Mettono a segno una rapina a mano armata in una gioielleria, il negoziante – colpito alla testa con il calcio della pistola – riesce a bloccarli tra le porte d’ingresso e di uscita nel negozio e a chiamare i carabinieri che intervengono e arrestano i banditi. E’ successo in serata a Marano dove sono finiti in manette un 17enne e un 19enne i quali hanno rischiato il linciaggio quando i militari hanno cercato di trasferirli in auto. Davanti alla gioielleria presa di mira, infatti, si era radunato un gruppo di passanti che quando hanno visto uscire i due giovani scortati dai militari dell’arma hanno cercato di aggredirli. Un carabiniere è stato costretto a ricorrere alle cure mediche. Il minorenne è finito nel centro di prima accoglienza dei Colli Aminei, a Napoli Per l’altro si sono aperte le porte del carcere di Poggioreale. In ospedale anche il gioielliere che, a causa del colpo ricevuto all’occhio, ha riportato lesioni giudicate guaribili in pochi giorni. Recuperato il bottino, composto da gioielli in oro, sequestrato lo scooter usato dai giovani rapinatori, risultato rubato a Napoli lo scorso febbraio, e la pistola, una 7,65 con matricola abrasa caricata con quattro colpi.
Marano: rapinano gioielleria, il titolare li blocca.La folla tenta il linciaggio
Strage delle Fontanelle alla Sanità: i sicari sono stati filmati da alcune telecamere
Il muro di omertà comincia a scricchiolare e così gli investigatori tessera dopo tessera stanno ricostruendo il mosaico che deve far luce sulla strage delle Fontanelle al rione Sanità. Sarebbe infatti stato individuato il percorso compiuto dai sicari in motocicletta e qualche telecamera li ha filmati prima o dopo il raid. Il lavoro degli investigatori è meticoloso, certosino, si devono mettere insieme tutti i pezzi, riavvolgere il nastro e fare ogi volta un nuovo filmato per capire tutto. Volta per volta, giorno dopo giorno, elemento dopo elemento. E così si è scoperto che nel fuggire, i killer si sono coperti il volto; ma a quanto pare nell’arrivare sembra che non abbiano osato la stessa prudenza, anche per non dare troppo nell’occhio. E quindi gli uomini della squadra mobile stanno visionando, in parte lo hanno già fatto, tutti i filmati posizionati lungo la zona e lungo il tragitto fatto dal commando. La spedizione di morte era composta almeno da due moto con quattro persone in sella è stato anche intercettato nella zona di Secondigliano alcuni minuti dopo la strage ma sono riusciti a sfuggire a una volante del commissariato di Scampia che si era messo sulle loro tracce. Ora però è possibile che gli investigatori li abbiamo già individuati o stiano per farlo. Un fatto è certo: anche la risposta dello Stato non si farà attendere.
Boscoreale: noto pusher di Torre Annunziata gambizzato al Piano Napoli
Noto pusher di Torre Annunziata ferito in un agguato ieri sera al piano Napoli di Via Settetermini a Boscoreale. E’ accaduto ieri sera poco dopo le 22. Ciro Gallo, 29 anni si è presentato sanguinante in ospedale a Boscotrecase, aveva due proiettili calibro 9 conficcati nella gamba destra. Ai carabinieri che lo hanno interrogato ha raccontato di essere rimasto vittima di una rapina andata male. Naturalmente il suo racconto, che fa acqua da tutte le parti, è al vaglia degli investigatori. L’agguato sarebbe scattato nella tarda serata di ieri all’altezza dell’isolato 12 del Piano Napoli, lo stesso dove nel 2014 fu ucciso Mauro Buonovolere. I carabinieri sono alla ricerca di tracce ematiche sul posto e hanno già stabilito che il racconto di Gallo, che è originario del rione Provolera di Torre Annunziata ma risulta residente ad Angri, non combacia con la traiettoria dei proiettili., Il pregiudicato si trovava in piedi e non in auto come ha raccontato. Ed è probabile che abbia discusso con i suoi sicari. Discussione probabilmente su una partita di droga non pagata e finita in un agguato. Chi ha sparato secondo gli investigatori ha mirato alla gamba e quindi si è trattato di un avvertimento. Ora Gallo sarà nuovamente interrogato per chiarire come sono andati i fatti.
