E’ di 20 mila euro, secondo le prime stime, la rapina che la banda del buco ha portato a compimento nell’ufficio centrale delle Poste di Quarto. Ad agire in due. Durante la chiusura dell’ufficio, i due con cappucci e pistola sono penetrati all’interno degli uffici di via Salvo d’Acquisto facendo cadere l’ultimo diaframma di divisione tra la sede postale ed una palazzina confinante. Hanno colto di sorpresa i pochi dipendenti presenti ed in breve hanno razziato i soldi dalle casse e quelli che dovevano essere sistemati nel bancomat, utilizzando poi per la fuga la stessa via fatta per entrare. L’allarme è stato fatto scattare da un utente del bancomat che, notata una certa concitazione all’interno, ha avvertito i carabinieri della tenenza che si trova a meno di cento metri dal luogo della rapina. I militari, una volta sul posto, hanno potuto avviare solo le indagini. I ladri si erano già dileguati. Nella tenenza sono stati ascoltati i dipendenti presenti al fatto ed i residenti del condominio.
Quarto, banda del buco in azione: rapina alle poste. Bottino 20mila euro
Sparatoria a Marano: è morto anche il padre di Filippo Esposito
E’ morto anche Giuseppe Esposito, 57 anni, l’uomo che era ricoverato in gravi condizioni all’ ospedale di Giugliano. Secondo quanto riferiscono alcuni residenti l’ uomo, titolare di una grande officina a Marano avrebbe tentato di proteggere il figlio dai sicari mettendosi davanti. Filippo Esposito, 30 anni, aveva un precedente penale per rapina. Nessun precedente risulta a carico del padre. L’ officina, per il montaggio di impianti elettrici, condizionatori e riparazioni auto, si trova in un locale interrato di un palazzo di quattro piani in una zona popolosa di Marano.Al momento dell’ agguato, tuttavia, il vicino mercato ortofrutticolo, aveva già chiuso.
Marano: il duplice omicidio degli Esposito su ordine dei Vastarella
Una vendetta trasversale organizzata dai Vastarella del rione Sanita’, probabilmente in risposta al duplice omicidio del circolo di Maria Santissima dell’Arco in via Fontanelle il 22 aprile del 2016, dove sono stati uccisi Giuseppe Vastarella e il cognato e altri tre invece sono rimasti feriti. Questa la chiave che gli investigatori stanno seguendo per il duplice omicidio avvenuto a Marano, comune a Nord di Napoli, in un’autofficina in via Unione Sovietica. Un solo killer ha esploso colpi di pistola contro Filippo Esposito, conosciuto con il nome di Fabio, 30 anni, precedenti per rapina. Il padre, Giuseppe, 57 anni, incensurato, ha fatto scudo ai colpi del sicario che ha fatto fuoco probabilmente con una pistola a tamburo perche’ a terra non sono stati trovati bossoli. Filippo era il cugino di Antonio Genidoni, pregiudicato ed ex esponente del clan Misso che e’ il figliastro di Pietro Esposito, detto ‘Pierino’, ucciso al rione Sanita’ a novembre del 2015. Per gli investigatori mandanti e sicarii arrivano proprio dal centro di Napoli ed avrebbero organizzato una vendetta scegliendo due persone che erano quasi del tutto estranee a contesti di camorra, eccetto che per la parentela. Al momento non si esclude che il movente del duplice omicidio sia riconducibile a una vendetta trasversale. Comunque, per ora, tutte le ipotesi rimangono in piedi. Per quanto riguarda la dinamica dell’accaduto, sembra che a entrare in azione siano state due persone, giunte in sella a uno scooter. Uno dei due è entrato nell’officina ed ha sparato più volte – molto probabilmente con un revolver visto che non sono stati trovati bossoli a terra – uccidendo Filippo e ferendo mortalmente Giuseppe, deceduto poco dopo il suo arrivo nell’ospedale di Giugliano in Campania.
Agguato a Marano: il killer non si è accorto delle presenza di un altro degli Esposito nell’officina. Daniele si è salvato gettandosi a terra
C’era un terzo componente della famiglia Esposito che si è salvato dai raid di ieri a mezzogiorno in via Unione Sovietica a Marano. E’ Daniele l’altro figlio di Giuseppe e fratello di Filippo, i due morti nel raid targato clan Vastarella del rione sanità di Napoli. Il giovane si è salvato perché si trovava in un gabbiotto al piano ammezzato dell’officina di famiglia e quando ha sentito gli spari si è gettato a terra nascondendosi. il killer non si è accorto della sua presenze e dopo aver fatto fuoco per tre volte contro Giuseppe Esposito che invece si trovava all’interno del gabbiotto all’ingresso e dopo aver inseguito e ucciso Filippo, è andato via credendo di aver terminato la sua missione di morte. Indossava un casco integrale con la visiera così come il complice all’esterno che lo attendeva in sella a una moto di grossa cilindrata.
