La Squadra Mobile della Questura di Napoli sta eseguendo otto arresti nei confronti di altrettante persone ritenute elementi di vertice del clan della Vanella Grassi, attivo nella periferia Nord della città. Nel corso delle indagini è stato ricostruito dagli investigatori della Polizia di Stato e dagli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea il duplice omicidio di Raffaele Stanchi, detto ‘Lello bastone’, e di Luigi Montò, che diede il via alla cosiddetta terza faida di Scampia. Importante, per fare luce sull’accaduto, è stato il contributo fornito dai collaboratori di giustizia.
Faida di Scampia: otto arresti tra boss e gregari della Vanella Grassi
Estorsione a Clementino: i tre palmesi arrestati, padre e figli, avevano anche minacciato di rapimento il rapper
Le tre persone arrestate oggi, padre e due figli,Massimo Carbone, 55 anni, e i figli Luigi, 26 anni, e Vincenzo, 20 anni e una carriera da neomelodico, con il nome da artista di Enzo Di Palma sono destinatari di una misura di custodia cautelare con il beneficio dei domiciliari del gip del tribunale di Nola per tentata estorsione ai danni del rapper Clementino, avevano – secondo quanto riferisce la Procura – anche minacciato il cantante di sequestro, e speronato l’auto sulla quale viaggiava con il proprio staff, nel tentativo di convincerlo alla collaborazione artistica con uno degli arrestati, il neomelodico Enzo di Palma. I tre, insieme con suo padre Massimo ed il fratello Luigi, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini coordinate dalla Procura di Nola, e svolte dalla Squadra Mobile di Napoli, al diniego del rapper di incidere un brano con il neomelodico, lo hanno ripetutamente minacciato. Minacce rivolte anche al padre ed allo zio factotum di Clementino, oltre ad alcuni componenti dello staff. Telefonicamente i tre avevano più volte minacciato Clementino ed i familiari, affermando anche che lo avrebbero sequestrato nel caso in cui non avesse ceduto alla collaborazione artistica. Gli inquirenti hanno anche accertato un tentativo di speronamento dell’auto sulla quale viaggiava Clementino ed il suo staff avvenuto a novembre del 2015, da parte dei Carbone, e successivamente il rapper aveva anche subito un parziale incendio della propria autovettura. Gli arrestati sono stati rintracciati nelle proprie abitazioni a Palma Campania dai poliziotti della Squadra Mobile di Napoli e posti agli arresti domiciliari. “Non sono abituato a stare zitto – aveva scritto su Facebook Clementino dopo il rogo della sua vettura, postandone le foto – piuttosto mi faccio ammazzare. Il coraggio deve fare parte della mia vita”.
(nella foto il giovane neomelodico arrestato Vincenzo Carbone, in arte Enzo Di Palma)
Il neomelodico arrestato per le minacce a Clementino cantava ‘Giovani d’onore’
Vincenzo Carbone, il neomelodico 20enne arrestato oggi insieme con suo padre e suo fratello per la tentata estorsione al rapper Clementino, con il quale voleva avviare una collaborazione artistica, ha dedicato una delle sue canzoni ai giovani che sfuggono alle forze dell’ordine ”per non farsi arrestare”. ”Sti guagliun correne (questi ragazzi corrono, ndr)”, la canzone in dialetto napoletano nella quale Carbone, in arte ‘Enzo di Palma’, in cui parla dei giovani malviventi di provincia, affermando che sono ”uomini d’onore”, anche in giovanissima età, ”portano rispetto”, ”hanno sentimenti”, ”non sanno tradire”. Giovani che, secondo il neomelodico, sono ”cresciuti in mezzo ad una strada, si sentono importanti nessuno li può fermare”. Canzone riprodotta anche in un videoclip, nel quale Enzo di Palma sfila in mezzo a decine di ragazzi fermi sugli scooter in uno dei quartieri della propria città, Palma Campania, dando la mano agli attori che impersonano i delinquenti, e che si cimentano in corse in motorino tra le strade cittadine per sfuggire alle forze dell’ordine. Frame di vita di delinquenti che, secondo Carbone, ”hanno sentimenti e sanno comandare”, padri di bimbi mostrati nel videoclip tutto a favore della malavita. Ragazzi che ”portano rispetto e sanno rispettare”, ”con il padre carcerato, che niente gli può dare e se Gesù lo aiuta a casa tornerà”. Ragazzi che ”hanno 18 anni e chi più poco ancora, ma anche questi piccoli non hanno paura, dividono i problemi con un amico vero, si dividono la vita e non sanno tradire”. Giovani, canta il neomelodico, che ”scappano, il cuore batte in petto, si sentono morire, con le guardie dietro le spalle, senza mai girarsi, se vincono questa corsa avranno la libertà. Un pensiero vola da mamma, con i fratelli piccoli che vivono in città”.
