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Channel: Cronache della Campania
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Rintracciata e denunciata la donna che ha accoltellato il suo compagno a Pianura

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pianura via vicinale santaniello

E’ stata rintracciata e denunciata con l’accusa di lesioni gravi la donna di 43 anni che oggi pomeriggio a Pianura ha accoltellato dopo una lite il suo compagno. L’episodio si è verificato in via Vicinale Sant’Aniello poco dopo le 17,30.L’uomo si chiama Stefano Alfano ed ha 45 anni. E’ stato operato all’ospedale san Paolo. E’ in prognosi riservata ma non in pericolo di vita. Secondo il racconto della donna tutto ancora da verificare, l’uomo l’avrebbe costretta con la forza ad entrare in casa. I due avevano litigato per futili motivi. ma una volta dentro la lite è continuata ed è degenerata. La donna ha afferrato un coltello da cucina e ha colpito il compagno all’addome.


Marano: funerali vietati per gli Esposito. Restano in cella i quattro “barbudos”

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omicidio marano

Sono stati vietati per motivi di ordine pubblico i funerali di Giuseppe Esposito e Fabio Esposito,rispettivamente padre e figlio uccisi sabato mattina nella loro auto officina di Marano. Il duplice omicidio è stata la risposta del clan Vastarella alla strage delle fontanelle del rione sanità di tre settimane fa quando a cadere sotto i colpi di Emanuele Esposito che è il figlio di Giuseppe e fratello di Fabio, furono Giuseppe Vastarella e il cognato Salvatore Vigna mentre altri tre rimasero feriti. Per quella strage l’altro giorno ono stati arrestati in quattro e  ieri mattina i gip di Milano, Napoli e Santa Maria Capua Vetere hanno convalidato i fermi a carico dei presunti esponenti del gruppo Genidoni. Restano in cella Antonio Genidoni, Emanuele Esposito, Addolorata Spina, Enza Esposito, ritenuti responsabili del duplice omicidio (e del triplice ferimento) consumato lo scorso 22 aprile all’esterno del circoletto delle Fontanelle.

I Casalesi gestivano scommesse e gioco on line: 11 arresti. Coinvolti anche funzionari di banca

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carabinieri blitz

Blitz dei carabinieri del Ros di Napoli, distaccamento di Caserta, contro un`articolazione del clan dei casalesi vicina a Michele Zagaria, detenuto in carcere.Le manette sono scattate ai polsi di 11 persone, ritenute responsabili di associazione mafiosa, estorsione, gestione illecita del gioco d`azzardo on line e raccolta illegale di scommesse su eventi sportivi. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Napoli.Le indagini condotte dagli uomini del ROS hanno accertato la gestione monopolistica, da parte del sodalizio, di sale giochi, centri scommesse ed internet point in alcuni comuni del casertano nonché l`imposizione e la distribuzione esclusiva di slot machines illecitamente modificate. Sono state inoltre documentate numerose estorsioni in danno di imprese ed attività commerciali e modalità di riciclaggio dei proventi attuate con il concorso di funzionari di banca compiacenti in favore di prestanome del clan.

Sequestrato in Puglia il tritolo che doveva servire ad uccidere il Procuratore Capo di Napoli, Giovanni Colangelo