Fermati nella notte mandanti e killer della strage delle Fontanelle
Fermati i presunti autori e mandanti della Strage delle Fontanelle. Nella notte la clamorosa svolta alle indagini e i fermi ad opera della Dda di Napoli. Sono quattro ad essere finiti in carcere. Il decreto di fermo è stato firmato dal pm della Dda Enrica Parascandolo ed eseguito dalla Squadra mobile di Napoli. Le manette sono scattate ai polsi di Antonio Genidoni, figliastro del defunto boss Pietro Esposito, che è stato arrestato a Milano, la moglie Vincenza Esposito, la madre Addolorata Spina ed Emanuele Esposito; quest’ultimo è un familiare dei due uomini ammaz- zati sabato a mezzogiorno nell’autofficina di Marano e che sarebbe l’autore materiale della strage delle Fontanelle al rione Sanità in cui furono uccisi Giuseppe Vastarella, figlio del boss, e il cognato Salvatore Vigna mentre altri tre rimasero feriti.
Blitz contro i Casalesi: 8 arresti in cinque province nel gruppo di Caterino Ferriero
Operazione anti estorsione della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli in cinque province: nelle prime ore di oggi – nelle province di Caserta, Napoli Latina, Parma e Sassari – i carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli, nei confronti di 8 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione tentata e consumata, lesioni personali e porto di armi, tutti con l’aggravante del metodo mafioso. Le indagini hanno consentito, tra l’altro, di accertare negli anni dal 2008 al 2012, numerosi episodi di estorsione, tentati e consumati, perpetrati dagli indagati nei confronti di imprenditori del settore edile e commercianti dell’agro aversano. I destinatari dei provvedimenti sono ritenuti affiliati al gruppo Caterino Ferriero del clan dei Casalesi.
Marano, il cattivo presagio di Giuseppe Esposito: “Temo per la vita di mio figlio Emanuele”
Pochi giorni prima di essere ammazzato insieme con i figlio Filippo, Giuseppe Esposito, il meccanico di Marano si era confidato con un amico. sapeva che il figlio Emanuele l’aveva fatta grossa. Aveva in cattivo presagio. temeva per la vita del figlio ma non si aspettava che la morte lo colpisse insieme all’altro figlio. “Temo per la vita dei miei figli, ma soprattutto per Emanuele: ho paura che possa accadere qualcosa di grave da un momento all’altro»”, gli aveva detto . “Me lo sento: prima poi arriverà qualche brutta notizia. Spero solo di riuscire a evitare qualche guaio agli altri due ragazzi che lavorano con me”. E invece non ci è riuscito. Lui e il figlio Filippo sono morti nell’agguato di sabato mentre Emanuele è stato fermato questa notte perché ritenuto dagli investigatori il killer solitario che la sera del 22 aprile scorso fece irruzione nel circolo “Maria Santissima dell’Arco” alla Sanità uccidendo Giuseppe Vastarella, il cognato Salvatore Vigna e ferendo Dario Vastarella, Antonio Vastarella e Alessandro Ciotola.