Agguato a Giannelli junior: la verità dalla videosorveglianza
Gli investigatori stanno cercando nelle immagini delle telecamere di video sorveglianza e in quelle di alcuni uffici pubblici e negozi della zona di Cavalleggeri d’Aosta possibili riscontri per cercare di capire come e dove è avvenuto domenica sera l’agguato contro il figlio minorenne del boss Alessandro Giannelli. Difficile che la vittima e presunti testimoni diano una mano agli investigatori a scoprire la verità. Meglio concentrarsi sulle immagini. Ma altri particolari sulla sparatoria stanno emergendo perché il ragazzo si è salvato gettandosi a terra fingendosi morto. Poi quando i killer si sono allontanati ha chiesto aiuto via telefonino. Sul posto in breve tempo sono arrivati poi i parenti che l’hanno accompagnato al vicino ospedale San Paolo. La pista battuta dagli investigatori è quella della faida in atto nella zona flegrea tra la nuova alleanza dei Sorianiello-Lago-Romano-Giannelli e i Vigilia-Pesce-Marfella oppure le tensioni tra i Giannelli e gli Zito-Esposito. E il ferimento a Giannelli junior potrebbe essere una risposta all’agguato in cui rimase vittima Pasquale Zito. In questo secondo caso, i contrasti sarebbero circoscritti a Bagnoli e Cavalleggeri mentre l’altra ipotesi abbraccerebbe anche la criminalità organizzata di Soccavo, rione Traiano e Pianura.
Parco Verde: va in carcere anche la mamma di Antonio, aveva violato i domiciliari incontrando estranei
Finisce in cella la mamma di Antonio, il bambino morto a Caivano nello stesso palazzo in cui è morta la piccola Fortuna. La donna, compagna di Raimondo Caputo, accusato dell’omicidio e dello stupro della bimba, era ai domiciliari con l’accusa di concorso in violenza sessuale ai danni di una delle figlie. A carico della donna i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di aggravamento della custodia cautelare emessa oggi dal gip del Tribunale di Napoli Nord per violazione degli obblighi sulla detenzione domiciliare. Il gip di NapoliI Nord ha aggravato la misura cautelare, emessa per concorso in violenza ai danni di Fortuna sostituendo gli arresti domiciliari con la custodia in carcere. Ciò in quanto la donna ha disatteso il divieto di incontrare altre persone, che era stato imposto dal giudice. Tra i contatti, vi sarebbero anche incontri con giornalisti che si stanno occupando degli sviluppi dell’inchiesta sull’omicidio di Fortuna. Il provvedimento è stato eseguito oggi dai carabinieri della compagnia di Casoria.
Scafati: narcotizzato e derubato in casa il famoso tammorraro Simone Carotenuto
Scafati/Boscoreale. Narcotizzati e derubati delle cose più care. Ricordi svaniti nella notte con la paura di aver avuto i ladri in casa senza riuscire a difendersi e a dare l’allarme. Sono rimasti traumatizzati da quanto accaduto la notte scorsa i componenti della famiglia Carotenuto, residenti in via Botteghelle a Marra, nella zona di confine tra Scafati, Boscoreale e Poggiomarino. Una “striscia di Gaza” per gli abitanti della periferia scafatese, in preda a vandali e ladri esperti. I fatti denunciati, ieri mattina ai carabinieri, da Simone Carotenuto, noto musicista della tradizione napoletana delle tammurriate, è sconcertante. E’ tornato a casa verso le due, dopo una serata nei paesi vesuviani, e forse i ladri stavano aspettando che rincasasse per entrare in azione. Banditi esperti che hanno narcotizzato i componenti della famiglia, residenti in una palazzina singola, e poi sono entrati in casa facendo un piccolo forellino nella porta d’ingresso. Nessun rumore ha svegliato i coniugi Carotenuto e la figlia che, in mattinata, – ancora sotto l’effetto del narcotico – sono stati svegliati da un’altra figlia che abita accanto. La sveglia messa come ogni giorno alle sei del mattino ha suonato ma i coniugi Carotenuto non l’hanno proprio sentita, intontiti e addormentati in un sonno profondo indotto dai banditi. Poi, il risveglio sconvolgente: la casa a soqquadro, spariti i pochi gioielli di famiglia, circa mille euro in contanti, e le cose più preziose trovate in casa. Simone Carotenuto ha chiamato i carabinieri della stazione di Boscoreale, competenti per territorio, che dopo un primo sopralluogo hanno rinviato la vittima del furto a recarsi in caserma per presentare una dettagliata denuncia. Secondo gli investigatori che hanno effettuato dei rilievi scientifici nell’abitazione, si tratta di ladri specializzati che hanno già agito in zona depredando abitazioni singole e più isolate. Dopo la sconvolgente scoperta, la famiglia Carotenuto ha dovuto fare i conti con il fatto di vivere in una zona di confine in preda di ladri e banditi e dimenticata da tutti. La banda specializzata in furti agisce quando gli abitanti delle case prese di mira sono in casa per evitare che ritorni improvvisi possano sconvolgere i piani. Dopo aver addormentato tutti prelevano indisturbati le cose più preziose e scappano indisturbati. L’episodio ha allarmato i residenti della zona. Quanto accaduto la notte scorsa nella striscia di periferia tra i comuni di Scafati, Boscoreale e Poggiomarino, potrebbe ripetersi di nuovo.