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colangelo

Sarebbe stato utilizzato per ammazzare il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo il tritolo sequestrato nel barese alcuni giorni fa. La notizia è stata rivelata agli inquirenti della Dda di Bari da un collaboratore di giustizia vicino alla Sacra Corona Unita ma originario del napoletano il quale, in cella, alla fine del 2015, sarebbe entrato in contatto con uomini della Camorra che parlavano di un agguato al magistrato. Sulla vicenda indaga il pm Antimafia barese Roberto Rossi, che ha coordinato anche le indagini che hanno portato al sequestro dei 550 grammi di esplosivo letale, nascosto sotto un albero, di fronte al cancello della tenuta di un boss di Gioia del Colle (Bari), il trafficante di armi Amilcare Monti Condesnitt, il quale per questa vicenda è ora in carcere con altre 4 persone. E proprio a Gioia del Colle, stando alle dichiarazioni del pentito, sarebbe dovuto avvenire l’attentato. Il clan che lo stava progettando aveva infatti studiato gli spostamenti di Colangelo fra Puglia e Campania e avrebbero colpito a Gioia, dove il capo della Procura di Napoli abita.Avevano mantenuto il riserbo sull’utilizzo del tritolo sequestrato lo scorso 29 aprile gli investigatori della Squadra mobile di Bari che sabato scorso, 7 maggio, avevano diffuso ai giornalisti alcuni particolari sull’ operazione. Oltre a Monti Condesnitt erano stati sottoposti a fermo il suo braccio destro, Francesco Paolo Ciccarone, di 40 anni di Santeramo in Colle (Bari), Antonio Saponaro, di 35 di Bari, Giuseppe Piscopo, di 24 di Bitonto (Bari) e il Paolo Paterno, di 33 di Bari. I cinque – fu riferito – erano accusati di detenzione e porto di armi da sparo ed esplosivo. Le indagini, coordinate dalla Dda, furono avviate dopo il tentato omicidio di Giuseppe Drago, compiuto il 14 febbraio scorso nel quartiere San Pio di Bari. Gli inquirenti hanno ricostruito il contesto nel quale sarebbe maturato l’agguato: contrasti tra gruppi criminali per il controllo delle attività illecite, in particolare fra pregiudicati vicini al clan Strisciuglio, di cui anche la vittima fa parte, e il gruppo contrapposto, vicino agli odierni fermati. Grazie alle intercettazioni ambientali disposte nell’ambito delle indagini sul tentato omicidio, gli agenti hanno scoperto l’acquisto e il trasporto dei 550 grammi di tritolo insieme con una pistola semiautomatica Tokarev calibro 7,65 con caricatore e munizionamento.

Riciclavano i soldi del clan Zagaria: indagati sei tra funzionari e dipendenti di banche del casertano

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Money that the German customs agency Zoll seized during an anti-money laundering operation is displayed before the agency's annual statistics news conference at the finance ministry in Berlin March 16, 2012.   REUTERS/Thomas Peter (GERMANY  - Tags: BUSINESS)

Sei tra funzionari e impiegati di vari istituti di credito operanti nel Casertano indagati perché – secondo gli investigatori – avrebbero riciclato centinaia di migliaia di euro provenienti dalle attività illecite della cosca guidata dal boss Michele Zagaria: è il risvolto più rilevante dell’inchiesta della Dda di Napoli sull’ala più imprenditoriale del clan dei Casalesi, l’ultimo anello di una catena di indagini che negli ultimi mesi ha portato in carcere politici e amministratori, tutti al servizio, secondo gli inquirenti, di Michele Zagaria e dei suoi fedelissimi. L’indagine effettuata dai carabinieri del Ros, denominata Zenit, ha chiuso il cerchio indagando sui canali di riciclaggio usati dal clan di Zagaria, e scoprendo come gli addetti di alcune filiali di vari istituti bancari di comuni del Casertano fossero pronti ad aprire conti-correnti e linee di credito a persone riconducibili al clan, pur sapendo con chi stavano facendo affari; le società bancarie non risultano invece essere coinvolte. I sei funzionari e impiegati indagati sono stati raggiunti questa mattina, con altre 10 persone, dall’avviso di conclusione indagine per reati di concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e intestazione fittizia di beni con l’aggravante mafiosa. Le ordinanze in carcere sono state invece emesse per i luogotenenti di Zagaria, quasi tutti già detenuti. Tra gli affari controllati, la gestione in vari comuni del Casertano di centri scommesse e internet point, nonché dell’installazione in bar e locali delle slot machine, spesso modificate e prive di qualsiasi nulla osta e autorizzazione. I carabinieri guidati dal tenente colonnello Gianluca Piasentin hanno poi sequestrato beni mobili e immobili riconducibili agli indagati per 4 milioni di euro.

