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Channel: Cronache della Campania
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Ciro Contini era diventato il nuovo capo dei Sibillo

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Con l’arresto di Pasquale Sibillo, conosciuto come il baby boss di Forcella, avvenuto il 5 novembre 2015, e l’uccisione del fratello Emanuele, in un agguato di camorra consumato il 2 luglio dello stesso anno, Ciro Contini, 27 anni, nipote di Edoardo, detto ‘o romano, il ras del Vasto, attualmente detenuto, avrebbe assunto il ruolo di reggente del clan, attivo anche nella zona della Maddalena, dei Tribunali. Per inquirenti ed investigatori, nel tempo, il giovane avrebbe mostrato spessore criminale, agendo in questa parte del centro storico, a viso scoperto senza nascondersi e partecipando in prima persona anche ad un tentato omicidio non consumato solo per la reazione della mancata vittima, che doveva essere punita con la morte per avere tradito il rapporto di affiliazione al gruppo malavitoso. Proprio quest’ultimo, che era sfuggito alla morte rifugiandosi in un commissariato, lo avrebbe indicato a capo della cosca. Per questa vicenda, accaduta tra il 23 ed il 24 gennaio scorso, Ciro Contini ne viene indicato quale mandante, ispiratore e esecutore materiale. Oltretutto, fatto commesso dal pregiudicato in regime di detenzione domiciliare, per un arresto eseguito alla fine del 2015. In seguito a quell’episodio, la polizia ha trovato e sequestrato un potente arsenale e un grosso quantitativo di sostanza stupefacente, il cui possesso e’ stato ricondotto al ventisettenne residente in via Marigliano. L’accusatore, inserito nel “sistema” formato dalle famiglie malavitose dei Licciardi e dei Contini, ha raccontato agli investigatori anche di avere custodito per conto del clan Sibillo un trolley, con all’interno diverse armi e alcune centinaia di cartucce. Alcune di queste lo stesso Contini le chiamava con il nome delle figlie della mancata vittima, a dimostrazione di quanto ci tenesse a loro. L’uomo ha poi raccontato di avere conosciuto Ciro Contini qualche mese prima, presentatogli da uno zio, anch’egli implicato con la camorra di Secondigliano.


Traffico di droga tra Marano, Ischia e il Vomero: 18 arresti nel clan Polverino

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carabinieri

I Carabinieri della Compagnia Vomero hanno dato esecuzione a un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dal Gip di Napoli, su richiesta della Dda a carico di 18 persone ritenute responsabili di promozione e partecipazione a due associazioni finalizzate al traffico e allo spaccio di stupefacenti attive a Marano di Napoli, nei quartieri partenopei del Vomero e dell’Arenella e sull’Isola d’Ischia. Nel corso di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli i militari dell’Arma hanno accertato che la prima associazione, riconducile alla famiglia ”Nettuno”, attiva a Marano e contigua al clan ”Polverino”, era dedita allo spaccio di ingenti quantitativi di stupefacenti acquistati in Spagna grazie alla mediazione di un latitante rifugiato nella penisola iberica e tratto in arresto dopo oltre tre anni di latitanza. La seconda associazione, attiva al Vomero-Arenella e sull’isola di Ischia, era dedita allo spaccio di stupefacenti che nei mesi invernali venivano spacciati al Vomero mentre nei mesi estivi nelle aree di villeggiatura sull’isola verde.