Arrestato nella notte il ras emergente Walter Mallo
I Carabinieri della Compagnia Vomero di Napoli hanno arrestato la scorsa notte Walter Mallo, ritenuto capo dell’omonimo gruppo camorristico emergente. Nei confronti di Mallo il gip del Tribunale di Napoli ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea.
Omicidio nella notte a Bagnoli: ucciso il pregiudicato Luigi Ciotola
Un uomo di 34 anni agli arresti domiciliari, Luca Ciotola, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco la scorsa notte a Napoli, nel suo appartamento in via Cupa Vicinale Terracina 297, nel quartiere Bagnoli della città. Sono in corso accertamenti da parte dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli.
Fermata la faida Miano-rione Sanità con Mallo arrestati anche due fedelissimi
Insieme a Walter Mallo sono stati arrestati anche due giovani, ritenuti suoi uomini di fiducia. I tre sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso e di detenzione e porto illegale di armi, aggravate dall’aver agito per finalità mafiose. Il provvedimento di arresto è stato emesso con urgenza dal gip per evitare che proseguisse lo scontro armato fra alcuni gruppi criminali di Napoli. dalle indagini è emerso che mallo era direttamente coinvolto in una serie di omicidi commessi negli ultimi tempi a Napoli tra cui la strage delle Fontanelle al rione Sanità di Napoli dove furono ucciso Giuseppe Vastarella, figlio del boss, il cognato Salvatore Vigna e furono feriti altre tre persone dello stesso gruppo.
Bagnoli: Ciotola ucciso in casa da finti carabinieri
Secondo quanto si e’ appreso, a casa di Luca Ciotola alle 4.30 di questa mattina in via Cupa Vicinale Terracina 297, si sono presentate due persone che si sono qualificate come carabinieri. Il pregiudicato che era agli arresti domiciliari non ha pensato che si trattasse di un agguato e ha aperto la porta senza pensarci. Credeva fosse uno dei tanti controlli dei militari. Ma quando ha aperto la porta è stato crivellato da numerosi colpi di pistola senza avere il tempo di difendersi. Ciotola è morto sul colpo. Sul posto i carabinieri per le indagini che stanno interrogando i familiari.
Il boss emergente Walter Mallo arrestato a casa di un fedelissimo mentre teneva un summit. I nomi degli altri due
Il boss emergente della zona nord di Napoli, Walter Mallo, stava tenendo un summit con il suo fedelissimo quando i carabinieri del Vomero hanno fatto irruzione a casa di un suo fedelissimo, anch’egli arrestato, Paolo Russo, 25 anni, e nell’abitazione i carabinieri hanno trovato un rettilario con un pitone, uno degli animali che gli uomini di camorra amano esibire. In manette anche Vincenzo Danise, 25 anni, altro suo fedelissimo (che invece è stato arrestato a Giugliano). Walter Mallo e’ ‘figlio d’arte’,e lo zio Giovanni, fedelissimo del ‘re del contrabbando’ Costantino Sarno, e’ stato ucciso a 42 anni negli anni ’90. Da Miano il suo gruppo ha gestito anche ‘affari’ nel rione Sanita’, insieme al clan Esposito, senza entrare in contrasto con i Lo Russo che li’ sono vicini ai Vastarella, storicamente radicati nel quartiere; ma, di recente, nei Lo Russo si e’ creato un vuoto di potere, specie dopo l’arresto il mese scorso di Carlo Lo Russo, fratello del boss Antonio, per l’omicidio a Miano di Pasquale Izzi. Walter Mallo ha iniziato una serie di atti intimidatori tra Sanita’ e Miano, nonche’ agguati, per affermare la sua superiorita’, entrando in contrasto con i Vastarella nel centro citta’ e probabilmente con i Licciardi nell’area Nord, tradizionali alleati dei Lo Russo.