Napoli: rapinatore a 15 anni. Arrestato al Ponte di Casanova

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Gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale hanno arrestato un ragazzo di 15 anni, responsabile del reato in concorso di rapina aggravata. Ieri mattina i poliziotti nel transitare a Piazza Nazionale hanno notato una donna urlare e che inseguiva un giovane con il viso coperto da una scalda collo. Gli agenti hanno immediatamente raggiunto e bloccato il ragazzo in via Calata Ponte di Casanova trovandolo in possesso di un telefono cellulare e di un manganello in ferro. Poco prima il baby rapinatore insieme ad un complice avevano avvicinato la donna rapinandole il cellulare con la minaccia di un manganello. I poliziotti hanno arrestato il 15enne che ora si trova presso il Centro di Prima Accoglienza dei Colli Aminei mentre proseguono le ricerche del complice. Il telefono cellulare e’ stato restituito alla vittima mentre il manganello e’ stato sequestrato. ?

I clan della camorra già avevano fatto sopralluoghi per compiere l’attentato nei confronti del procuratore Colangelo

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La pianificazione dell’attentato al procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo, sarebbe passata attraverso una serie di sopralluoghi sul percorso dal casello autostradale del capoluogo campano alla casa del magistrato a Gioia del Colle. Lo avrebbe rivelato agli inquirenti baresi un pentito. Camorristi avrebbero cioè avviato una serie di ispezioni di luoghi idonei a tendere l’agguato a Colangelo, individuando infine proprio la sua città nel barese. Stando a quanto riferito dal collaboratore di giustizia, il boss di Gioia, Amilcare Monti Condesnitt gli avrebbe anche confidato di essere entrato in contatto con alcuni camorristi, dicendosi preoccupato delle conseguenze. L’indagine sul pericolo di un attentato al procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo, si è intrecciata con quella della Squadra mobile di Bari che indagava su due agguati al quartiere San Pio commessi nel febbraio scorso. Durante gli accertamenti sui due fatti di sangue collegati a una guerra tra clan locali, gli investigatori, coordinati dalla Dda di Bari, sono infatti entrati in possesso del verbale di questo pentito. L’uomo, a quanto si apprende, avrebbe riferito proprio i nomi delle persone su cui la polizia stava indagando. Intercettando poi il trasporto del tritolo da Bitonto a Gioia del Colle, gli investigatori hanno quindi messo in correlazione i due fatti e hanno deciso di intervenire d’urgenza con i cinque provvedimenti di fermo. Secondo la Squadra Mobile, coordinata nella indagini dal pm della Dda Roberto Rossi, la camorra avrebbe commissionato l’acquisto di esplosivo e poi anche supporto nell’attentato proprio a Monti Condesnitt, poi arrestato per il tritolo nascosto all’esterno della sua tenuta. Non vi sarebbero, nelle dichiarazioni del pentito, riferimenti espliciti al tritolo come arma per uccidere Colangelo e alle modalità di esecuzione dell’attentato, ma gli inquirenti baresi non credono che si tratti di una pura coincidenza. Sulla vicenda i magistrati di via Nazariantz mantengono il massimo riserbo trattandosi di una indagine appena avviata e coperta da segreto

Arrestato il boss “fantasma” Stefano Accurso. Era a Qualiano

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Il boss latitante Umberto Accurso

Il “fantasma” alla fine si è materializzato. Colpo al clan di Secondigliano della Vanella Grassi: i carabinieri hanno arrestato a Qualiano il latitante Umberto Accurso. È ritenuto il mandate dell’attentato intimidatorio contro la caserma dei carabinieri di Secondigliano. Si era rifugiato in un appartamento di Qualiano. Forse l’ennesimo nascondiglio per sfuggire all’arresto dal 2014. Ma i carabinieri del nucleo investigativo di Napoli lo hanno individuato e arrestato. In manette è così finito Umberto Accurso, 24 anni, di Secondigliano, inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi. Accurso non ha aperto ai militari che hanno dovuto sfondare la porta blindata dell’appartamento.  Il nome di Umberto Accurso – il latitante 24enne arrestato oggi a Qualiano – fu fatto nelle scorse settimane subito dopo la sparatoria contro la caserma dei carabinieri di Secondigliano quando gli investigatori avviarono le indagini per identificare chi avrebbe potuto ordinare il raid compiuto con l’esplosione di alcuni colpi d’arma da fuoco. A carico di Accurso, nonostante la sua giovane età, c’erano quattro ordinanze di custodia cautelare. I carabinieri da tempo erano sulle sue tracce ed erano sicuri che non era molto lontano dal quartiere di Secondigliano. Quindi lo hanno rintracciato nell’appartamento di Qualiano dove hanno fatto il blitz. Gli investigatori hanno circondato il palazzo preludendo ad Accurso ogni possibilità di fuga