Scafati: muore d’infarto e i familiari aggrediscono gli operatori del 118 arrivati in ritardo
Muore d’infarto in casa e i familiari aggrediscono gli operatori del 118, colpevoli a loro dire, di essere arrivati in ritardo. E’ accaduto l’altra sera a Scafati nel parco Ylenia di via Dante Alighieri. La vittima si chiamava Pasquale Cascone e aveva 42 anni, perito assicurativo molto noto in città e a Pompei dove lavorava. Secondo la denuncia che gli operatori del 118 hanno presentato ai carabinieri i familiari della vittima hanno colpito con un posacenere in vetro uno dei soccorritori quando si sono resi conto che l’uomo era ormai morto e che non erano valsi a nulla i tentativi di rianimarlo. I familiari contestavano a quelli del 118 di essere arrivati 40 minuti dopo la telefonata di soccorso. Momenti di agitazione che sono sfociati nell’aggressione. L’operatore del 118 ha dovuto far ricorso alle cure dei medici del pronto soccorso dell’ospedale di Nocera dove gli è stato diagnosticato un lieve trauma cranico. Ora i familiari di Cascone dovranno rispondere dell’aggressione agli operatori del 118.
(nella foto un’ambulanza del 118 e nel riquadro la vittima Pasquale Cascone)
Napoli: aggredito in carcere l’orco del parco Verde. Ora è in isolamento
Raimondo Caputo, 43 anni, l’uomo accusato di aver violentato e ucciso la piccola Fortuna Loffredo, di 6 anni, a Parco Verde di Caivano il 24 giugno 2014, è stato aggredito da altri detenuti nella cella in cui si trovava. Lo si apprende dal Procuratore di Napoli Nord, Francesco Greco, che precisa che Caputo “presenta i segni dell’aggressione, ma nulla di grave”. Caputo è stato quindi trasferito in cella di isolamento per motivi precauzionali per la sua incolumità. “L’aggressione – ha riferito il Procuratore Greco – è avvenuta nella giornata di ieri in circostanze sulle quali – ha sottolineato Greco – indagherà la Procura della Repubblica di Napoli, che è competente per territorio. Subito dopo l’aggressione – si è saputo da fonti penitenziarie – Caputo è stato trasferito in una cella di isolamento al terzo piano del padiglione “Roma” di Poggioreale, nella sezione “sex offenders” nella quale si trovano le persone accusate di reati sessuali. Non si è saputo se il trasferimento è stato disposto dall’autorità giudiziaria, dall’amministrazione penitenziaria o se è stato lo stesso Caputo a chiedere di essere ristretto in una cella singola. “Sicuramente – ha aggiunto Greco – nei prossimi giorni avremo contatti con la Procura di Napoli perchè, ai fini della nostra inchiesta, ci interessa sapere modalità e cause che hanno portato a questa aggressione”. Al momento della notifica dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’omicidio della piccola Fortuna, venerdì scorso, Caputo era già detenuto nella casa circondariale di Poggioreale, dove si trova dal novembre 2015 perchè accusato di concorso in violenza sessuale ai danni di una delle figlie della sua convivente, che è invece agli arresti domiciliari. “Non c’e’ stato un linciaggio, anche perche’ in carcere sarebbe difficile, ma Raimondo Caputo ha subito un’aggressione da parte di alcuni detenuti. Ma nulla di grave”. Cosi il Procuratore del tribunale di Napoli Nord, Francesco Greco, dopo quanto accaduto nel carcere di Poggioreale al 44enne accusato di aver violentato e poi gettato dal terrazzo del parco Verde di Caivano la piccola Fortuna Loffredo. “Siamo in attesa di una relazione per sapere cosa e’ esattamente successo e chi sono le persone coinvolte” Sono stati gli agenti penitenziari a salvare dall’aggressione dei compagni di cella Raimondo Caputo. “L’uomo – spiega il segretario generale del Sappe, Donato Capece – era recluso nel reparto che accoglie i ‘sex offender’. Alcuni di loro ieri lo hanno aggredito a calci e pugni e solo il pronto intervento degli agenti penitenziari ha evitato per lui danni più gravi”. “Questo – aggiunge Capece – dimostra la professionalità e la dedizione del corpo di polizia penitenziaria che opera all’interno delle carceri pur in una situazione difficile di carenza di organico”.