Le intercettazioni hanno incastrato il boss emergente Walter Mallo. Su Facebbok era amico con l’uomo ucciso a Bagnoli nella notte. IL VIDEO E LE FOTO
Erano amici su facebook Walter Mallo, il boss emergente arrestato dai carabinieri a NAPOLI e Luca Ciotola l’uomo, agli arresti domiciliari, ucciso nella notte nel quartiere Bagnoli. Tra i due, molto attivi sui loro profili nonostante Ciotola fosse in regime di detenzione, scambi di opinioni e di complimenti. “La vittoria – scrive Mallo il 6 febbraio scorso – è sempre nel pugno di pochi. Provare a preparare questa squadra di eroi è il segreto di ogni vittoria”. “Tu – gli risponde in dialetto Ciotola – fai o’ capitan”. La simultaneità dei due episodi, l’arresto e l’omicidio dei due amici avvenuti in posti diversi della città, potrebbe essere solo una coincidenza ma ha comunque attirato l’attenzione degli investigatori. L’ultimo commento di Ciotola ad un post di Walter Mallo risale al 15 aprile ed ha come oggetto l’odio condiviso per i collaboratori di giustizia. ‘Signori e signore – scrive Mallo – presto assisteremo al terzo pentimento del disonore. Cantano bene’ e Ciotola, sempre in napoletano ‘eee mo vann pur a s remo……..’ (sì, adesso vanno pure a Sanremo, ndr).La lettura di queste conversazioni, che costituiscono l’ossatura della misura cautelare, osserva il gip Francesca Ferri, consente “di non avere dubbi” sul fatto che nelle zone tradizionalmente controllate dai Lo Russo, e in particolare nel rione Don Guanella, “sia in corso una guerra di camorra. La lotta per la conquista del territorio, che significa controllo delle piazze di spaccio, e’ armata e i contendenti sono ben identificati”. Le intercettazioni, limitate perche’ il controllo tecnico e’ stato attivato da poco, indicano che il clan dei Capitoni e’ attaccato dai Mallo, gruppo emergente composto da giovani spregiudicati, armati e assolutamente disinvolti nell’uso di armi micidiali anche in strada, incuranti della presenza di passanti e di bambini”. Walter Mallo e i suoi amici Paolo Russo e Vincenzo Danise “sono cresciuti in contesti criminali”, annota il gip, ma “come commenta la madre di Walter (Lucia Mallo, ndr), che ha “condiviso le logiche criminali di alto livello di cui era partecipe il marito”, sono “mongoli”, vogliono fare i boss ma in modo sbagliato. Infatti danno fastidio a tutti, anche nel loro stesso quartiere, nel loro palazzo, addirittura occupando abitazioni assegnate ad altre famiglie”. Cosi’ emerge dalle intercettazioni ambientali quanto la donna sia preoccupata per il figlio; ne parla infatti anche con la madre di Vincenzo, Addolorata Menna, e le due donne concordano che, come scrive il gip, se i figli “continuano a comportarsi in questo modo il loro destino e’ segnato, saranno ammazzati. E allora, per le mamme dei giovani boss e’ meglio che vengano arrestati. A casa di Addolorata il 14 aprile scorso, mentre si commentano le indagini che hanno portato al sequestro di telecamere e armi nel rione, le due donne si dicono: “Stanno facendo proprio tarantelle ggrosse…. Sparano quaggiu’…una bambina di quattro anni stavano colpendo….ma che stiamo scherzando!… Manco se fosse uscito pazzo! Ma chi ne ha idea delle stupidaggini che fanno questi qui”. Ed ancora, rivolgendosi ai figli: “Andate…andate a fare le banche, che prendete quei tre o quattro anni di carcere…ma tu vai contro gente che sta da cinquant’anni qui (cioe’ i Lo Russo, ndr)”.La cronaca dello scontro tra clan nelle intercettazioni. E’ uno degli spaccati dell’inchiesta che ha portato i carabinieri a eseguire l’arresto stamani del boss dell’omonimo gruppo emergente a Napoli Walter Mallo e di due suoi uomini di fiducia, i 25enni Paolo Russo e Vincenzo Danise. Le conversazioni monitorate sono quelle avvenute all’interno delle abitazioni di Carlo Lo Russo, fratello del boss Antonio e arrestato pochi giorni fa per un omicidio, reggente del clan cui Walter Mallo ha deciso di fare guerra; in quella dello stesso Mallo; e in quelle dei due suoi fedelissimi finiti in manette. Il bottino che le due cosche si contendono e’ sempre quello dell’egemonia nelle piazze di spaccio. E il contenuto delle conversazioni, per i pm napoletani coordinati dall’aggiunto Filippo Beatrice, delinea uno scenario “allarmante” di sparatorie, raid e agguati. A Mallo, Russo e Danise, pero’, la misura cautelare contesta l’associazione a delinquere di stampo mafioso, di cui il 27enne e’ considerato promotore, e il possesso illegale di armi, in particolare 4 pistole e un fucile sequestrati il 14 aprile scorso in un palazzo all’isolato 59 del rione don Guanella, roccaforte del gruppo nel quartiere di MIano, lo stesso dei ‘capitoni’ Lo Russo.