Agguato a Soccavo: ucciso Stefano Adamo

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Agguato a Napoli in una via al confine tra Soccavo e  Fuorigrotta. Stefano Adamo, alla guida di un’auto assieme a una persona, in via Antonino Pio, e’ stato affiancato da due sicari a bordo di uno scooter. Il passeggero della moto ha sparato alcuni colpi di pistola. Adamo e’ riuscito a guidare fino all’ospedale San Paolo, dove pero’ e’ deceduto poco dopo. Sull’accaduto indaga la polizia.Stefano Adamo, 42 anni, è stato ucciso con una raffica di proiettili, gran parte dei quali lo hanno raggiunto all’ addome. Adamo aveva diversi precedenti penali, ma non recenti, per reati contro il patrimonio ed altro. In Via Antonino Pio, sul luogo dell’ agguato sono giunti gli agenti del commissariato San Paolo e del commissariato Bagnoli, ma le indagini vengono ora condotte dai Carabinieri.

Adamo vittima della faida flegrea: era un dei reduci del clan Grimaldi

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Stefano Adamo, 42 anni, aveva precedenti penali per associazione per delinquere di stampo camorristico, spaccio di droga, violenza e resistenza a pubblico ufficiale ed era legato al clan Grimaldi di Soccavo. Il suo omicidio secondo gli investigatori rientra nella faida in atto nella zona flegrea di Napoli e che vede contrapposti da un lato la nuova alleanza dei Sorianiello-Lago-Romano-Giannelli da una parte  e i Vigilia-Pesce-Marfella dall’altra. Faida che già ha lasciato sul selciato tre morti e numerosi feriti dall’inizio dell’anno tra cui il figlio minorenne del boss Alesandro Giannelli. I carabinieri stanno ricostruendo i suoi legami con i clan attivi nell’area occidentale e flegrea. Adamo nel giugno del 2008 era stato stato raggiunto in carcere da un’ordinanza di custodia cautelare per estorsione compiuta ai danni di un’impresa edile a Pianura insieme con il ras Antonio Scognamiglio e Antonio Delle Donne.  Era stato processato con il rito abbreviato usufruendo dello sconto di pena ed era uscito dal carcere da non molto tempo. Adamo era a bordo di una utilitaria “Citroen”, in compagnia di un cugino, anche lui pregiudicato. All’incrocio tra via Antonino Pio e via Adriano l’auto è stata affiancata da uno scooter con due sicari a bordo, che hanno esploso una decina di colpi. Almeno due hanno ferito Adamo. A trasportarlo all’ospedale “San Paolo” è stato lo stesso cugino, che poi ha abbandonato l’auto poco distante.

 

Tentano di violentare e rapinare una turista francese: arrestati Tolomelli e Lauritano

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Due pregiudicati sono stati arrestati dalla Polizia dopo un tentativo di rapina ad una giovane francese all’ alba di oggi. Giovanni Tolomelli, 42 anni, residente nel Quartiere Stella, imparentato con la famiglia di malavitosi del Rione Sanità, e Vincenzo Lauritano, 35, residente nel quartiere San Carlo Arena, in sella a un motociclo hanno avvicinato poco prima delle 5 in via Pessina una ragazza francese di 24 anni che stava rincasando. La ragazza ha raccontato agli agenti del Commissariato Dante di aver scambiato qualche parola con i due e di essere poi entrata nell’ androne dello stabile dove risiede. Tolomelli l’ aveva seguita e, dopo aver richiuso il portone, l’ aveva minacciata con un coltello a serramanico e poi ripetutamente palpeggiata, tentando di rapinarla della borsa e del telefono cellulare. Le urla della 24 enne e la sua resistenza hanno spinto il pregiudicato a desistere. Tolomelli è risalito sul motociclo, sul quale lo attendeva il complice, ed è fuggito in direzione di via Avvocata. Grazie alle telecamere di videosorveglianza installate nella zona la Polizia ha identificato Lauritano e lo ha bloccato poco dopo. Raggiunto e bloccato anche Tolomelli, che è stato riconosciuto, insieme al complice, dalla giovane francese. La 24 enne è stata colta da malore in seguito allo choc subito. Il motociclo ed il coltello a serramanico utilizzato da Tolomelli sono stati sequestrati. Il pregiudicato, oltre che di tentata rapina aggravata e porto di arma da taglio, deve rispondere di violenza sessuale ed è stato trasferito nel carcere di Poggioreale insieme a Lauritano.