(nella foto Giuseppe Esposito)
Strage delle Fontanelle: la moglie di Pietro Esposito e il figliastro i mandanti, Emanuele Esposito il killer
Antonio Genidoni e Addolorata Spina sono ritenuti i mandanti del duplice omicidio di Giuseppe Vastarella, 42 anni, e del cognato, Salvatore Vigna, 41 anni, uccisi all’interno di un circolo privato, l’associazione ‘Maria Santissima dell’Arco’, nel quartiere Sanità di Napoli, lo scorso 22 aprile. Durante il raid, di cui è ritenuto esecutore materiale Emanuele Esposito, furono ferite altre tre persone, anche loro, secondo gli investigatori della Squadra Mobile di Napoli e della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, legati al clan Vastarella: si tratta di Dario e Antonio Vastarella, rispettivamente di 33 e 24 anni e di Alfredo Ciotola, 22 anni. Il killer, Emanuele Esposito, è figlio e fratello, di Giuseppe e Filippo Esposito, rispettivamente di 57 e 30 anni, uccisi sabato scorso in un’autofficina di Marano , secondo le ipotesi investigative per una vendetta trasversale scattata in risposta al duplice omicidio e triplice tentato omicidio nel rione Sanità. Il tutto è maturato nell’ambito di contrasti tra il clan Vastarella e il gruppo camorristico di Genidoni, quest’ultimo figliastro del boss Pietro Esposito, detto “pierino” ucciso nel novembre del 2015 nella stessa piazza del rione Sanità dove il 6 settembre dello stesso anno fu ammazzato, per errore, il diciassettenne Genny Cesarano. Il figlio di Pietro Esposito, Ciro, e’ stato ucciso, anche lui nel quartiere Sanita’, il 7 gennaio del 2015: e’ stato il primo omicidio di camorra consumato a Napoli quell’anno. I killer entrarono in azione sparando nove colpi tra il civico 100 e il civico 108 di via Sanità. Antonio Genidoni è stato prelevato dalla Polizia di Stato a Milano, dagli agenti della locale Squadra Mobile. Lì era stato ristretto agli arresti domiciliari.
I clan vogliono colpire il procuratore capo di Napoli. Rafforzate le misure di sicurezza
“La mia solidarietà e affettuosa vicinanza al procuratore capo di Napoli, Giovanni Colangelo. Sono certa che non verrà meno il suo impegno nella lotta ai poteri criminali e il rigore e la grande professionalità con cui persegue il rispetto della legalità in un territorio tra più difficili e violenti”. A dirlo è la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi. La solidarietà della Bindi arriva dopo che – come scrivono oggi alcuni quotidiani – un collaboratore di giustizia della Sacra Corona Unita ha svelato un possibile piano per colpire il magistrato tanto che il sistema di sicurezza a protezione del capo dei pm partenopei è stato rafforzato e un’inchiesta è stata aperta a Bari. Delle minacce della camorra nei confronti di Colangelo si sarebbe parlato anche giovedì scorso in Prefettura a Napoli nel corso di un incontro presenti i ministri della Giustizia e dell’Interno. Chi vuole colpire il magistrato conoscerebbe anche le sue abitudini, i suoi spostamenti e alcuni particolari della sua vita.
Napoli, rapinano un bar a Miano con mazza da baseball: due in manette
Gli agenti del commissariato di polizia Arenella hanno arrestato per rapina aggravata un 18enne e un 22enne. I poliziotti, durante il controllo del territorio, poco dopo le 20 di ieri sera in via Miano, hanno udito delle urla provenire dall’interno di un bar. Prontamente intervenuti i poliziotti hanno bloccato due dei tre giovani che stavano commettendo una rapina: dopo essere entrati nel bar avevano spaccato con una mazza da baseball alcune vetrine urlando che gli venissero consegnati i soldi, 135 euro Gli agenti hanno arrestato due dei rapinatori mentre il terzo è attivamente ricercato. I due sono stati condotti a Poggioreale la mazza da baseball sequestrata ed i soldi restituiti alla vittima.
Torre del Greco: rapinano due ragazzi seduti al bar, rincorsi, aggrediti e arrestati
Rapinano due giovani al bar ma vengono aggrediti prima dell’intervento della Polizia, che li arresta. E’ accaduto a Torre del Greco dove gli agenti del commissariato di via Sedivola, guidato dal primo dirigente Davide Della Cioppa, in collaborazione con la locale polizia municipale, hanno assicurato alla giustizia Attilio Scarimboli di 41 anni e Mario Masillo di 53, entrambi già noti alle forze dell’ordine. Secondo la ricostruzione della Polizia, i due ieri pomeriggio hanno avvicinato e rapinato due giovani seduti a un tavolino di un bar in via Calastro. Mentre altri clienti hanno informato le forze dell’ordine, Scarimboli e Masillo sono scappati. La polizia e i vigili urbani sono riusciti, grazie alle testimonianze raccolte, a risalire all’identità dei due malviventi e, dopo una ricerca sul territorio, li hanno rintracciati, dopo che questi erano stati aggrediti da sconosciuti. Recuperata la refurtiva, circa 60 euro, ancora addosso ai due, Scarimboli e Masillo, ricorsi alle cure mediche, sono stati poi trasferiti al carcere di Poggioreale.