Ha appena 26 anni Walter Mallo, il reggente e promotore del gruppo criminale nella zona del del Don Guanella, in lotta con gli altri clan per il controllo del territorio a Napoli. Per Mallo ed i suoi uomini di fiducia, Paolo Russo, 25 anni e Vincenzo Danise, 25 anni, sono scattate le manette questa notte. Ad eseguire ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, su richiesta di questa DDA, i Carabinieri della Compagnia Napoli Vomero. Il provvedimento restrittivo si fonda sulle risultanze del lavoro investigativo svolto, in perfetta sinergia dalla Squadra Mobile di Napoli e dai Carabinieri della Compagnia Napoli Vomero che rispettivamente hanno monitorato le conversazioni registrate all’interno delle abitazioni di Carlo Lo Russo, in via Janfolla, e di Mallo Walter , Russo Paolo e Danise Vincenzo al Don Guanella . Il gruppo del Don Guanella al fine di conquistare l’egemonia criminale del rione ed il controllo in particolare delle piazze di spaccio, ha dato vita ad uno scontro armato con il clan dei cd. Capitoni egemone da anni su quel territorio .. Il contenuto dei dialoghi registrati ha consentito di delineare uno scenario allarmante di sparatorie reciproche culminato nel recente ferimento del Mallo . Agli indagati, oltre al reato associativo, sono contestati altresi’ i reati di detenzione di armi, 4 pistole, 1 fucile e diverse munizioni sequestrate a carico di ignoti il 14 aprile 2016 nel corso di una operazione congiunta di Carabinieri e Squadra Mobile all’Isolato 59 del rione Don Guanella.“La pazienza e’ saggezza”, scriveva il 16 aprile sul suo profilo Facebook, Walter Mallo, il pregiudicato 27enne arrestato questa notte dai carabinieri, e citava icone della sinistra come Fidel Castro e Che Guevara. Ma la pazienza non sembra la virtu’ da lui piu’ praticata, dato che si e’ fatto la fama di giovane rampante con intenzione di scalare le vette criminali in poco tempo, prima prendendo il controllo del rione Sanita’ al clna Vastarella, poi del rione Don Guanella, eliminando i Lo Russo. E sul social metteva nero su bianco che nella vita fa la “ricotta”, che a Napoli vuol dire non far nulla, e che oltre ad aver studiato all’universita’ ‘Federico II’ attualmente vive a New York. Fantasie spacciate per realta’. Come quando scrive il 15 aprile: “Il destino non ha potuto fare altro che abbassarsi ai miei piedi, cio’ che voglio io lo raggiungo”. Intanto nel suo quartiere, Miano, si spara e si uccide, e lui stesso scampa a un agguato a Capodimonte. Mallo tratteggia il suo profilo in poche righe e sotto colleziona 32 ‘mi piace’: “Vengo dalla vecchia guardia, quella fatta da uomini con valori, la loro umilta’ mi e’ stata trasmessa e la portero’ avanti sempre. Il sangue onorato vincera’”. Il 2 marzo sulla pagina, che non porta il suo nome e cognome, ma un nome composto ‘Water EMara’ scrive ancora: “La punizione al disonore non avra’ fine e sara’ sempre l’inizio”; e poi il 13 febbraio: “Questa e’ la nuova era, le nuove leve con il codice della vecchia guardia”, messaggi che diventano spot per i giovani del clan, che vengono condivisi e commentati. Il boss emergente cita Fidel Castro: “Patria o morte” e Che Guevara: “Hasta la victoria, siempre”. Infine nel giorno dell’omicidio di Giuseppe Calise, avvenuto a Miano il 4 febbraio, ritenuto un suo uomo, attacca gli “infami di merda” e i “giornalisti falliti”. “Fratello mio, un’anima buona come la tua non meritava questo. Avrai potuto fare tutti gli sbagli che diranno ma sono stati infami e la pagheranno”, la promessa.
(video di andrea setaro tratto da youtube.it)



Furono i Lo Russo a sparare contro Walter Mallo: ecco le intercettazioni
L’agguato a Walter Mallo, il giovane boss emergente arrestato dopo un’indagine dei carabinieri e squadra mobile a Napoli, fu deciso dal boss del clan rivale Carlo Lo Russo perche’ il gruppo dava fastidio agli affari della piazza di spaccio nel rione Don Guanella ed era necessario liberarsi del ‘fastidio’. Le conversazioni intercettate da una microspia ambientale nella casa di Lo Russo dall’11 aprile in poi (l’agguato avvenne il 26 aprile) indicano chiaramente l’irritazione di Carlo Lo Russo per il calo dei proventi dello spaccio nella zona.C’e’ forte nervosismo, e Carlo Lo Russo pensa anche di ‘vendere’ per almeno 10 mila euro la piazza a “quelli della masseria Cardone”, cioe’ il clan Licciardi. Inoltre, come riferisce uno dei suoi sicari, Luigi Cutarelli (poi arrestato con Lo Russo qualche giorno fa per omicidio), “quelli di Milito” si sono resi disponibili a “darglielo su un piatto d’argento” Walter Mallo. “Questo guaglione… Vorrei solo avere il piacere di vederlo! Prima che muore! Gli devo dare due schiaffi! Dico: ‘mannaggia la M. non hai capito niente della vita! E’ morto lo zio tuo… tuo padre non si e’ trovato piu'”, esplicita Carlo Lo Russo. Quello a cui si riferisce, e’ la morte del padre e dello zio di Walter, il primo in un caso di lupara bianca, il secondo percosso selvaggiamente con un bastone, poi ucciso, e il suo corpo avvolto in una coperta e infilato nel bagagliaio di un’auto. L’agguato avviene, mentre Walter Mallo e’ in auto in tangenziale, ma il 27enne rimane solo ferito. Quello che e’ realmente avvenuto, i carabinieri lo ascoltano in una conversazione a casa sua, a poco tempo di distanza dall’agguato, fra Walter Mallo e un suo visitatore, tal Tonino, che era venuto a chiedere perche’ non gli era stata restituita una vettura prestata il giorno prima, cioe’ il 25 aprile, al gruppo Mallo. “Passai per Miano – racconta il giovane boss – mi hanno sparato addosso… Mi colpirono due volte al braccio… Dentro alla macchina tua… i bastardi delle palazzine di Mussolini (gli edifici abitati proprio dai Lo Russo, ndr)”. Mallo racconta ancora di essersi fatto accompagnare in ospedale dal suo amico fidato Paolo Russo, (uno degli altri due arrestati oggi, ndr), e anche che ha fatto aggiustare subito il vetro mandato in frantumi dalle pallottole. Inoltre, spiega che, per non dare a vedere che era stato in ospedale, si era tolto la fasciatura e l’aveva fatta male di proposito. “Non sanno neanche sparare questi mongoloidi – commenta – io stavo distratto… Stavano le canzone alzate, normale”. Come poi dira’ in un’altra conversazione con il cugino Massimiliano quella sera, nella roccaforte di Lo Russo il giovane boss era andato per “mangiare un cornetto” proprio nel bar vicino a quei fabbricati popolari in cui il clan dei Capitoni abita. Walter Mallo e Paolo Russo sanno bene chi sono i responsabili dell’agguato e programmano la vendetta. Uno dei motivi che ha indotto il gip Francesca Ferri a firmare “l’unica misura cautelare idonea a scongiurare i rischi” di una escalation di delitti che ritiene “concreti e attuali”, cioe’ l’arresto dei tre protagonisti di questa guerra.