Napoli, si continua a sparare: 17enne ferito a Cavalleggeri d’Aosta
. Si continua a sparare a Napoli. Ieri sera un ragazzo di 17 anni è rimasto ferito ad un braccio, in circostanze sulle quali sta indagando la Polizia. Agli agenti il minore ha raccontato che, mentre percorreva via Cavalleggeri d’Aosta in sella ad una moto, gli sono stati esplosi contro due colpi di pistola, uno dei quali lo ha raggiunto a un braccio. Il giovane è stato portato all’ospedale San Paolo dove resta ricoverato in prognosi riservata ma non in pericolo di vita. . Sul posto indicato dal giovane come quello dell’agguato gli agenti non hanno trovato bossoli. Il 17enne è incensurato ma i suoi familiari risultano vicini ad ambienti criminali. Indagano i poliziotti del Commissariato di Bagnoli.
Strage delle Fontanelle alla Sanità, un altro affiliato ai Vastarella è sfuggito alla morte
Le indagini sulla strage delle Fontanelle al rione Sanità si arricchiscono ogni giorni di nuovi elementi. La squadra mobile di Napoli ha scoperto che quella sera nel circolo “Maria Santissima dell’Arco” c’era un altro componente il gruppo Vastarella. Sarebbe riuscito a non farsi vedere dal killer e poi ad allontanarsi rapidamente dalla zona senza dare nell’occhio e soprattutto evitare di farsi interrogare dalle forze dell’ordine. Ma ora sarebbe stato individuato grazie al certosino lavoro degli agenti della mobile napoletana. Ma non è il solo perché secondo la ricostruzione degli investigatori erano presenti anche altre persone estranee al clan e che solitamente frequentano il circolo. Tutte scappate. La squadra mobile sta provando ad identificarle per interrogarle. La loro testimonianza potrebbe tornare utile alle indagini. Anche se è molto più probabile che ognuno di loro dirà, una volta identificato, di non aver visto niente e di essersi gettato a terra per timore di essere colpito dai proiettili. Chi invece potrebbe dire qualcosa di più è il componente del clan che è sfuggito miracolosamente all’agguato. Ora la polizia è sulle sue tracce.
Napoli e provincia sono già 20 i morti di camorra dall’inizio dell’anno. Le foto
Sono venti i morti di camorra tra Napoli e provincia dal primo gennaio ad oggi. Ben 14 solo a Napoli città gli altri sparsi in provincia tra: Melito, Marigliano, Sant’Antimo, Mariglianella, e Saviano. Il quartiere Ponticelli è quello che detiene il record con 4 morti tutti riconducibili alla “eliminazione sistematica” di quelli vicini al clan dei pentiti Sarno. Sempre nelle periferia Est c’è da registrare l’efferato omicidio del 19 enne Vincenzino Amendola ucciso e sotterrato a San Giovanni a Teduccio per una presunta storia con la mamma di uno baby boss del clan Formicola. I morti riconducibili invece alla faida in atto tra Miano e il rione Sanità ovvero tra i Mallo-Esposito-Spina da una parte e i Lo Russo-Vastarella-Tolomelli dall’altra sono cinque anche se non tutti avvenuti nello stesso rione. Due invece quelli riconducibili alla faida nella zona Flegrea e Soccavo-Pianura. Mentre può essere inquadrato come omicidio di camorra quello del pasticciere Giuseppe Matino avvenuto all’Arenaccia ma sol perché le indagini portano verso uno “sgarro d’amore” a un ras della zona. E poi c’è tra questi la “lupara bianca” di cui è rimasto vittima Davide Tarantino, scomparso a Giugliano ma residente a Melito e legato agli “scissionisti” di Scampia. Sono comunque complessivamente venti i morti senza contare una decina di feriti tra cui quello eccellente del ras emergente Walter Mallo. Ma la cosa che maggiormente preoccupa gli investigatori è stato il vero e proprio attacco allo Stato avvenuto a Secondigliano dove la caserma dei carabinieri è stata oggetto di un attentato con una sventagliata di mitra e ben 27 colpi che hanno centrato finestre e muri perimetrali. La stagione dei pentiti, quelle dei processi e degli arresti che avevano fermato la scia di sangue per un po di tempo sembra già essere alle spalle. sono troppi i quartieri della città ma anche in provincia dove le frizioni tra i clan sono altissime e c’è il serio rischio che scorra altro sangue.
