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Arresti Terra dei Fuochi: producevano mattoni scadenti e inquinanti per l’edilizia. TUTTI I NOMI

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Sono complessivamente 39 gli indagati nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli, delegata ai carabinieri del Noe, per un traffico illecito di rifiuti in una porzione della cosiddetta Terra dei Fuochi. Il gip partenopeo ha emesso un provvedimento di arresto, con il beneficio dei domiciliari, pero’, solo per 14 di questi, mentre altri quattro sono destinatari di un divieto di dimora. Le misure cautelari restrittive riguardano, tra gli altri, Toni Gattola, titolare di una societa’ di consulenza ambientale (Omega Srl), e tre componenti della famiglia Liccardi, titolari di uan societa’ edile (Eu.Sa.Edilizia Srl), nonche’ i titolari della San Severino ricomposizioni ambientali (Massimo Capuano, Enrico Micillo, Gennaro Pianura), il titolare della societa’ Te.Vin Srl (Crescenzo Catogno), e quelli della Neos (Biagio Illiano, Antonio e Luigi Carannante), insieme a collaboratori e dipendenti delle societa’ coinvolte nell’indagine. La gestione illegale dei rifiuti avveniva con la ricezione e miscelazione illecita di materiali provenienti da varie imprese che non erano autorizzate a riceverli; ma anche con irregolarita’ sistematiche nella tenuta dei registri di carico e scarico e in quelle di trasporto; l’assenza di macchinari necessari; la mancanza di analisi e accertamenti chimici sui rifiuti; la miscelazione di rifiuti non pericolosi, senza analisi adeguate e senza tracciabilita’; l’irregolarita’ nella redazione dei formulari. Le indagini sono partite dalle verifiche effettuale dal Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Caserta in seguito ad un esposto anonimo nel quale veniva denunciata un’attività di raccolta, stoccaggio e commercio di inerti da demolizione. Le indagini svolte congiuntamente dai militari del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e dal personale della Polizia Metropolitana ha così permesso di stabilire come presso una cava, “autorizzata ad effettuare operazioni di ricomposizione ambientale”, in realtà “venissero smaltiti i rifiuti provenienti da demolizioni di edifici della città e provincia di Napoli, senza essere sottoposti a processi di separazione, vagliatura e macinazione mediante apposito impianto, peraltro in una zona a rischio idraulico, così come individuata dall’Autorità del Bacino Nord Occidentale della Campania”. Lo stesso traffico di rifiuti, secondo quanto riferiscono i carabinieri, “è stato ricostruito presso una seconda cava”, sempre nel comune di Giugliano in Campania. In questo caso, dalle indagini è emerso “come gli indagati miscelassero i rifiuti provenienti dalle demolizioni con la pozzolana prodotta nella cava, rivendendone il miscuglio” a un’industria produttrice di laterizi e cemento. “I controlli hanno infatti stabilito come i mattoni, destinati all’edilizia civile, presentassero una particolare fragilità”, osservano i carabinieri, circostanza peraltro emersa “anche da alcune conversazioni telefoniche”.Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del Noe, i traffici illeciti hanno “riguardato anche i lavori di ripulitura dell’alveo di via Cirillo del Comune di Quarto in cui gli indagati hanno smaltito illecitamente i rifiuti speciali non pericolosi sia mediante abbancamento sulle stesse sponde del canale e nei terreni circostanti, con successiva copertura con terreno vegetale, che, in seguito alle piogge, è franato, sia mediante riposizionamento ed occultamento dei rifiuti nella medesima vasca di laminazione dell’alveo ovvero nel luogo da cui erano stati rimossi, con conseguente ostruzione del flusso delle acque”. La gestione illegale dei rifiuti, secondo le indagini, “avveniva mediante la ricezione e miscelazione illecita dei materiali e la loro provenienza da varie imprese senza essere abilitati a riceverli”. Sono quattro, inoltre, le persone per cui è stato disposto l’obbligo di dimora. Sono in corso numerose perquisizioni in società ed impianti in altre zone del territorio nazionale ed in particolare a Isola delle Femmine (Pa), Catania, San Severo (Foggia), Grosseto, Matera e Bergamo.