(nella foto da sinistra Carlo Lo Russo e Walter Mallo)
Ercolano, nascondeva un kalashnikov in casa: arrestato Gerardo Lacchè
Questa mattina, i poliziotti della squadra mobile, hanno arrestato un 31enne di Ercolano, Gerardo Lacchè in quanto nascondeva in bagno un kalashnikov di produzione jugoslava. L’uomo era da tempo sospettato di possedere armi e dopo una discreta attività di pedinamento, alle 07.15 i poliziotti lo hanno fermato appena uscito dalla sua abitazione, sono quindi rientrati con lui ed hanno perquisito la casa. In un borsone custodito nel bagno hanno infatti rinvenuto un arma da guerra: un Zastava M70B2, fucile da assalto di fabbricazione jugoslava riproduzione balcanica del ben più noto AK-47 meglio noto col nome di Kalashnikov con 117 munizioni ad esso compatibili, più altre 117 per armi diverse. Nel borsone c’erano anche un casco integrale con visiera oscurante, un mephisto e dei guanti neri. L’uomo è stato pertanto arrestato e subito condotto al carcere di Poggioreale.
Anche gli Amato volevano uccidere Mallo. Ecco le intercettazioni
Il boss Carlo Lo Russo prima del suo arresto era disposto a tutto pur di mettere fine all’ascesa criminale di waleter Mallo. Ma ci ha pensato lo Stato sia per lui e i suoi fedelissimi sia per il ras emergente della don Guanella. Tutti in carcere. E per il momento, si spera, armi deposte. “Carluccio” aveva deciso di uccidere Mallo e addirittura aveva chiesto una mano a quelli del gruppo Amato di Secondigliano che hanno il quartier generale a Melito. Ci sono le intercettazioni telefoniche che lo confermano. I suoi fedelissimi Ma- riano Torre e Domenico Cerasuolo detto “Nico” (tutti in carcere per l’omicidio di Pasquale Izzi) cercavano in giro il 27enne ras del don Guanella, Paolo Russo “a’ patana” e Vincenzo Danise. Dalle registrazioni si evince anche l’intenzione dei “mianesi” di andare a sparare sotto l’abitazione della madre del giovane nemico di camorra. Quindi Carlo Lo Russo e il suo gruppo di fuoco, composto da nipoti e fedelissimi, avevano deciso di chiudere i conti con i Mallo, senza possibilità di una mediazione, quando il neonato gruppo aveva cominciato a compiere scorribande armate davanti a donne e bambini come quella della domenica delle Palme nel mercatino alla don Guanella. Il gruppo di mallo aveva anche fatto fuoco contro il palazzo. Un affronto da o punire assolutamente, secondo il ras dei “Capitoni”.
Ecco il testo delle intercettazioni
Carlo Lo Russo: «eh Nico do- ve sei stato ieri?».
Nico: «’o zio” sono stato qua intorno».
Carlo: «questo mi ha rotto il cazzo…nel don Guanella…mò ci faccio terra bruciata …a questo!».
Nico: «eh».
Carlo: «quello ieri..è venuto un’altra volta qua per venirci a sparare».
Nico: «è…».
Carlo: «fuori al Messico…Mò ti faccio vedere cosa succede a tutti quanti dentro il don Guanella. Mò Walter il cazzo me l’ha scassato..».
Nico: «in verità lo videro ieri fuori al Messico».
Carlo: «ma dove ha sparato fuori al bar?».
Nico: «ma no..non ha sparato» Carlo: «come..sparò».
Nico: «solo lui?».
Carlo: «e…».
Nico: «davvero? Io pensavo solo che…».
Carlo: «no..sparò…una, due botte».
Nico: «….(incomprensibile, ndr) tutto…quello che stava insieme ai Vastarella….stava il figlio di Girolamo..».
Carlo: «sono venuti un’altra volta all’una e mezza…mò mi ha scassato il cazzo sto Wal- ter….mò…..mi….sotto il pa- lazzo della mamma bum bum bum sparo venti volte».