Uccisero il cognato dei Misso: i due killer “si risparmiano” l’ergastolo

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Avevano ucciso Graziano Borrelli, genero del boss della sanità, Giuseppe Misso, ma si sono “risparmiati” l’ergastolo al quale già erano stati condannati in primo grado grazie alla bravura dei loro avvocati difensori. La Corte d’Assise d’Appello ha infatti condannato a “soli” 20 anni di carcere Ferdinando Schlemmer e Raffaele Riccio. I due insieme con altri complici tra cui i due pentiti Gennaro Panzuto e Salvatore Torino avevano ucciso Graziano Borrelli il 23 febbraio 2006 all’interno di un circolo ricreativo di via Gabella. L’omicidio maturò nella faida interna al clan Misso con gli scissionisti del disciolto clan Torino al quale erano appunto legati i due imputati.In primo grado con il rito abbreviato avevano ricevuto il massimo della pena perché incastrati dalle dichiarazioni degli ex amici pentiti e poi loro stessi avevano confessato l’omicidio per ottenere uno sconto di pena che non arrivò. E’ arrivato invece nel processo di secondo grado perché gli avvocati difensori, i penalisti Roberto Saccomanno e Mario Bruno per Riccio, Carlo Ercolino per Schlemmer, hanno depositato in Corte d’Assise d’Appello la sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che nel 2012 ha scritto che chiunque venga condannato a meno di cinque anni per un reato in continuazione con un’altra pena non può essere condannato all’ergastolo se scegli l’abbreviato, pur senza l’isolamento diurno. Ed era proprio il caso di Riccio e Schlemmer. I difensori leggendo la sentenza di primo grado hanno dimostrato che i due erano stati condannati all’ergastolo senza isolamento, con una pena in continuazione per armi inferiore ai 5 anni, e questo non era possibile. Avrebbero in pratica dovuto avere trent’anni di carcere. E così è stato. Anche il pg aveva chiesto per loro l’abbassamento della pena e poi i due hanno confessato e per questo hanno anche avuto le attenuanti generiche e la condanna è stata di venti anni di reclusione.

Arrestato a Casal di Principe il fratello di Bidognetti

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polizia

In manette il 55enne Michele Bidognetti, fratello di Francesco e, per gli investigatori, attuale capo della fazione Bidognetti del clan dei Casalesi. Ad arrestarlo gli agenti della Squadra mobile della Questura di Caserta.L’uomo deve scontare una pena detentiva di tre anni e tre mesi si reclusione per rapina e minacce, con l’aggravante del metodo mafioso. Reati commessi a Casal di Principe, roccaforte del clan.Il provvedimento restrittivo è stato emesso dalla procura generale della Repubblica presso la Corte di Appello di NapoliBidognetti – si legge in una nota – è stato bloccato presso l’attuale dimora a Casal di Principe e condotto presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere. Proprio in ragione dei suoi precedenti e della pericolosità sociale, era attualmente sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune del Casertano.

Subito libero l’uomo accusato di aver sotterrato il cadavere di Giovanna Arrivoli

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Nuovo colpo di scena nelle indagini sull’omicidio di Giovanna Arrivoli, detta ” Gio”, la donna ucciso e sotterrata alla periferia di Melito per uno sgarro nel mondo della droga.  Torna in libertà Mauro Mannino fermato dai carabinieri poche ore dopo la scoperta del delitto con l’accusa di occultamento di cadavere, reato reso ancora più pesante per l’aggravante mafioso. Il gip Sebastiano Napolitano, presso il Tribunale di Nola, accogliendo la tesi difensiva degli avvocati Celestino Gentile e Luigi Senese,  non solo non ha convalidato il fermo ritenendo  davvero insussistenti i gravi indizi, ma ha anche disposto l’immediata scarcerazione di Mauro Mannino

Boom di visualizzazioni su Youtube della canzone scritta dal boss Accurso. Il neo melodico Anthony spiega: “L’ho scritta io”

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In una sola giornata le tre versioni della canzone “A’ libertà” che si trovano sul canale YouTube hanno raddoppiato le visualizzazioni. Ora sono oltre 200mila. Un successo inaspettato per il neo melodico Anthony. La canzone secondo quanto diffuso dagli investigatori ieri attraverso le agenzie di stampa, sarebbe stata scritta durante la sua lunga latitanza dal boss della Vinella Grassi, Umberto Accurso e dedicata al figlio. Oggi l’edizione napoletana del quotidiano Repubblica ha interpellato il neo melodico Anthony che ha spiegato: “Ho scritto io questa canzone insieme a Gianluigi, il collega che canta con me. Non so come possa essere nata questa storia. Umberto Accurso non lo conosco proprio, forse posso aver lavorato con i suoi familiari. Non ho mai avuto alcun rapporto con la malavita. Può capitare che io possa cantare per persone che fanno certe cose, ma faccio sempre e solo il mio lavoro di artista”.