Da Scarface a Ultimo gli idoli social dei “ribelli” di Miano: nessuna tregua con la Sanità
Da Scarface a Ultimo. le leggende reali e cinematografiche corrono sui social e diventano esempio per le nuove leve della camorra napoletana. E “Ultimo” posta sui social la sua foto con il corpo massiccio tatuato con il nome di Antonio Genidoni e quello di Ciro ‘o spagnuolo che fa da collare. Non hanno bisogno di presentazioni nel mondo della malavita napoletana ne in quello investigativo. Antonio Genidoni, fermato nella notte, è il figliastro del boss Pierino Esposito ucciso alla sanità nel novembre scorso, e Ciro ‘o Spagnuò altri non è che Ciro Esposito, il figlio di Pierino ucciso sempre alla Sanità nel gennaio del 2015. Fu la prima vittima che segnò la faida in atto. E ancora un altro tatuaggio con la scritta Love composta da una pistola rovesciata al posto della L, una bomba a mano al posto della O, un rasoio al posto della V e un un mitra stilizzato al posto della E. “Ultimo” per dimostrare la sua devozione ai “Barbudos” si è fatto tatuare sulla schiena la scritta “Ciro Esposito Genidoni nella vita e nella morte. Sempre insieme, ti amo O’ Spagnuò”. Ultimo è stato fermato qualche mese fa in compagnia di Vincenzo Danise, uno dei killer del gruppo Mallo arrestato la scorsa settimana insieme con il nuovo ras della Don Guanella. i due furono portati in questura e in quell’occasione Danise fu denunciato in stato di libertà perché aveva violato il foglio di via obbligatorio da Napoli. Non a caso i carabinieri del Vomero sono andati ad arrestarlo a Giugliano. Gli arresti dell’altra notte nei confronti di Antonio Genidoni e della sua famiglia indicati come i mandanti della Strage delle Fontanelle e del killer Emanuele Esposito non fanno cessare il clima di tensione esistente lungo l’asse Miano-rione Sanità. Nessuna tregua nonostante il macabro 2-2 di morti segni un pareggio. I ribelli, i “barbudos” sognano come nella rivoluzione cubana “Victoria o muerte!”. Niente tregua quindi. Del resto il gruppo Esposito-Genidoni-Mallo-Spina di morti al suo interno ne conta molti di più. L’attenzione degli investigatori è quindi rivolta agli “eredi di Mallo” che continuano a controllare e a spadroneggiare con spavalderia tra Miano e la Don Guanella.
Melito: ritrovato in un fosso il corpo della donna scomparsa due giorni fa
Il corpo senza vita di una donna è stato ritrovato poco fa dai carabinieri, nella periferia est di Melito, in via Giulio Cesare. Identificata poco dopo la vittima: è Giovanna Arrigoli, 41 anni, la cui scomparsa era stata denunciata il 7 maggio dalla famiglia.Evidenti alcune lesioni, la cui natura è ancora da accertare: presumibilmente, il corpo è stato scaraventato in una sorta di fosso, in modo tale da nasconderlo alla vista di passanti e automobilisti. Nonstante ciò, qualcuno lo ha notato e ha lanciato l’allarme telefonando alla centrale operativa del 112. Sul posto i carabinieri della compagnia di Giugliano, diretta dal capitano Antonio De Lise, che hanno avviato le indagini ed effettuato i primi rilievi. Gli inquirenti non escludono che vittima possa essere stata uccisa in un altro posto, e poi che il suo assassino abbia trasportato il cadavere fino a via Giulio Cesare, per seppellirlo.
Melito: la 41enne uccisa come un camorrista con due colpi alla testa. E’ parente di un boss degli Scissionisti
Giovanna Arrigoli, la 41enne di Melito , il cui corpo è stato trovato in un fosso in via Giulio Cesare a Melito nei pressi di un edificio disabitato sarebbe stata uccisa con tre colpi d’arma da fuoco e poi il cadavere parzialmente sotterrato. I familiari della donna ne avevano denunciato la scomparsa sabato scorso. Giovanna Arrigoli lavorava in un bar nelle vicinanze di una nota ‘piazza’ di spaccio di stupefacenti gestita dai clan dei quartieri di Napoli e di Scampia e Secondigliano. la donna è anche imparentata con un boss, tutt’ora detenuto, degli Scissionisti, il clan Amato-Pagano. A dare l’allarme ai carabinieri della locale tenenza e a quelli della compagnia di Giugliano, diretti dal capitano Antonio De Lise, è stato un passante. Sul posto è stato ritrovato anche un piccone, che è stato sequestrato, probabilmente utilizzato dagli assassini per sotterrarla. Dai primi accertamenti risulta che la donna sia stata uccisa, sicuramente altrove, con tre colpi d’arma da fuoco di cui due alla testa e uno al torace. Una vera e propria esecuzione. E’ probabile che si tratti di un omicidio legato al mondo della droga visto che Giovanna Arrigoli aveva avuto piccoli problemi con la giustizia. Precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti. L’altra ipotesi riguarda la vendetta trasversale nei confronti del parente in carcere.