«Sta bordello. Stu guaglione sta creando bordello. I guaglioni (gli spacciatori) non vendono. Non stanno lavorando proprio perché si mettono paura di questo scemo, sto Walter.
Questo drogato di merda da dove è uscito? Mo’ gli faccio vedere io il terrore. La vuoi così la guerra? E la facciamo c sì. Mo’ ci faccio terra bruciata….quelli di Melito si sono offerti di darmelo su un piatto d’argento».
Gli interlocutori annuiscono e Carlo riprende: «questo guaglione, vorrei solo avere il piacere di vederlo.
Prima che muore. Gli devo dare due schiaffi. Dico: mannaggia la madonna, non hai capito niente della vita? È morto lo zio tuo… tuo padre non si è trovato più…».
Napoli: l’ex puglie Ciotola ucciso a Bagnoli aveva sfidato chi lo aveva minacciato: “V aggia sega e corn”
L’omicidio dell’ex pugile Luca Ciotola detto “Ciocio” avvenuto a Bagnoli l’altra notte potrebbe essere la vendetta del clan Vastarella della Sanità, tramite alleati dell’area flegrea, per l’amicizia con il ras Walter Mallo o un vecchio conto in sospeso collegato ai suoi precedenti penali. Ma anche, visto la zona, la risposta dell’alleanza Sorianiello-Giannelli-Romano al ferimento del figlio del boss Alessandro Giannelli avvenuto domenica sera a Fuorigrotta. Sono queste le piste seguite dagli investigatori per spiegare l’omicidio, compiuto con il classico stratagemma del controllo di finti carabinieri ai detenuti agli arresti domiciliari. I due sicari gli hanno sparato in faccia appena ha aperto la porta di casa, in cupa vicinale Terracina. Con il pregiudicato in casa c’erano gli anziani genitori ai quali è toccato vedere la straziante scena del figlio immerso in una pozza di sangue sull’uscio di casa. “Vi siete permessi di minacciarmi dicendo che sparavate in testa a mio figlio… siete inutili v aspett senp ca v aggia sega e corn”, aveva posta sul suo profilo facebook il 27 aprile scorso postando una sua foto con una sega in mano. Ma l’altra notte i killer hanno posto fine alla sua vita sopra le righe. Era uno che non chinava la testa l’ex pugile, rapinatore. ma non aspettava certo che killer bussassero addirittura alla sua porta visto che poche ore prima aveva scritto sempre sul suo profilo facebook ” buone notizie”. Ora gli investigatori stanno scandagliando la sua vita e cercando anche attraverso il computer e il telefono eventuali tracce che possa portare a chiarire il suo omicidio.
Ascesa e caduta del ras Walter Mallo: nessuno fuori alla caserma a salutarlo. Chiusa la sua pagina facebook
Il giovane ras emergente della camorra napoletana, Walter Mallo ha preferito fare scena muta davanti al gip all’udienza di convalida di oggi. In attesa di presentare richiesta di scarcerazione al Tribunale del Riesame si vuole capire, come strategia difensiva, quali altre carte hanno in mano alla Dda di Napoli. Intanto da oggi pomeriggio la sua pagina facebook, su cui si è tanto scritto, è chiusa. Decisione saggia dopo gli avvenimenti delle ultime settimane visto che era diventata un vero e proprio manifesto delle nuove leve della camorra. Il giovane camorrista con la lacrima tatuata è in carcere con l’accusa di associazione di tipo mafiosa e porto e detenzione di armi. Si tratta di quattro pistole, un fucile e diverse munizioni sequestrate qualche settimana fa dai carabinieri sul terrazzo del palazzo all’isola 59 del rione don Guanella dove abita Mallo e il suo uomo di fiducia, Paolo Russo, arrestato con lui ieri insieme con Vincenzo Danise. Gli investigatori dopo gli arresti di ieri,che dovrebbero aver fatto placare la guerra di camorra in atto tra Miano e il rione Sanità, riflettono su un aspetto non secondario della cattura del giovane boss. All’uscita dei tre arrestati all’esterno della Caserma Pastrengo ieri non c’era nessuno a salutarli. Neanche i genitori. La mamma di Mallo, come è emerso dalle intercettazioni ambientali, per la verità sperava che il figlio finisse in galera perché temeva per la sua vita visto lo scontro cruento in atto con chi “fa la camorra da venti anni come i Lo Russo”. Ma nessun amico o sodale era fuori alla caserma per aspettarlo. L’ipotesi principale è che non essendo ancora stati individuati del tutto i componenti del gruppo Mallo, tutti quelli che ne fanno parte hanno preferito tenersi alla larga dagli occhi degli investigatori. Un’altra pista è che temevano eventuali ritorsioni sulla strada del ritorno a casa da parte dei sicari del clan Vastarella che “vogliono vendicare” la strage della Fontanelle alla Sanità. La terza è che il giovane e rampante boss, “il capitano” (come lo aveva etichettato Luca Ciotola ammazzato poche ore prima del suo arresto) sia stato già abbandonato dalla sua squadra. Se l’impianto accusatorio della Dda reggerà anche davanti al Riesame vorrà significare che l’ascesa e la caduta del giovane boss siano state talmente rapide e che la sua storia criminale è finita ancor prima di cominciare grazie al lavoro degli investigatori che hanno fermato la sua mano sanguinaria e quella dei suoi amici.
