di 21 anni trovato morto sotto un’auto la mattina del 10 aprile scorso in via Vittorio Emanuele III a Secondigliano. Il pm Maria Sepe ha aperto un fascicolo di indagine con l’accusa di omicidio stradale. La cosa inquietante e che con molta probabilità si tratta di qualcosa di diverso dall’omicidio stradale perché il giovane, che non aveva precedenti penali, sarebbe stato ucciso nel corso di una spedizione punitiva andata male tra giovani borderline nei clan di Secondigliano. Il padre della vittima è uno dei tanti morti ammazzati negli anni Novanta nella prima faida di camorra a Secondigliano, lo zio Claudio, gestiva invece una piazza di spaccio alle Case Celesti ed è in carcere per scontare una condanna a 4 anni e 8 mesi di carcere. La pista che stanno seguendo gli investigatori è di una spedizione punitiva perché sarebbe stato compiuto un raid nei confronti di una attività commerciale di un parente di un boss dei Di Lauro. In questo contesto si inserisce la spedizione punitiva finita male e in cui  Fabio Giannone sarebbe rimasto vittima.

Sequestrano l’autista di un Tir e lo rapinano: arrestati in 4. Sono di Marano, Melito, Casoria e Secondigliano

$
0
0

carabiniri rapina tir

Questa mattina, gli agenti del compartimento della polizia stradale per la Campania ed il Molise, hanno arrestato G. G. (quarantenne di Marano), G. R. (44enne di Melito), F. V. (48enne di Casoria) e G. P. (24enne di Secondigliano), quest’ultimo accusato di ricettazione, mentre gli altri tre sono ritenuti responsabili del reato di rapina e sequestro di persona. . I tre malviventi, poco prima, armati ed a bordo di una Lancia Y, avevano rapinato a Marano di Napoli, un autocarro adibito al trasporto di generi alimentari e sequestrato l’autista costringendolo a seguirli. Entrambi i mezzi sono stati però intercettati dai poliziotti a Mugnano di Napoli mentre sulla Strada Provinciale 1 si dirigevano verso Melito. Inseguiti sino ad un deposito di bibite sono stati raggiunti.In tre sono stati sorpresi mentre scaricavano la merce dall’autocarro all’interno del deposito di proprietà di uno di loro. Il quarto invece è stato sorpreso all’interno della Lancia con l’autista dell’autocarro trattenuto sotto la minaccia di una pistola, successivamente rivelatasi un revolver giocattolo priva di tappo rosso. I quattro malviventi sono stati pertanto arrestati e subito condotti alla Casa Circondariale di Napoli – Poggioreale. La pistola è stata posta sotto sequestro e tutta la merce rapinata, costituita da generi alimentari vari, bibite, olii e detergenti per la casa, è stata invece restituita al legittimo proprietario.

Aniello Di Napoli voleva vendicare il figlio ucciso ed era finito nella “black list” dei Mallo

$
0
0

di napolipadreefiglio

Aniello Di Napoli  voleva vendicare la morte del figlio Vincenzo ucciso il 9 dicembre scorso in via Miano. E per questo che era finito nella black list del gruppo Mallo-Spina-Esposito. del resto l’omicidio di suo figlio è stato il primo del gruppo degli emergenti “mianesi”in risposta a quello del boss Pierino Esposito avvenuto lo scorso anno alla Sanità. Aniello di Napoli non si dava pace e aveva cominciato fare troppe domande in giro. Cosa questa che ha pagato anche lui a caro prezzo due sere fa quando è stato avvistato dal commando di sicari mentre tornava a casa in via Janfolla. Sapeva di essere in pericolo soprattutto dopo gli ultimi fatti di sangue dell’ultima settimana,era particolarmente attento. Ma aveva deciso di non chiudersi in casa proprio perché voleva vendicarsi. Ma i nemici lo hanno anticipato.

 

Faida di camorra: è in atto “l’esodo biblico” dei Lo Russo da Miano e dalla Don Guanella

$
0
0

Rione-don-Guanella

E’ come l’esodo biblico degli ebrei ai tempi di Erode: c’è la grande fuga da Miano e da via Janfolla di tutti gli esponenti di spicco del clan Lo Russo per sfuggire al nemico che non vuole fare prigionieri, ma solo morti. La guerra di camorra in atto con il gruppo dei Mallo-Esposito-Spina è di quelle cruente fatta di morti e  feriti, di “stese”, di agguati e di  minacce. E allora è meglio cambiare aria. Così come era avvenuto lo scorso anno dopo l’omicidio di Pietro Esposito alla Sanità con la cacciata dei “mianesi” ovvero i Mallo e sta avvenendo al contrario ora nella roccaforte storica dei “capitoni”.Il commando di sicari del gruppo degli emergenti composto da una mezza dozzina di giovani che provengono anche dalla zona frattese e che sono disposti a tutto. Sempre pronti ad entrare in azione per dimostrare la loro forza. Anche perché quello che viene indicato dagli investigatori come il capo ovvero Walter Mallo è scampato ad un agguato alcuni giorni fa rimanendo miracolosamente ferito solo all’avambraccio sinistro. Un affronto che va pagato con altro sangue. Perciò è arrivato subito l’omicidio di Aniello Di Napoli. Una risposta immediata per far capire ai nemici che non si scherza. E allora da due giorni molte delle case di via Janfolla degli affiliati ai “capitoni” si sono sfollate improvvisamente. La presenza massiccia e continua delle forze dell’ordine comunque non li ha fatto sentire al sicuro e per questo hanno deciso di allontanarsi. Con tutti i componenti della famiglia Lo Russo in carcere i “capitoni” ora si sentono allo sbando e in grave pericolo. L’offensiva del gruppo Mallo è determinata. Si teme lo spargimento di altro sangue.

Latitante del clan Beneduce scovato a Capodrise nel Casertano

$
0
0

arresto-carabinieri-606x300

Steso sul divano nel soggiorno del “compare” di Capodrise, sonnecchiava davanti alla tv il ricercato Antonio Ferro, 35enne di Quarto, ritenuto affiliato di spicco al clan “Longobardi – Beneduce”, operante per il controllo degli affari illeciti nel territorio di Pozzuoli e zone limitrofe. I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Pozzuoli, che lo cercavano da tempo, hanno fatto irruzione nella casa che lo ospitava insieme ai colleghi della compagnia di Marcianise e l’hanno sorpreso e catturato. Irreperibile e ricercato dal luglio 2015, era destinatario di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale di Napoli e dovra’ espiare un anno e otto mesi di reclusione per trasferimento fraudolento di beni aggravato da finalita’ mafiose. Denunciato in stato di liberta’ il 58enne che l’aveva ospitato nella sua abitazione. L’arrestato e’ stato condotto nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

Viewing all 12137 articles
Browse latest View live


<script src="https://jsc.adskeeper.com/r/s/rssing.com.1596347.js" async> </script>