Bomba distrugge le serrande della pizzeria “Vestuso” a Poggioreale

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Gli investigatori non hanno dubbi nell’indicare la matrice camorristica nell’attentato che l’altra notte ha distrutto le serrane e parte dell’arredamento della nota pizzeria “Vestuso” in via Cupa Principe a Poggioreale. “Non ho mai ricevuto richieste di pizzo”, ha ripetuto alla polizia il titolare del negozio. Ma gli investigatori stanno controllando i filmati delle telecamere anche dei negozi privati e degli uffici pubblici lungo la zona per cercare di individuare auto o moto sospette. Lo scoppio è avvenuto poco prima dell’alba intorno alle 5, 30 e ha fatto svegliare con un forte boato gli abitanti della zona. Dopo la scoppio della due bombe si è propagato un incendio subito domato dai vigili del fuoco. Quella è una zona sotto il controllo del clan Barile, affiliati ai Mazzarella, e che ora controllano anche parte di Forcella dopo la faida con i Sibillo.

Giugliano, spari contro la vetrina di un bar, ferita gravemente una “ragazza immagine”

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Spara contro la vetrina di un bar e rimane gravemente ferita una “ragazza immagine” che stava lavorando nel locale. La donna è ora ricoverata in prognosi riservata nell’ospedale Cardarelli di Napoli. E’ successo la scorsa notte a Giugliano in Campania , in via San Francesco a Patria. Intorno alle due un uomo sceso da un’auto, ha estratto una pistola e ha sparato contro la vetrina del bar Bar Montella, verosimilmente a scopo intimidatorio. A farne le spese, però, è stata una “ragazza immagine”, E. B.,di 37 anni, che è stata colpita al seno destro e presenta lesioni anche a un polmone e al fegato. Secondo i sanitari non sarebbe in pericolo di vita malgrado le sue condizioni siano comunque gravi. Sull’accaduto indagano i carabinieri della stazione e del Norm di Giugliano. A terra non sono stati trovati bossoli.  Poco prima della sparatoria era presente nel bar anche Nina Moric.


Torre del Greco: arrestato affiliato al clan Falanga

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Secondo i carabinieri aveva violato gli obblighi della sorveglianza speciale intrattenendosi per strada con alcune persone con precedenti penali. Così per Antonio Scognamiglio, 52 anni, di Torre del Greco, ritenuto dagli investigatori esponente del clan Falanga, è scattato l’arresto. Ora l’uomo si trova agli arresti domiciliari in attesa del processo. Scognamiglio è stato arrestato nel 2003 ed è stato scarcerato nel mese di dicembre scorso.

Villa Literno: in manette 5 esponenti della banda dei video poker

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carabinieri

Il gip di Napoli ha emesso cinque misure cautelari nell’ambito di un’indagine su una tentata estorsione nel Casertano. Minacciando ritorsioni del clan dei Casalesi, gli indagati piu’ volte si sono presentanti al gestore di un bar di Villa Literno intimandogli di versare 4mila euro o di installare all’interno dei suo locale slot machine da loro fornite. Uno dei cinque era il precedente gestore del bar e sosteneva che i 4mila euro fossero un credito maturato precedentemente proprio dalle attivita’ connesse a slot gia’ installate nell’esercizio commerciale. Uno degli indagati ha detto alla vittima: “sono il cugino di Nicola Schiavone, e non sapete contro chi vi siete messi…ci rivedremo”. Per questo il gip ha contestato anche l’aggravante della finalita’ mafiosa.