E’ figlio di un boss dell’area flegrea il ragazzo ferito a Cavalleggeri d’Aosta
Un 17enne incensurato, ma figlio di una capoclan, e’ stato ferito a Napoli ed e’ in prognosi riservata. E’ da chiarire la dinamica di quello che probabilmente e’ un agguato nell’ambito delle fibrillazioni nell’area tra Bagnoli e Pianura del capoluogo campano, dato che in via Cavalleggeri, dove il ragazzo sarebbe stato raggiunto da proiettili che lo hanno colpito al braccio e che hanno perforato la scocca del suo scooter, la polizia non ha trovato bossoli ne’ tracce ematiche. Il minorenne, il cui padre, A.G., e’ considerato a capo di una cosca di recente formazione, un pregiudicato con un certo spessore criminale, e’ ora in prognosi riservata all’ospedale San Paolo, ma non in pericolo di vita. Secondo quanto si e’ appreso, il 17enne non ha fornito elementi utili alla polizia.
L’indagine sulla pedofilia la Parco Verde si allarga ad altri inquilini. Chiesta la riesumazione del corpo del piccolo Antonio
Nuovi scenari potrebbero arrivare da Caivano. L’inchiesta sulla pedofilia al Parco Verde non si ferma dopo l’arresto di Raimondo Caputo l’uomo finito in manette con l’accusa di avere ripetutamente violentato e poi ucciso la piccola Fortuna. L’avvocato Angelo Pisani, legale del padre e dei nonni della bimba di 6 anni volata dal sesto piano due anni fa, chiede alla Procura “la riesumazione del corpo di Antonio Giglio, morto circa un anno prima di Fortuna ma in circostanze drammaticamente simili”. Il bambino e’ deceduto dopo essere caduto dalla finestra “mentre guardava in cielo un elicottero”: questa la testimonianza che la mamma ha ripetuto piu’ volte agl’inquirenti. Antonio Giglio era, figlio di Marianna Fabozzi, compagna di Raimondo Caputo, si, proprio l’uomo arrestato per la morte di Fortuna. “Bisogna accertare se davvero sia stato un evento accidentale e auspichiamo anche un intervento dei Carabinieri del Ris, affinche’ con i loro rilievi ed indagini mirate, possano stabilire con esattezza, la dinamica, la traiettoria o quant’altro possa chiarire una volta per tutte la causa reale della sua morte, se sia stata cioe’ davvero accidentale o volontaria” ha dichiarato l’avvocato Pisani. Non e’ escluso che i magistrati possano allargare il campo delle indagini ad altre morti “sospette”. Dal carcere di Poggioreale invece, giungono dettagli sull’aggressione subita da Raimondo Caputo, l’uomo accusato di aver violentato e ucciso la piccola Fortuna. Il direttore del penitenziario napoletano Antonio Fullone fa sapere che l’uomo e’ stato trasferito in una cella singola dopo che “e’ stato colpito con un pugno al volto da uno dei suoi compagni di cella e che verra’ elevato il livello di sicurezza anche nei confronti dei famigliari del detenuto per timore di ulteriori ritorsioni”. Intanto si potrebbe allargare ad altri inquilini di quello che viene definito il ‘palazzo dell’orrore’ del Parco Verde a Caivano l’indagine per l’omicidio della piccola Fortuna Loffredo, delitto per il quale è stato al momento accusato come responsabile il vicino di casa Raimondo Caputo, che avrebbe più volte abusato sessualmente della bimba di sei anni. E’ quanto filtra dalla sede della Procura della Repubblica di Napoli Nord ad Aversa (Caserta) che conduce le indagini sul tragico episodio. Iscritti nel registro della Procura i due inquilini cui sono stati contestati i reati di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento, per aver depistato le indagini sin dai primi momenti successivi alla morte di Fortuna. Due aspetti dell’inchiesta strettamente collegati, perché – secondo gli inquirenti – è probabile che qualche altro residente nel palazzo abbia fatto qualcosa di più che sviare le indagini. Gli elementi certi – a giudizio degli investigatori – riguardano la presenza di più presunti pedofili nello stabile: oltre alla situazione