(nella foto il luogo del ritrovamento del cadavere)
Melito: 18 arresti nel clan degli scissionisti
Con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, i carabinieri di Marcianise hanno eseguito 18 arresti in provincia di Napoli: 14 persone sono finite finite in carcere e quattro ai domiciliari. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del tribunale partenopeo, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.L’indagine, partita dal tentato omicidio di due persone di Marcianise avvenuto a Caivano il 12 settembre 2012, ha consentito tra l’altro di accertare l’esistenza di un gruppo criminale dedito alla gestione delle piazze di spaccio di cocaina e crack a Melito di Napoli, per conto del clan Amato-Pagano.Nel corso delle investigazioni, i carabinieri hanno sequestrato droga per un peso complessivo di circa 12 chili, tra marijuana, hashish.
Somma Vesuviana, blitz contro i clan Anastasio e D’Avino: 20 arresti
Venti persone, appartenenti a due gruppi criminali, sono state arrestate nel Napoletano dai carabinieri di Castello di Cisterna. I militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip partenopeo, nei confronti di indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, spaccio di stupefacenti e di estorsione aggravata da finalità mafiose. Nel corso delle indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, sono state documentate le attività criminali dei gruppi camorristici, i D’Avino e gli Anastasio, dediti alle estorsioni e al traffico di stupefacenti a Somma Vesuviana, Sant’Anastasia e aree limitrofe e identificato gli autori di un tentato omicidio nell’ambito di contrasti tra i due clan. E’ stato dato, inoltre, un nome ai responsabili di alcuni episodi di intimidazione a imprenditori per “convincerli” a pagare il pizzo. In un video è stata ricostruita l’aggressione tra i clienti di una sala scommesse di quattro emissari del clan a due vittime, con uno degli aguzzini che intima ai presenti di “allontanarsi” e di “tacere”. In un’altra ripresa, sono stati colti i colpi di pistola esplosi da una moto in corsa contro l’abitazione di un altro imprenditore taglieggiato.
Usura a Villaricca: sequestro beni per sei milioni di euro
Sequestro beni da 6 milioni di euro nel Napoletano nell’ambito di una indagine su un giro di usura. Il provvedimento della sezione misure di prevenzione del tribunale di Napoli colpisce un uomo arrestato a ottobre 2015 nell’ambito di una indagine su prestiti usurai e intestazione fittizia di beni a Villaricca. Sigilli a 11 immobili e un terreno in quel comune, nonche’ a un’auto, una societa’ di intermediazione immobiliare e 5 rapporti bancari.