Napoli, blitz della polizia contro la “paranza dei bimbi” : 20 arresti

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E’ scattata all’alba l’operazione della Polizia di Stato per eseguire 20 ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettante persone ritenute, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi da guerra. Contestata l’aggravante del metodo mafioso. Destinatari dei provvedimenti persone vicine alla consorteria camorristica che fa capo alle famiglie Sibillo-Giuliano-Brunetti-Amirante. L’operazione, eseguita dalla Squadra Mobile di Napoli, coordinata dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dalla Direzione Centrale per i Sevizi Antidroga, in collaborazione con i Commissariati cittadini San Carlo Arena, Decumani e San Paolo, va a colpire la consorteria camorristica che fa capo alle famiglie Sibillo-Giuliano-Brunetti-Amirante, attive a Napoli nell’area di Forcella-Duchesca e Maddalena, definita “La paranza dei bimbi”. Dopo l’arresto dei capi dell’organizzazione camorristica in questione, dell’ala militare e dei latitanti, ricostruita e smantellata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, titolare delle indagini, e dalla Squadra Mobile la rete dedita allo spaccio al dettaglio di ingenti quantitativi di stupefacente con l’individuazione dei fornitori, degli addetti alla “piazza di spaccio”, e degli spacciatori. Interrotta la principale fonte di sostentamento economico del clan (lo spaccio al dettaglio di stupefacente tipo cocaina e marijuana) ed il canale di fornitura di armi da guerra utili a sostenere il conflitto con i clan avversari. Accertato il ruolo di primo piano nelle attivita’ illecite monitorate delle donne del clan.

Ercolano, spacciavano cocaina ai giovani vicino al Mav. Filmati con telecamere a infrarossi. Arrestati 7 pusher legati agli Ascione-Papale

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Spacciavano ai giovani e anche a minorenni nei pressi del Mav ,il museo archeologico virtuale di Ercolano ma sono stati scoperti grazie a delle speciali telecamere ad infrarossi che hanno documentato il fiorente traffico anche nelle ore serali. Così la banda di pusher legata al clan Ascione-Papale è stata incastrata dai carabinieri della Compagnia di Torre del Greco che stamane hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli a carico di sette persone ritenute responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e di spaccio di stupefacenti. 

Quarto: arrestati mandanti e killer dell’impreditore Enrico Amelio

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Con l’accusa di concorso in omicidio per la morte dell’imprenditore edile Enrico Amelio, avvenuta dieci anni fa, i carabinieri del nucleo investigativo di Napoli hanno eseguito un’ordinanza cautelare di applicazione della custodia in carcere, emessa dal Gip di Napoli, per sei persone. La richiesta è stata avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia della procura di Napoli. L’omicidio risale al 10 ottobre 2006, quando contro la vittima vennero sparati diversi colpi di arma da fuoco, uno dei quali raggiunse l’arteria femorale, provocando la morte di Amelio. Ora, grazie anche alla dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, un tempo membri del clan ‘Polverino’, è stato possibile invidiuare le responsabilità dei mandanti e degli esecutori. A monte dell’omicidio, si legge in una nota della procura, la presunta intromissione da parte di un parente di Amelio, lo zio materno,Leonardo Carandente Tartaglia,in una rilevante trattativa immobiliare per la compravendita di alcuni fondi che avevano sollevato l’interesse del clan Polverino.

Torre Annunziata: arrestato esattore del pizzo dei Gionta mentre chiedeva la tangente a un imprenditore

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Aveva minacciato un imprenditore locale chiedendo “Un regalo per gli amici del Palazzo”.  Con l’accusa di tentata estorsione ai danni di un imprenditore oplontino è stato fermato Raffaele Raia, 35 anni, legato al clan Gionta e figlio dell’ergastolano Amedeo. L’operazione é stata condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Torre Annunziata, agli ordini del maggiore Leonardo Acquaro. Il fermo è stato operato su disposizione della Dda di Napoli che contesta a Raffaele Raia anche l’aggravante delle finalità mafiose. L’uomo è stato trasferito in carcere in attesa dell’udienza di convalida che si svolgerà domani.