Omicidio Ciotola: un filmato potrebbe incastrare i killer. E Mallo parlava dei “fratelli del rione Traiano”
C’è un filmato di una video camera di un ufficio privato che potrebbe dare una mano agli investigatori a risalire agli assassini di Luca “CiòCiò” Ciotola ucciso l’altra notte nella sua abitazione tra Fuorigrotta e il rione Traiano. L’auto individuata con un solo fanale in funzione ha percorso tra le 4,30 e le 5,30 dell’altra notte via Vicinale Cupa Terracina in direzione Nord (la vittima abitava al civico 297) e poi nel senso opposto in direzione via Terracina. Gli investigatori stanno cercando di individuarla ma è strano che un commando di killer vada a compiere un omicidio con un’auto senza un faro con il rischio di essere fermati. Ma non si sa mai ed è meglio fare i dovuti controlli. L’orario di percorrenza nelle due direzioni è proprio quello in cui è avvenuto l’omicidio di Luca Ciotola. Ma c’è anche un altro spiraglio che stanno seguendo gli investigatori. In una delle conservazioni intercettate a casa di Walter Mallo il giovane ras della don Guanella arrestato l’altro giorno fa riferimento a “certi fratelli nostri del rione Traiano” parlando con un tale “Tonino”, non ancora identificato. Mallo parla dopo l’agguato subito mentre era a bordo di un’autovettura che vuole affidare a un carrozziere per la riparazione. E, Luca Ciotola abitava appunto a poca distanza dal Rione. Era lui uno “dei fratelli” del rione Traiano ? Oppure Ciotola aveva dato indicazioni del carrozziere di fiducia a cui rivolgersi? Sono solo ipotesi investigative. come ipotesi sono quelle legate a un debito per droga contratto dalla vittima visto che come egli stesso aveva scritto su facebook delle minacce al figlio. A proposito del ragazzo, ieri il giovane ha postato sulla bacheca fb “So che sono stato un cattivo figlio, ma ti amo e mi mancherai tanto. Spero tu mi abbia perdonato”.
E’ caccia a tutti gli affiliati al gruppo Mallo
Si cercano i complici di Walter Mallo il ras emergente di Miano arrestato l’altra notte insieme co i suoi due più spietati fedelissimi. Dalle intercettazioni in mano agli investigatori ma anche da quelli che fino a ieri avevano chattato sulla sua pagina facebook si spera di risalire ad avere l’organigramma completo del gruppo che aveva scatenato una faida sanguinaria con i Lo Russo-Vastarella-Tolomelli tra Miano fino al rione Sanità per il controllo delle piazze dello spaccio. Anche se il suo profilo facebook è stato chiuso gli investigatori già da giorni avevano salvato le conversazioni e le sue amicizie. Oltre ad un manipolo di fedelissimi nella zona della Don Guanella, Mallo poteva contare sui alcuni “fratelli” del rione Traiano, come è emerso dalle intercettazioni ma anche sull’appoggio di alcuni giovani della zona frattese. Le indagini di polizia e carabinieri naturalmente dopo il suo arresto non si sono fermate. Anzi hanno ricevuto un impulso maggiore perché ora c’è minore preoccupazione che possano avvenire sparatorie come nelle scorse settimane e quindi ci si può concentrare maggiormente sul lavoro di intelligence. Quello che appunto dovrà portare a scoprire gli altri componenti del gruppo. A partire dagli Esposito-Spina “i barbudos” cacciati come Mallo dal rione Sanità dopo l’omicidio lo scorso anno del boss Pietro Esposito. Ma ci sono anche altri giovani che seguendo le orme di quello che aspirava a diventare il “nuovo profeta” della camorra napoletana lo stavano seguendo nelle sue scorribande. Ora il lavoro degli investigatori è tutto concentrato nella ricerca di questi giovani capaci di far fuoco in mezzo alla gente senza il timore di colpire innocenti. per loro conto solo la “dimostrazione di forza”. Ma lo Stato con l’arresto di Mallo e di Paolo Russo e Vincenzo Danise, ha dimostrato di essere più forte. Fermando la faida con i Vastarella alla Sanità ed evitando per il momento altro spargimento di sangue.
Mezzogiorno di fuoco a Marano. Agguato nell’officina: ucciso Fabio Esposito, grave il padre
Un uomo, di cui ancora non si conoscono le generalità, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco a Marano di Napoli. L’omicidio, avvenuto a mezzogiorno circa, si è consumato in via Unione sovietica. Indagini dei carabinieri. La vittima si chiamava Fabio Esposito. nel corso della sparatoria è rimasto ferito anche il padre Giuseppe. L’uomo si trova in gravi condizioni in ospedale. Secondo una prima ricostruzione dei Carabinieri i due erano all’ interno dell’ officina quando sono arrivati i sicari che hanno aperto il fuoco.