Ecco come il boss Mariano Riccio aveva organizzato il traffico di droga tra Scampia, Melito, Marano e Caivano. I nomi degli arrestati nel blitz
Blitz contro il clan degli Scissionisti degli Amato-Pagano. I carabinieri della Compagnia di Marcianise hanno dato esecuzione, in Melito di Napoli e Marano di Napoli, a 18 provvedimenti cautelari (14 in carcere e 4 agli arresti domiciliari), emessi dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta di questa Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di altrettanti soggetti, per il reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.L’indagine copre un arco temporale che va dal 2012 al 2014, documentando come le ‘piazze di spaccio’ del gruppo Amato-Pagano dell’area Nord periferica di Napoli (quelle note come 167, Baku’ e Case dei Puffi), per le capillari operazioni ad alto impatto delle forze dell’ordine, siano ‘migrate’ a Melito, piu’ precisamente nei rioni 219 e Coscia Bonelli. I gestori delle due piazze rispondono soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento di droga a un ‘direttivo’ di cui fa parte il boss Mario Riccio detto Mariano, all’epoca latitante (e’ stato arrestato il 4 febbraio dello scorso anno) e referente degli Amato-Pagano, anche lui destinatario di questa misura cautelare, cosi’ come il duo braccio destro Davide Tarantino, ricercato dal 26 febbraio 2015. In particolare, i militari individuavano il gruppo melitese poiché risultavano a loro volta rifornire un gruppo di Caivano. Si accertava infatti che Iadonisi Mario, risultava essere il custode di ingenti e variegate quantità di sostanze stupefacenti che venivano smistate su tutte le piazze sotto egida degli scissionisti da Borrello Carmelo, pure destinatario della presente misura cautelare. Tra i soggetti destinatari di misura vi è anche Riccio Mario detto Mariano che nel periodo coevo alle indagini rappresentava la famiglia Amato-Pagano ed era latitante, oggi in carcere in seguito alla cattura del 04 febbraio 2015. Egli unitamente ai maranesi Di Somma Armando, Ruggiero Castrese e Ruggiero Antonio, quest’ultimo scomparso dopo l’arresto di Riccio Mario, rappresentavano il direttivo della organizzazione dedita al traffico del crack disponendo di tutti gli altri individui colpiti dalla presente misura cautelare. Segno evidente dell’evoluzione degli assetti organizzativi della cosca Amato-Pagano in seguito all’arresto di Riccio Mario, è la circostanza che tra i destinatari del provvedimento cautelare vi è anche Tarantino Davide, referente di Riccio Mario per lo spaccio nei due rioni popolari melitesi ex lege 219, il quale risulta scomparso dalla data del 26 febbraio 2016 e tuttora irreperibile.I soggetti destinatari della misura cautelare sono risultati, secondo l’assunto accusatorio gestivano, con modalità innovative rispetto a quelle finora note alle cronache giudiziarie, le nuove piazze di spaccio di Melito e Marano, estensione delle più note piazze di spaccio denominate “167” e “Bakù” e “casa dei puffi” di Napoli.Nel corso dell’attività sono state documentate migliaia di cessioni, arrestate 14 persone, segnalati in via amministrativa numerosi assuntori, sequestrata una pistola con relativo munizionamento e recuperate sostanze stupefacenti del tipo cocaina, crack, hashish e marijuana per un peso complessivo di circa 15 kg.
Elenco dei destinatari della misura cautelare in carcere:
AIELLO Giuseppe “O’ sorice” nato Napoli 18.03.1966;
ALETTO Vincenzo nato Napoli 18/0311980;
ARICO’ Massimiliano “O’ Killer”, nato Napoli 01.05.1978;
BORRELLO Carmelo”Carminiello” nato Napoli 05.04.1988;
BUSIELLO Giuseppe nato Napoli 5.1.1980;
CAPUTO Antonio “Cicciotto” nato Napoli 03.11.1974;
CRISANTI Vittorio “Zoppetta” nato Napoli 13.09.1982;
DI SOMMA Armando, nato Napoli 28.11.1980;
IADONISI Mario nato Napoli 19.11.1972;
PERONE Natale nato Napoli 1’11.09.1973;
RICCIO Mario”Mariano” nato Mugnano 28.06.1991;
RUGGIERO Castrese nato Mugnano 21.03.1988;
STABILE Salvatore”Totore” nato Napoli 06.03.1972;
TARANTINO Davide “Daddà” nato Napoli 23.09.1972.
Elenco dei destinatari della misura cautelare degli arresti domiciliari:
ASCIONE Giovanni nato Napoli 5.6.1970;
ESPOSITO Vincenzo “Mimi’ nato 31.03.1990;
IADONISI Luigi nato Napoli 06.10.1992;
MILONE Gaetano nato Napoli 25.04.1982.
(nella foto il boss mario riccio detto mariano)
Napoli: scoperto a Sant’Anna di Palazzo il deposito dei motorini rubati
Una garage per motorini rubati è stato scoperto a Napoli dai carabinieri in un edificio del centro costruito nel post-terremoto per ospitare un mercatino rionale mai inaugurato per mancata idoneità della struttura. Le motociclette, quattro e provento di recenti furti, erano parcheggiate al pian terreno della palazzina in vico Tiratoio, nel popoloso quartiere-mercato di Sant’Anna di Palazzo. I carabinieri hanno sequestrato i mezzi e hanno comunicato ai legittimi proprietari dell’avvenuto ritrovamento. Lo stato di abbandono della struttura è stato più volte denunciato dai residenti preoccupati anche per il pericolo costituito dall’utilizzazione da parte dei bambini delle stanze dei tre piani, prive di infissi e di balaustre. Da tempo al Comune ed alla chiesa Valdese, proprietari della palazzina, si è rivolta l’associazione Tabita Onlus operante nella zona che vorrebbe l’affidamento della palazzina per ristrutturarla e destinarla all’assistenza diurna agli homeless e per attività pomeridiane rivolte ai bambini del quartiere.