QUESTO L’ELENCO DELLE MISURE RESTRITTIVE EMESSE

ARRESTI DOMICILIARI

1.      GATTOLA Toni, titolare di fatto della società di consulenza ambientale OMEGA s.r.l.;

2.      LICCARDI Salvatore;

3.      LICCARDI Eugenio;

4.      LICCARDI Francesco,

titolari della società EU.SA EDILIZIA s.r.l.;

5.      CAPUANO Massimo;

6.      MICILLO Enrico;

7.      PIANURA Gennaro,

titolari della società SAN SEVERINO RICOMPOSIZIONI AMBIENTALI s.r.l.;

8.      RAIANO Francesco, operario presso la cava gestita dalla SAN SEVERINO RICOMPOSIZIONI AMBIENTALI s.r.l.;

9.      CATUOGNO Crescenzo, titolare della società TE.VIN. s.r.l.;

10.  ILLIANO Biagio;

11.  CARANNANTE Antonio;

12.  CARANNANTE Luigi,

titolari della società NEOS,

13.  SEPE Vincenzo, collaboratore della società S.C.G. COSTRUZIONI s.r.l.;

14.  ALIPERTI Angelo, amministratore della società PULITEM s.r.l.;

15.  ALIPERTI Diego, amministratore della società LUFA SERVICE s.r.l.,

OBBLIGO DI DIMORA

1.      RAIANO Francesco, operario presso la cava gestita dalla SAN SEVERINO RICOMPOSIZIONI AMBIENTALI s.r.l.;

2.      BOTTILLO Sara, dipendente della società OMEGA s.r.l.;

3.      LISEVYCH Oleysa, legale rappresentante della società OMEGA s.r.l.;

4.      PROFILE Maria, dipendente della società individuale LICCARDI Salvatore,

I SEQUESTRI

1.      delle Cave SAN SAVERINO RICOMPOSIZIONI AMBIENTALI e NEOS;

2.      degli automezzi delle società EU.SA EDILIZIA s.r.l., della ditta individuale LICCARDI SALVATORE e della TEV. IN s.r.l.


Pomigliano, usura: sequestro beni per 6 milioni di euro a Tommaso Ricci

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Un agente della Direzione Investigativa Antimafia durante le operazioni per la confisca del patrimonio della famiglia Sciacca per un valore di 3 milioni di euro. Il decreto di confisca è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale su proposta del direttore della D.I.A. Il patrimonio confiscato comprende un'impresa di frantumazione di pietre, rapporti bancari, quattro immobili ed una decina di automezzi, Roma, 15 gennaio 2016. ANSA/ UFFICIO STAMPA DIA 

++  ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING  ++

Nelle prime ore della mattinata, al termine di accurate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di La Spezia, la D.I.A. di Genova e la Guardia di Finanza di La Spezia hanno dato esecuzione, in Sarzana (SP), a decreti di sequestro preventivi di conti correnti bancari, partecipazioni societarie, fabbricati, automezzi, terreni e di un agriturismo per un valore complessivo di 6 milioni di euro, accumulati illecitamente da Tommaso Ricci, nato a Pomigliano d’Arco il 20 marzo 1958 e residente in Sarzana (SP).

Ricci, si legge in una nota, è ritenuto responsabile dei reati di usura, tentata estorsione, in concorso, e trasferimento fraudolento di valori di cui all’art. 12 quinquies della legge 356/1992.

L’indagine è scaturita da una pregressa attività di polizia giudiziaria condotta dalla D.I.A. di Genova che, nel 2014, aveva portato all’arresto del pregiudicato Domenico Romeo, originario di Roccaforte del Greco (RC), imprenditore spezzino contiguo alla ‘ndrangheta, anch’egli per trasferimento fraudolento di valori, in concorso, ed attualmente sottoposto alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale per la pericolosità mafiosa.