Gli investigatori smentiscono la notizia della cattura di Marco di Lauro

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 Si tinge di giallo la notizia della cattura di Marco Di lauro, il figlio di Ciruzzo ‘o milionario. Nel pomeriggio si era diffusa la voce della sua cattura nel corso di un’operazione congiunta di polizia e carabinieri. ma la notizia è stata smentita dagli stessi investigatori dopo una mezz’ora. Continua quindi la caccia all’ultimo super latitante della camorra napoletana. Marco Di Lauro,  latitante dal 7 dicembre 2004 ed inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi d’Italia.

“Umberto”, “Umberto”, baci e grida per salutare il boss Accurso catturato oggi. GUARDA IL VIDEO

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“Umberto”, “Umberto”, grida, baci delle donne di Scampia e dei tanti affiliati, amici e parenti che erano venuti a salutarli allesterno della Caserma Pastrengo dei carabinieri. Così Umberto Accurso, uno dei due super latitanti della camorra napoletana è uscito intorno alle 18,oo di oggi per andare nel carcere di Poggioreale. Barba incolta e dimagrito rispetto alle foto in possesso delle forze dell’ordine. E’ stato arretatato intorno alle 13, 30 di oggi a Qualiano. Accurso si nascondeva in un appartamento protetto dalla porta blindata. Era ricercato dal 2014. E’ inseguito da 4 ordinanze di custodia cautelare per omicidi, traffico di droga, associazione di tipo mafioso, estorsioni, minacce e altro. Accurso è considerato il reggente del clan della Vinella Grassi, attivo nell’area nord e tre i maggiori fornitori di droga nelle piazze dello spaccio di tutta Napoli.Ventitre anni, sposato e padre di due bambini, Umberto Accurso è considerato uno dei soggetti più pericolosi fino ad oggi ancora in libertà. A Qualiano si nascondeva in un covo offertogli da un fiancheggiatore, attualmente ricercato e indagato per favoreggiamento personale. Non era armato.Quando i carabinieri del Nucleo investigativo dell’Arma hanno bussato alla sua porta per catturarlo non ha aperto. E’ stato necessario sradicare letteralmente la porta blindata dai cardini delle murature per raggiungerlo. Umberto è considerato il mandante dell’attentato alla caserma dei carabinieri di Secondigliano del mese scorso. Il Tribunale aveva tolto i figli alla moglie perché il fratello  Antonio è un pentito e quindi secondo la giustizia i piccoli erano in pericolo.  La notte seguente alla notifica del provvedimento alla donna ci fu l’attentato ai carabinieri. La scorsa settimana la donna ha accettato la proposta del Tribunale che le ha restituito i figli a patto che andasse in una località protetta con loro.

Omicidio Arrivoli: fermato l’uomo che aveva cercato di seppellirla

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C’è una svolta nell’inchiesta per l’omicidio di Giovanna Arrivoli, la 41 enne di Melito massacrata di botte, poi uccisa a colpi di pistola e seppellita alla periferia del paese. C’è un fermato. Si tratta dell’uomo che avrebbe cercato di sotterrare al man peggio il cadavere della donna con un piccone e una pala. Attrezzi lasciati sul posto  e che lo hanno indotto a dileguarsi in fretta probabilmente per l’arrivo di qualcuno. L’uomo è in stato di fermo su disposizione dei pm Gloria Sanseverino e Vincenza Marra della Dda di Napoli che stanno coordinando le indagini. Al suo fermo si è arrivati attraverso un dettagliato lavoro di intelligence. Ricostruendo i contatti delle chat e i tabulati telefonici della vittima anche se il suo cellulare non è stato trovato. Ma anche attraverso le impronte digitali che l’uomo ha lasciato sugli attrezzi utilizzati e altre tracce lasciate sul posto. Si tratta di un pregiudicato della zona.