Strage delle Fontanelle, Emanuele Esposito si vantò con i ‘Barbudos’: “Quale era il patto? Una botta? Ne ho fatte cinque!”
Antonio Genidoni e la mamma addolorata Spina decisero che fosse Emanuele esposito a compiere la vendetta di famiglia. Uno di famiglia appunto perché non si fidavo degli altri. Emnauele è il fidanzato della nipote di Addolorata Spina, Angela. Uno che non li deluderà. Anzi, uno che ha già cominciato a difendere le ragioni della famiglia, a togliere qualche “pacchero da faccia” ai perdenti. Antonio Genidoni lo spiega alla mamma: “Emanuele ha giurato su Ciro (il ragazzo morto a gennaio 2015, ndr), che domani va nella Sanità ad aprire le case che hanno chiuso saldando le porte di ingresso, e cacciato via le persone. Si metterà lui dentro e poi vedremo…”.Ed Emanuele dimostra subito di essere l’uomo giusto. Va alla Sanità e compie la missione di morte. Uccide Giuseppe Vastarella e Antonio Spina e ne ferisce tre, Antonio e Dario Vastarella e Alessandro Ciotola. Ma al suo ritorno a Milano Lady Camorra non è ancora contenta. Non del tutto. Il ragazzo parlando con i familiari si vanta del suo gesto eclatante: “Quale era il patto? Una botta? Ne ho fatte cinque!”. Ma lei lo rimprovera di “non aver preso il perno principale”. E ribadisce di volere la testa del capoclan o di suo figlio “O il padre o il figlio… o il padre o il figlio… non lo voglio dire più…”.
Antonio Genidoni dopo il duplice omicidio di Marano aveva capito che l’aria era diventata troppo pesante e temeva di essere arrestato per il clamore degli omicidi a raffica e degli attentati lungo l’asse Miano-rione Sanità. Ma non sapeva di essere intercettato e parlava liberamente nel suo appartamento a Milano dove era agli arresti domiciliari. E infatti conversando con Emanuele Esposito e un tale Gino che era in casa con loro dopo il duplice omicidio di padre e fratello di quest’ultimo dice: “Devo vedere non farmi arrestare adesso, se mi arrestano a me… è finita! Solo di non farmi arrestare …però quà non posso stare …perché quà sicuramente fanno qualche blitz mo!».
Antonio: “Maggià organizzà o Gi… devo scendere a Napoli”. Emanuele continua a piangere ed ad imprecare. Dice: “Emanuele …incomp…. schiattare la capa”.
Antonio: “Mo è schiattamm a cap pur a lor, mo e pigliamm a tutti quanti, uomini creature, femmine”.
Emanuele: “Incomp, carcerato ..mi devi morire tu… mo piglio le bombe è gliele butto nelle case sull’anima di Ciro… devo andare solo in galera mo! Mo prendo le bombe è gli uccido le creature ..incomp… sull’anima di Ciro…è inutile che piango ..non ci sta niente da fare”.
Antonio: “Mo scendo pure io”.
Gino: “Dove vai?”.
Emanuele: “Mo amma accirer tutta …incomp.. li dobbiamo sterminare tutta la famiglia…. le bombe… devo buttare le bome mo’! le bombe …non …incomp… le pistole ora!”.
Antonio: “Io non ho mai visto, sull’anima di mio fratello, come fanno la malavita questa gente, non l’ho mai visto in vita mia ..le pagano pure a sta gente le pagano pure”.
Emanuele: “Mo scennimm pur nui”.
Antonio: “Lascia stare, mo scendiamo noi!”.
Emanuele: “Dobbiamo solo sapere chi è… perché sta qualcuno che sta portando le imbasciate interno.. Antonio ’o frat…. credimi …credimi a me..qualcuno che o’ frat …tutta la tarantella ..credimi a me!”.
Antonio: “Emanuele”.
Emanuele: “Sono andati a pigliare a papà Antonio”.
Antonio: “Eh”.
Emanuele: “A mio fratello”.