di Caputo, già in carcere per abusi sessuali, c’è la vicenda riguardante Salvatore Mucci, ovvero colui che per primo soccorse Fortuna e la pose in auto agonizzante per accompagnarla in ospedale. Mucci è stato arrestato nel dicembre 2014 per abusi sessuali sulla figlia di 12 anni; pochi mesi dopo toccò alla compagna, accusata dello stesso reato. C’è poi la stessa compagna di Caputo già da mesi agli arresti domiciliari per concorso in abusi sessuali ai danni di una delle tre figlie, in quanto avrebbe sempre assistito al violenze del convivente senza denunciare nulla. In totale sono almeno cinque i bimbi dello stabile vittime di abusi. Un vero e proprio giro di pedofili che potrebbe aver coperto le responsabilità dell’omicidio Fortuna, e un anno prima, quelle sulla morte di Antonio Giglio, figlio della compagna di Caputo, caduto dal settimo piano del palazzo. Gli inquirenti sarebbero intanto vicini all’identificazione dei responsabili del lancio della molotov verso la finestra della compagna di Caputo.
Torre del Greco, rissa nella sala scommesse: accoltellato un 26enne
Un giovane di 26 anni è stato accoltellato nel corso di una lite nella sala scommesse Eurobet nella centralissima piazza Palomba di Torre del Greco e ora si trova ricoverato all’ospedale Maresca in prognosi riservata per una coltellata all’addome. Il ferito di chiama Salvatore Aievola, incensurato di 26 anni e abita in via Teatro. I carabinieri che stanno svolgendo le indagini scontrandosi con il muro di omertà sono riusciti a ricostruire in parte la dinamica. Secondo quanto raccontato nella rissa scoppiata all’esterna della sala scommesse che aveva coinvolto anche i titolari del centro scommesse. A scatenare la lite sarebbe stato il risentimento dei titolari per alcune affermazioni fatte dal ferito nei confronti di una loro giovane congiunta. Dalle parole alle mani in breve tempo e poi è spuntato il coltello che ha ferito all’addome Aievola. L’arma da taglio non è stata recuperata.
Arrestati sei esponenti del clan Polverino. Coinvolto anche un carabiniere della tenenza di Marano
I carabinieri del nucleo investigativo di Napoli hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei persone ritenute legate al clan Polverino e responsabili in concorso di spaccio nonché di aver ottenuto, attraverso la corruzione di un militare dell’Arma, informazioni riservate. Quattro persone sono finite in carcere, una ai domiciliari, mentre per un’altra è scattato il divieto di dimora nelle province di Napoli e Caserta. Il provvedimento trae origine dall’indagine avviata nel 2015 dai carabinieri di Napoli, con il coordinamento della Dda, contro il clan Polverino, attivo a Marano, nell’area nord della provincia partenopea, e che ha già portato a numerosi arresti. Dalle indagini è emerso il ruolo dei pluripregiudicati ritenuti vicini alla cosca composta da elementi del gruppo dei Polverino, dei Nuvoletta e del gruppo emergente degli Orlando, particolarmente attivi nel traffico e nello spaccio di droga. Tre persone sono state arrestate per traffico di sostanze stupefacenti, occasione in cui sono stati sequestrati 80 chili di marijuana, una pistola a salve calibro 9 e 4.890 euro. Emerso anche il legame tra gli stessi e il carabiniere in servizio nella tenenza di Marano che, in cambio di favori anche di natura economica, ha fornito informazioni riservate a uno degli indagati, omettendo atti dovuti e compiendone di contrari ai propri doveri d’ufficio. Alla luce anche il rapporto corruttivo tra uno dei soggetti indagati e due militari – quello di Marano e un altro – che hanno ricevuto in cambio dei loro favori la promessa di un’intercessione con i vertici dell’arma locali e romani per ottenere il trasferimento al nucleo investigativo di Castello di Cisterna, competente per le indagini di criminalità organizzata anche sull’area di Marano.