Incendio al bar ‘Napoli Roma Caffè’: la titolare è imparentata con i pentiti Leonardi

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Incendio al ‘Napoli Roma caffè’ di via Napoli: si indaga su una vendetta della camorra. I poliziotti del Commissariato di Scampia tracciano l’identikit dei titolari per scoprire il movente e i responsabili dell’attentato al locale commerciale. Una delle titolari è un’incensurata imparentata, indirettamente, con i Leonardi di Secondigliano, ex boss del quartiere poi passati tra le fila dei collaboratori di giustizia, in particolare Antonio Leonardi, alias Chiappellone e i due figli. I Leonardi erano alleati con i Vanella Grassi e gli Amato-Pagano, in lotta contro gli Abbinante-Notturno-Aprea nella faida di camorra del 2012. Secondo la ricostruzione dei poliziotti, i banditi sono arrivati nel locale verso mezzanotte e dopo aver fatto uscire la titolare hanno dato fuoco al bar. E’ stata la stessa titolare a chiamare il 113 in lacrime mentre nell’esercizio commerciale divampava l’incendio. Secondo quanto raccontato dalla vittima, i banditi avevano il volto coperto. Due e piste seguite dagli inquirenti, entrambe legate alla camorra. La prima è che l’attentato sia stato messo a segno per una vendetta trasversale o per il pentimento dei Leonardi. L’altra è che l’incendio sia legato ad una richiesta di pizzo. In cinque minuti il bar ‘Napoli Roma Caffè’ ha preso fuoco, ci sono volute oltre tre ore per domare le fiamme.


Marano: preso Brunitto, il cognato del boss Simeoli era latitante da 3 anni

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Era in fuga da 3 anni e le sue ricerche erano state estese a livello internazionale, ma i carabinieri del nucleo investigativo di Napoli l’hanno catturato a Lusciano  al confine fra le province di Napoli e Caserta. Alessandro Brunitto, 51 anni, ritenuto un elemento di spicco del clan Polverino e ricercato dal Giugno 2013, è stato catturato in una casa abbandonata che era stata addirittura provvista di un sistema abusivo di videosorveglianza. Sul 51enne, cognato di Giuseppe Simeoli, l’attuale referente del clan, pendeva un’ordinanza di arresto della Dda di Napoli per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e per spaccio di droga aggravate dal metodo mafioso.Brunitto non aveva armi, non era in possesso di grosse somme di denaro e quando ha visto i militari dell’arma si è lasciato ammanettare, non avendo possibilità di fuga. Nei suoi confronti era stato emesso un mandato di cattura internazionale, il 6 giugno 2013. 

Poliziotto libero dal servizio intercetta e blocca baby gang della Sanità

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Un agente della Polizia di Stato, libero dal servizio, ha intercettato nella notte una gang di giovani, tutti del quartiere della Sanità, che avevano rubato uno scooter. Ha comunicato i suoi sospetti alla sala operativa della questura che ha inviato una volante e, con la sua testimonianza, ha impedito ai giovani di avvalersi di scuse inventate dopo il controllo dei colleghi. Il fatto è accaduto questa notte su viale Colli Aminei. I giovani hanno un’età compresa tra i 18 e i 20 anni. La conferma del furto è stata fatta dal legittimo proprietario avvisato dagli uomini della volante. Nel corso del controllo, due giovani sono stati trovati in possesso di coltelli, di una tronchesina e un tondino, quest’ultimo utilizzato per forzare il nottolino dello scooter rubato, motivo per il quale sono stati denunciati, in stato di libertà, per possesso di coltelli a serramanico della lunghezza di 17 e 12 cm. Arrestati, i quattro sono stati giudicati con rito per direttissima e condannati a 14 mesi di reclusione con il beneficio della sospensione della pena, oltre al pagamento di 800 euro di multa.