Per Umberto Accurso pronto il regime di carcere duro. E su Facebook la pagina dedicata alla famiglia con oltre mille “like”

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umberto accurso primo piano

Con la cattura di Umberto Accurso si chiude una pagina della lotta alla camorra napoletana, quello dei giovani spietati di Scampia e Sconsigliano. Ma la caccia continua così come la lotta. C’è l’altro boss “fantasma” da catturare: Marco Di Lauro, il figlio di Ciruzzo ‘o milionario di cui ieri si era diffusa la notizia della sua cattura. Poi smentita dagli inquirenti. Umberto Accurso è da ieri rinchiuso nel carcere di Secondigliano ma presto potrebbe essere trasferito al carcere duro in una struttura di massima sicurezza lontana dal suo quartiere. Il carisma di boss spietato nonostante la sua giovane età da anni fa il giro del web. “Umbertino” come lo chiamano nel quartiere è uno che comanda e decide sulla vita delle persone in modo spietato e crudele. Ma è anche amato dai tanti che con lui vivevano e vivono grazie allo spaccio 24 ore su 24 di droga. Non a caso su Facebook c’è una pagina dedicata alla moglie e ai suoi figli, con tanto di fotografie prese dall’album di famiglia, scatti di vita privata con i piccoli sorridenti sul divano damascato, nel bagno arredato con ori e rasi, e sul letto con drappeggi e sete. Tutto in perfetto stile Gomorra.Ci sono 1247 “Like” come segno tangibile di rispetto al boss che non viene mai nominato in prima persona. Dai commenti si capisce come il quartiere gli sia solidale “Noi siamo tutti con voi non temete, non siete soli, ora pensate a godervi questo momento… piano piano aggiusteremo anche le altre cose e ritornerete sotto il cielo di Napoli dove noi tutti vi aspettiamo… è qui il vostro posto. Vi amiamo”., il riferimento è alla vicenda dei figli prima sottratti alla mamma e poi riassegnati. Vicenda che ha determinato il clamorso assalto alla Caserma dei Carabinieri di Secondigliano decisa, secondo alcune intercettazioni telefoniche nelle mani degli investigatori, proprio dallo stesso Umberto Accurso che avrebbe guidato in prima persona il commando che esploso le 38 pallottole contro i muri della caserma. “Tutta Secondigliano li ama e li aspetta”, si legge nei messaggi rivolti alla giovane moglie. E ancora: “Qui tutti li vogliamo, li amiamo e mai nessuno potrebbe fargli del male, il male a questi bambini lo state facendo voi credendo alle parole del loro zio”.


Adamo: un agguato firmato dai Sorianiello. La vittima era parente del boss Grimaldi “Settirò”

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luogo omicidio adamo con vittima