La sorella di Caputo: “Fu la mamma di Antonio a gettarlo giù dal balcone al parco Verde”
Ai microfoni di Fanpage.it parla la sorella di Raimondo Caputo, accusato di essere l’orco che ha violentato e ucciso brutalmente la piccola Fortuna Loffredo gettandola dall’ultimo piano del palazzone dell’Iacp al Parco Verde di Caivano. La donna riferisce che un anno prima, quando cadde con modalità simili il figlio di Marianna Fabozzi, Antonio Giglio, lei era presente nella casa. Smentisce la versione ufficiale fornita dalla donna, secondo cui il piccolo era caduto perché si era sporto troppo per guardare l’elicottero dei carabinieri durante un blitz contro le piazze di spaccio. Secondo la sorella del presunto orco: “La Fabozzi aveva in braccio Antonio e si era affacciata con lui. Io credo che lo abbia spinto lei giù, perché lei lo aveva preso in braccio”. La coppia si recò a casa della donna per convincerla a mentire ai carabinieri che stavano conducendo le indagini: “Venne Titò qua e mi disse che dovevo mentire agli inquirenti. L’ho fatto picchiare dalle donne mie amiche, perché anche io sono una mamma e non posso pensare di non dire la verità su quello che ho visto”.
Il figlio del boss Giannelli lancia la sfida su Fb ai suoi sicari “Infami mi avete graffiato….” e posta la foto col dito medio alzato
Una sfida, un segnale a chi ha provato ad ucciderlo. Senza timori. Anzi. Sono queste le nuove leve dei clan. I giovani che usano e amano la tecnologia e che attraverso i social mandano segnali ad amici e nemici. E ieri il giovane figlio del boss emergente dell’area Flegrea, Alessandro Giannelli (arrestato da latitante il 9 febbraio sull’autostrada in direzione Roma mentre cercava di allontanarsi da Napoli), dopo che domenica sera era rimasto ferito in un agguato in via Cavalleggeri d’Aosta ha postato sul suo profilo facebook una foto dal letto dell’ospedale con il dito medio alzato e la scritta sotto “Massa di infami, mi avete solo graffiato ma noi cammineremo sempre a testa alta mentre voi la testa alta l’avete solo quando camminate con gli infami come voi”. Un messaggio che si commenta da solo. Il ferimento di cui è rimasto vittima il 17enne è il segnale ulteriore della guerra in atto nell’area che va da Bagnoli fino a Pianura e Soccavo passando per il rione Traiano e che vede coinvolti da una parte i vecchi boss come i Pesce-Marfella-Foglia e dall’altro la nuova e potente alleanza tra i Romano-Lago-Sorianiello- Giannelli. Quattro colpi alle gambe per il 17enne. Un avvertimento. Un segnale inequivocabile. Secondo quanto da lui stesso dichiarato alle forze dell’ordine, si trovava in via Cavalleggeri d’Aosta, nei pressi del bar gestito dal nonno.I sicari sarebbero arrivati in sella a uno scooter bianco e avrebbero cominciato a sparare colpendolo alle gambe. Sempre secondo quanto da egli stesso dichiarato si sarebbe rifugiato all’interno del bar nonostante fosse rimasto ferito senza vedere chi aveva fatto fuoco. Poi il ricovero all’ospedale Sa Paolo. Ma il suo racconto fa acqua da tutte le parti in quanto la polizia scientifica sul posto indicato come luogo dell’agguato non ha trovato tracce ematiche, ne bossoli tantomeno tracce di sangue. Cosa invece che la scientifica ha rilevato sul suo Honda Sh con una pallottola conficcata nella carena posteriore. Ora la squadra mobile proverà a fargli dire cosa e soprattutto dove è realmente accaduto. Intanto il 17enne ha lanciato la sfida ai suoi mancati sicari.