Esempi eclatanti delle illecite attività poste in essere da Ricci sono l’acquisizione, da un usurato, di un immobile e di un’attività commerciale senza il riconoscimento di alcun compenso, ovvero, come appurato dalla Guardia di Finanza spezzina a seguito di denunce presentate in tal senso, l’impiego da parte dello stesso di elementi appartenenti alla criminalità organizzata di matrice camorrista per l’intimidazione e il recupero del credito.

In sostanza, dall’indagine è emerso come Ricci, da anni, prestasse denaro a persone in difficoltà economiche, che svolgevano attività imprenditoriali e/o artigianali, applicandogli un tasso di interesse del 200% annuo, superando così il c.d. “tasso-soglia” legale.

In questo modo, lo stesso aveva accumulato, con i proventi delittuosi, un notevole patrimonio immobiliare e aziendale, oggi sottoposto a sequestro, la cui proprietà in parte è stata trasferita fittiziamente al figlio, per favorire l’attività di riciclaggio dei beni provento dell’usura.

Napoli: la banda dei supermercati utilizzava gli extracomunitari per i colpi. Tutti i nomi

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Tre dei quattro arrestati della banda di rapinatori dei supermercati di Napoli e provincia sono finiti in carcere. Si tratta di  Antonio Arcone, Tiziano Cincotti e Salvatore Esposito, tutti napoletani della periferia Est. Il quarto – Roman Rusnak – è stato posto agli arresti domiciliari. Le rapine che vengono loro contestate sono state portate a termine fra ottobre 2014 e marzo 2015. Secondo gli investigatori, Cincotti, residente a Cercola, organizzava le rapine nonostante si trovasse già agli arresti domiciliari, in particolare reclutando giovani extracomunitari in stato di indigenza per costringerli a eseguire materialmente i “colpi” da lui progettati evitando così di esporsi e di essere identificato. Era stato arrestato lo scorso anno a Licola dopo oltre un mese di latitanza per la rapina compiuta sempre con le stesse modalità al supermercato Md di Pozzuoli,.Le indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia di Pozzuoli e della Tenenza di Cercola, hanno consentito di documentare il modus operandi degli arrestati che, utilizzando sciarpe e scaldacollo, entravano armati nei negozi compiendo anche più rapine nella stessa giornata. Distinto anche il ruolo dei singoli indagati: alcuni avevano funzione di “pali”, altri di esecutori materiali.

Napoli: spari contro la casa di due pusher a San Giovanni a Teduccio

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Colpi di arma da fuoco esplosi ieri sera poco dopo le 23.30 contro un’abitazione in corso San Giovanni, a Napoli. L’appartamento al momento degli spari era vuoto. Le due persone che vi abitano, hanno entrambe precedenti per droga e furto. Indagini in corso degli genti della Polizia di Stato del commissariato di San Giovanni. I due hanno spiegato alla polizia di non aver mai avuto minacce e di non sapersi spiegare del perché degli spari.