L’omicidio di Stefano Adamo rientra nella faida in atto nella zona flegera. Nei sono convinti gli investigatori che indicano la sua uccisione come un ulteriore segnale di guerra dell’alleanza tra i gruppi Sorianiello-Romano-Giannelli e del Rione Traiano contro i Vigilia-Pesce-Marfella. quello di Adamo per gli investigatori sarebbe un agguato firmato dai Sorianiello che comandano in quella zona. La vittima a Soccavo abitava in via Croce di Piperno, ma da quattro mesi si era trasferito a Quarto. Nel quartiere d’origine si vedeva poco Stefano Adamo, imparentato con i Grimaldi in quanto un fratello ha sposato una sorella del boss detenuto Ciro “Settirò”, quest’ultimo storicamente sempre legato ai Vigilia. La sua eliminazione, in pieno giorno, è il segnale di forza del gruppo che ha ormai preso il sopravvento nella zona flegrea anche perché si è creata una sorta di super alleanza con i Puccinelli-Cutolo-Petrone del rione Traiano e federati con i Cesi-Baratto di Fuorigrotta. La faida in atto nella zona è iniziata con il ferimento di Salvatore Romano a Pianura, a novembre, fino all’omicidio di Giuseppe Perna detto “Viglione” del 5 marzo scorso in un pub di via Cannavino. Dentro questa esclation criminale ci sono una serie di “stese” dimostrative di killer armati nei quartieri di Soccavo e Pianura ma anche la bomba carta fatta scoppiare in via Cavalleggeri d’Aosta e il lancio di bottiglie molotov con le quali fu fatta incendiare la saracinesca del bar del padre del boss, all’epoca ancora latitante, Alessandro Giannelli. Il 5 febbraio ci fu l’omicidio di Pasquale Zito avvenuto a pochi passai dalla sua abitazione tra via Maiuri e via Morandi. Anche questo omicidio viene imputato al gruppo Giannelli. E ancora il conflitto a fuoco del 20 marzo scorso prima tra i componenti dei due clan e  poi con la polizia in via  Giorgio dei Gracchi, conclusosi con l’arresto per detenzione in concorso di armi da fuoco di Nunzio Spina, 51 anni ex pentito di Forcella residente ad Afragola e ritenuto legato ai nuovi boss di Pianura, l’alleanza Romano- Lago-Sorianiello-Giannelli. E poi ancora l’agguato fallito due giorni dopo contro il ras  di Pianura, Vincenzo Foglia e il figlio Alfredo sfuggiti ad un agguato mortale nei pressi di un circolo ricreativo in via Duca d’Aosta. Per finire con il clamoroso agguato del primo maggio contro il figlio minorenne del boss Alessandro Giannelli. Una situazione esplosiva insomma e che ieri ha lasciato sul selciato un’altra vittima.

 

 

(nella foto il luogo dell’omicidio e nel riquadro la vittima Stefano Adamo)

 

La banda di minorenni che compiva rapine nei supermercati di Napoli e Provincia tradita da facebook: 4 arresti

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I carabinieri della compagnia di Napoli Poggioreale hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare (con il collocamento in comunità) emessa dal gip presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli, su richiesta della locale Procura per i minorenni, nei confronti di quattro persone (tre minorenni e uno divenuto maggiorenne nel corso dell’indagine), accusati di concorso in rapina aggravata e ricettazione. Fondamentale l’indagine sui social network. L’analisi dei profili e delle fotografie postate dagli indagati ha fornito agli accertamenti spunti esplorativi e conferme, che – secondo gli investigatori – hanno rafforzato e consolidato il quadro indiziario. In base a quanto riferito dai carabinieri, sul conto dei quattro indagati sussistono gravi indizi di colpevolezza in merito a sette rapine a mano armata commesse tra marzo e maggio 2015 a discount ubicati a Napoli, quartiere San Giovanni a Teduccio, e nei comuni di Volla, San Giorgio a Cremano e Cercola. Durante un servizio di pattuglia in zona Poggioreale, un militare, che aveva visionato qualche giorno prima la sequenza di una rapina ripresa dalle telecamere poste a sorveglianza dell’esercizio, osservando un’area parcheggio di motocicli ha riconosciuto (notando piccoli dettagli come la leva del freno piegata e la sella strappata) lo scooter utilizzato dai malviventi. Da quel momento l’indagine condotta dai carabinieri, sotto il coordinamento dell’autorità giudiziaria, anche con l’ausilio di mezzi tecnici, ha permesso l’identificazione dei quattro e la riconducibilità del gruppo alla commissione seriale di rapine a mano armata. L’indagine si inserisce in un ampio fronte investigativo sulle rapine a mano armata ai danni di esercizi commerciali portato avanti dai carabinieri del Nucleo Operativo della compagnia di Poggioreale, coordinati nelle varie tranches dalla Procura per i Minorenni e dalla Procura Ordinaria di Napoli. Attività che negli ultimi mesi ha permesso complessivamente di scoprire 17 rapine ai danni di esercizi commerciali ubicati a Napoli Cercola, Portici, San Giorgio a Cremano, Sant’Anastasia e Volla, ed arrestare, in flagranza di reato ed in esecuzione di misure cautelari, 12 soggetti (tra cui 6 minori)