Sequestro di persona e rapina a Scafati, arrestato Barbato il 23enne coinvolto nell’omicidio Faucitano. Berretto era già finito in manette
Scafati. Hanno sequestrato un imprenditore di San Valentino Torio per rapinarlo: è stato arrestato dai carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore Giovanni Barbato Crocetta, 23enne scafatese, già coinvolto nell’indagine per l’omicidio di Armando Faucitano. Barbato Crocetta è accusato di sequestro di persona, rapina e elesioni personali aggravate con la complicità di Francesco Berritto, 23enne anch’egli, già arrestato lo scorso 20 aprile. I militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti Barbato Crocetta – su richiesta del pm Amedeo Sessa – per un episodio avvenuto il 19 aprile scorso. I carabinieri della Stazione di San Valentino Torio – a seguito della denuncia presentata da un imprenditore sanvalentinese – avevano avviato le indagini. La vittima aveva raccontato che mentre transitava nella zona periferica di Scafati era stato costretto a fermarsi da due giovani a bordo di un’auto. I due malviventi lo avevano percosso violentemente e lo avevano caricato a forza sulla loro autovettura per condurlo in una località isolata di campagna. Lì gli avevano sottratto il portafogli con il danaro, il telefono cellulare, ed altri effetti personali. Grazie alle indicazioni della vittima poche ore dopo i carabinieri fermarono Francesco Berritto che nel corso della perquisizione domiciliare fu trovato in possesso di 50 grammi di marijuana. Giovanni Barbato Crocetta, invece, si rese irreperibile. Ieri, Barbato Crocetta è finito in manette. Il 23enne fu arrestato a luglio dello scorso anno nell’ambito dell’omicidio di Armando Faucitano. Secondo l’antimafia, il pregiudicato aveva fornito – insieme a Gaetano Esposito, alias Ninotto – la moto Honda Sh di colore nero utilizzata dai killer che uccisero il pregiudicato il 26 aprile in Piazza Falcone e Borsellino. Giovanni Barbato Crocetta era stato poi scarcerato dal Gip. Ieri il 23enne scafatese è finito nuovamente in manette con l’accusa di sequestro di persona, rapina e lesioni.
Omicidio di Fortuna, la figlia di Caputo in tv: “Mio padre non è un mostro”
“Io conosco mio padre e non può avere fatto quelle cose. Lui ha sempre fatto il padre, e Marianna (la compagna, ndr) è una donna sincera. Io andavo sempre a trovarli, erano felici”. Lo ha detto in esclusiva a ‘Pomeriggio 5’ la figlia di Raimondo Caputo, accusato di essere l’orco che ha violentato e ucciso brutalmente la piccola Fortuna Loffredo gettandola dall’ultimo piano del palazzone dell’Iacp al Parco Verde di Caivano. “E lui sarebbe un mostro? Lui non è l’orco. Lui piange in carcere, non sa perché è dentro. Io lo avrei schifato se fosse stato lui che abusava dei bambini”, ha aggiunto la giovane.