Torre Annunziata: bloccati due aspiranti killer dei Gallo-Cavalieri. Avevano una pistola con il laser

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Stavano per compiere un agguato e sono stati traditi dai movimenti sospetti. Due delle nuove leve del clan Gallo-Cavalieri sono state arrestate dai carabinieri di Torre annunziata dopo uno spericolato inseguimento. Si tratta di Andrea Langella di 20 anni e  Salvatore Carpentieri di 26 anni già ritenuto vicino al clan Gallo-Cavalieri. I due sono stati notati nel rione Provolera, in sella a uno scooter in largo Fabbrica d’Armi. Alla vista di una pattuglia dei carabi ieri in servizio di controllo nella zona si sono dati alla fuga. I militari li hanno inseguiti e bloccati. Langella ha tentato di disfarsi di una pistola semiautomatica con matricola abrasa calibro 9 corto, trovata con 7 cartucce nel caricatore e colpo in canna. L’Arma, che era stata munita di puntatore laser, è stata sequestrata e verrà inviata al Racis di Roma per verificare il suo eventuale utilizzo in fatti di sangue o intimidazione. I due prima di arrendersi hanno anche ingaggiato una colluttazione con i militari ma hanno avuto la peggio e sono stati bloccati e arrestati.

Andrea Langella Salvatore Carpentieri

Napoli: arrestati i “Bonnie e Cliyde” della rapina al gioielliere di Saviano

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Nei giorni scorsi i Carabinieri della Compagnia di Nola, al termine di indagini coordinate da questa Procura, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Nola a carico di Pacifico Alessandro classe 93, Cipollaro Antonietta classe 70 e al fermo d’indiziato di delitto nei confronti di Gala Ciretta classe 90, tutti di Napoli, ritenuti responsabili di un efferato tentativo di rapina a mano armata. Il 7 aprile scorso, infatti i tre hanno cercato di rapinare un gioielliere di Saviano, colpo non andato a buon fine grazie alla pronta reazione della vittima che si era opposta ai malviventi esplodendo alcuni colpi di pistola con l’arma legalmente detenuta. Le misure cautelari sono scattate al termine degli accertamenti investigativi condotti dal Nucleo Operativo e Radiomobile di Nola e dalla Stazione Carabinieri di Saviano. In particolare, i responsabili del crimine sono stati identificati mediante la comparazione delle impronte digitali rinvenute sulla scena del delitto, nonche’ attraverso il raffronto delle immagini registrate dal sistema di videosorveglianza della gioielleria. E’ stato cosi’ possibile ricostruire che Pacifico e la Gala si erano introdotti nella gioielleria fingendosi normali clienti, dopodiche’, il malvivente aggrediva il titolare percuotendolo piu’ volte al capo con il calcio di una pistola fortuitamente inceppatasi durante la rocambolesca azione delittuosa. La vittima cosi’ una volta liberato e recuperata la propria arma, aveva esploso alcuni colpi ferendo la Gala ad una gamba. I due malfattori erano riusciti comunque a fuggire assieme ad altri complici, tra cui la Cipollaro, che attendevano all’ esterno. Tuttora in corso le indagini volte alla identificazione degli altri complici che hanno partecipato al delitto.

Afragola, coppia ferita a colpi di pistola in auto. E’ giallo

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osepdale cardarelli

Un uomo e una donna, Pietro C., di 55 anni, e Silvana R., di 50, entrambi già noti alle forze dell’ordine, sono stati feriti la scorsa notte mentre si trovavano su un’auto in provincia di Napoli. Alla polizia hanno riferito che, sull’Asse mediano, strada a scorrimento veloce nel comune di Afragola, sono stati avvicinati da un’altra auto con a bordo due uomini dalla quale sono partiti colpi di pistola. L’uomo è stato ferito all’addome ed al braccio. Portato all’ospedale Cardarelli, non risulta in pericolo di vita. La donna, lievemente colpita alla pancia e a un braccio, è stata dimessa. Gli uomini della Scientifica – secondo quanto riferiscono fonti della Questura di Napoli – non hanno trovato alcun bossolo sul posto. Sono in corso le indagini da parte degli uomini del commissariato di Polizia di Afragola.

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