Arrestato nel Casertano il nipote del boss Eduardo Contini

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Era nascosto in una villetta affittata da un prestanome nel Casertano, Ciro Contini 28 anni, nipote del boss Edoardo, detto ‘o romano’, uno dei capo clan piu’ temuti a Napoli nei decenni scorsi e amante del lusso. Ciro Contini e’ un affiliato di spicco al clan Sibillo, una delle cosche che stanno dando vita alla contrapposizione armata nel quartiere di Forcella a Napoli. I carabinieri lo hanno trovato in via Fanello, a Pescopagano. Era irreperibile dal febbraio 2016 e destinatario di una misura cautelare per 416 bis, tentato omicidio aggravato, estorsione, ricettazione e porto abusivo di armi.

Napoli, minacciano di morte un debitore: arrestata coppia di coniugi

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volante polizia

Una coppia di coniugi è stata arrestata a Napoli per aver minacciato di uccidere un uomo a cui aveva prestato del denaro che ancora non aveva restituito. È successo a Napoli, dove il 43enne Luigi D’Oriano e la 39enne Lucia Spinola sono indiziati di tentata estorsione in concorso. La vittima del reato, un 35enne del posto, aveva contratto un grosso debito con la coppia che da tempo gli aveva prestato del denaro con un alto tasso di interesse. A gennaio aveva quindi consegnato alla coppia degli assegni a firma della madre e di un amico dimostrando di voler estinguere progressivamente il debito. Gli assegni non erano però coperti e la coppia aveva iniziato a lanciare serie minacce. Ieri pomeriggio i coniugi hanno incontrato l’uomo, minacciandolo di morte, intimandogli di consegnare il denaro entro la sera: in caso contrario lo avrebbero ucciso. Il 35enne si è sentito male ed è dovuto ricorrere alle cure dei sanitari del Fatebenefratelli. La coppia, già nota agli investigatori di San Ferdinando per i numerosi precedenti, è stata intercettata in Vico San Nicola alla Carità su una moto e senza casco. I coniugi hanno provato a fuggire ma sono stati inseguiti, raggiunti e bloccati. La coppia è stata sottoposta a fermo. L’uomo è stato condotto alla Casa Circondariale di Napoli-Poggioreale, la moglie in quella femminile di Pozzuoli.

Il boss Umberto Accurso durante la latitanza scrisse una canzone per il figlio “A’ libertà”. GUARDA IL VIDEO

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Dopo il boss poeta, Aldo Gionta di Torre Annunziata si scopre il boss autore di testi neomelodici. E’ proprio Umberto Accurso, uno dei cento latitanti più pericolosi d’Italia, catturato ieri pomeriggio a Qualiano. Il reggente della Vanella Grassi ha scritto una canzone per il figlio. Il boss Umberto Accurso, 24 anni è colui che secondo gli investigatori, ha sparato nei giorni scorsi numerosi colpi d’arma da fuoco contro la caserma dei carabinieri del quartiere Secondigliano a Napoli. Accurso è stato arrestato dai carabinieri in un appartamento di Qualiano. Secondo una delle ipotesi investigative, la sparatoria sarebbe stata una vendetta di Accurso contro lo Stato ritenuto dal reggente colpevole di avere sottratto a lui e alla sua compagna i figli. Una decisione presa per proteggere i bambini da eventuali ritorsioni visto che il fratello di Accurso, Antonio, è diventato collaboratore di giustizia. La donna, infatti, avrebbe rifiutato il programma di protezione. Il brano scritto dal presunto reggente della Vanella Grassi, intitolato “‘A libertà” e dedicato al figlio, è stato poi cantato dal neomelodico Anthony. “Tu non lo sai che si prova a stare lontano dalla famiglia, con una moglie e un figlio che non posso mai abbracciare”, recita un brano della canzone.

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