Da Miano alla Sanità: il coprifuoco e le nuove alleanze con i clan di Scampia e Secondigliano. Gli scenari
C’è il coprifuoco a Miano, alla don Guanella e in tutta la zona Nord di Napoli fin dentro ai vicoli della Sanità. Prima la strage delle Fontanelle, poi l’omicidio di Aniello Di Napoli in via Janfolla e prima ancora gli altri omicidi fino al ferimento di Walter Mallo hanno fatto tornare l’incubo della faida. Nonostante la presenza massiccia delle forze dell’ordine la gente continua ad avere paura. Ma non solo loro. Anche gli stessi uomini dei clan i contrapposizione sembrano, dopo la “sfuriata” in una fase di attesa. Ma c’è l’ipotesi, avanzata da qualche investigatore, che si stiano tessendo nuove alleanze con i gruppi di Scampia e Secondigliano e quelli della provincia legati a quelle cosche .La “Vanella Grassi” -pensano gli investigatori- sia pronta scendere in campo al fianco di uno dei due gruppi in guerra. Ma ancora non è chiaro se con i Mallo-Spina-Esposito oppure con i Lo Russo-Vastarella-Tolomelli. Anche se a questi ultimi, in nome degli antichi rapporti, sarebbero pronti a dare una mano i Licciardi della Masseria Cardone di Secondigliano. L’attenzione degli investigatori comunque è rivolta tutta ai “Girati” che nel corso degli anni hanno sempre avuto l’abilità nel tessere alleanze così come nel cambiarle.Ottenendo tra l’altro sempre il massimo beneficio. È successo così con i Di Lauro, con gli Amato- Pagano e con gli Abete-Abbinante- Notturno-Aprea. Ora i “Girati” della Vanella stanno decidendo con chi schierarsi. Chi invece sembra non aver perso tempo invece sono i Vastarella che sono a caccia dei “traditori” e che sono disposti a tutto pur di scoprire e scovare chi ha aiutato il commando di killer c compiere la strage delle Fontanelle.
Agguato a Giannelli junior: la tregua è finita. Frizioni anche a Fuorigrotta
Quartieri Spagnoli: spari contro l’abitazione dei Masiello
La squadra mobile di Napoli sta indagando su una sparatoria avvenuta alcune notti fa ai Quartieri Spagnoli e precisamente in vico Tre Re a Toledo. Sette colpi di pistola sono stati esplosi contro l’abitazione dei Masiello. La polizia però non ha trovato bossoli perché è probabile che i colpi siano partiti da una pistola a tamburo o, cosa poco probabile, da una pistola caricata a salve solo per dare un’avvertimento. Il giorno dopo gli spari alcuni componenti della famiglia Masiello si sono allontanati per timore di altri agguati più seri. Gli investigatori seguono la pista del debito di droga che qualcuno del gruppo Masiello avrebbe contratto e non pagato con il gruppo Sibillo di Forcella. L’altra ipotesi invece potrebbe essere la risposta all’altra sparatori avvenuta il 21 marzo scorso in via Taverna Penta in cui rimase ferita Maddalena R., una ragazza di 19 anni, del Vasto. Era con un’amica sul sedile posteriore di un’auto che sarebbe stata guidata da un familiare di Antonio Napoletano detto “’o nannone” e di un suo amico, anche lui ritenuto vicino ai Sibillo. I due erano i destinatari dell’agguato fallito. E gli spari contro i Masiello di alcune notti fa potrebbero essere la risposta a quell’agguato.
Secondigliano: restituiti i figli alla moglie del boss latitante. La donna però va sotto protezione con i piccoli
Sono stati restituiti i figli alla moglie del boss latitante della Vanella Grassi che avrebbe dato l’ordine di fare fuoco contro la caserma dei carabinieri di Secondigliano dopo che il Tribunale aveva deciso di mettere i piccoli in una comunità. Con una decisione concordata la donna però ha accettato la proposta dello Stato e ha lasciato la sua casa di Secondigliano per andare sotto protezione visto che il cognato, il fratello del marito boss e latitante da tre anni, è un pentito. Alla fine la donna si è convinta quindi chiudendo per il momento una vicenda che aveva assunto dei risvolti inquietanti con l’attentato ai carabinieri. Ora la donna si trova insieme con i figli di tre anni e undici mesi in una località protetta. La decisione del tribunale era attesa per il 30 giugno prossimo ma l’avvocato della donna, Claudio Davino, dopo la sparatoria contro la caserma dei carabinieri , visto che la situazione rischiava di precipitare aveva chiesto allo stesso Tribunale di anticipare la decisione. Cosa che è avvenuta in via d’urgenza l’altro giorno con la restituzione dei due piccoli alla donna.