Arrestato in Calabria un latitante del clan Formicola

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I Carabinieri del Gruppo T.S. di Napoli, del NAS partenopeo e di Cosenza, coadiuvati in fase esecutiva da militari della Stazione Carabinieri di Praia a Mare (CS), nell’ambito di articolata e complessa attivita’ investigativa condotta nei settori di competenza istituzionale, hanno rintracciato e tratto in arresto il catturando Silenzio Leandro, nato a Napoli il 22 settembre 1986, residente in San Giovanni a Teduccio (NA), pregiudicato, affiliato al clan “Formicola”, egemone nell’area orientale di Napoli e contrapposta alla organizzazione camorristica denominata “Mazzarella-D’Amico”. Il Silenzio si era reso irreperibile all’ordine di esecuzione per la carcerazione emesso in data 17 maggio 2016 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Napoli – Ufficio Esecuzioni Penali, che ne disponeva la carcerazione per l’espiazione della pena residua di anni 5 (cinque) mesi 4 (quattro) e giorni 6 (sei) di reclusione, in quanto riconosciuto colpevole di minaccia, aggravata dal metodo mafioso, e detenzione illegale di armi e munizioni, entrambe dirette ad agevolare le attivita’ dell’associazione mafiosa in quanto il prevenuto, in concorso con altri, avrebbe attentato alla vita di esponente apicale dell’organizzazione criminale contrapposta. Il predetto, allontanatosi dalla citta’, si era recentemente stabilito nel Comune di Tortora (CS), in una casa locata da un parente, al fine di sfuggire alla cattura. Sono in corso le indagini finalizzate all’individuazione di eventuali fiancheggiatori che avevano consentito o comunque agevolato la irreperibilita’ del Silenzio Leandro. L’arrestato, dopo le formalita’ di rito, e’ stato tradotto presso la casa circondariale di Paola (CS).Uno alla volta si sono consegnati o sono stati arrestati tutti e quattro gli esponenti del clan Formicola di San Giovanni a Teduccio condannati in Cassazione nei giorni scorsi per il tentato omicidio di Alfonso D’Amico, avvenuto nel 2013. Dopo Gaetano Formicola “’o chiatto”, il 21enne figlio del capoclan Antonio, consegnatosi in carcere a Spoleto, è toccato a Salvatore Silenzio presentarsi ai poliziotti della Squadra Mobile. Ora all’appello non manca più nessuno. La sentenza per il tentato omicidio di Alfonso D’Amico, esponente del gruppo dei “Gennarella” di via Nuova Villa alleato con i Mazzarella, è diventata definitiva dopo che la Cassazione ha confermato le condanne e sono scattati i provvedimenti restrittivi. La sparatoria avvenne il 21 marzo 2013. In via Nuova Villa erano presenti, in strada, il 47enne Alfonso D’Amico e alcune donne, tra cui la zia, che poi fu decisiva nelle indagini della polizia per identificare i sicari. Il commando arrivò in sella a due moto Transalp e sparò a raffica contro D’Amico, il quale però, rimase illeso. La spedizione punitiva dei Formicola scattò perchè poco prima il nipote di Alfonso D’Amico aveva litigato, mentre era con un amico, in corso SanGiovanni, con due persone che li avevano anche picchiati.

Arrestato ‘o ninnillo il pusher della Napoli bene, nascondeva la cocaina in bocca

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minore fermato dalla polizia

Arrestato  il pusher della cocaina ai giovani della Napoli bene. Si tratta di Umberto Fioretti 53 anni noto come ‘o ninnillo con precedenti specifici che da abile ladro di appartamenti era diventato un  conosciutissimo venditore e fornitore di droga soprattutto per i giovani del centro. E proprio  a Chiaia, il salotto buono di Napoli, è stato  arrestato l’altra sera. Gli agenti del commissariato San Ferdinando  hanno visto lo spacciatore che era stato appena avvicinato da uno scooter privo di targa con due persone a cui ha ceduto della droga dopo aver ricevuto un banconota. Gli agenti sono subito intervenuti riuscendo a bloccare il 53enne mentre il motociclo è riuscito a fuggire. I poliziotti hanno rinvenuto nella bocca del Fioretti, alias “O Ninnillo”, un involucro di cocaina, mentre nella tasca del suo giubbotto alcuni grammi di hashish. Sequestrati anche dieci euro poco prima incassati dai due clienti in sella allo scooter fuggito. Tra i clienti del 53enne ci sarebbero diversi ragazzi della Napoli Bene ed ora gli agenti di polizia stanno cercando di capire la provenienza dello stupefacente e se l’attività di spaccio era gestita in proprio dal 53enne o per conto di qualche clan della zona. L’attività di spaccio nella zona di Chiaia e il Lungomare sta diventando un ghiotto business per le cosche in particolare per i tantissimi giovani che affollano la zona in particolare durante il week end.

Pianura, non paga il debito: ferito gravemente alla testa con il “nunchaku” di Bruce Lee

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Colpi in testa con un’arma orientale a un debitore che non aveva saldato un debito. E’ accaduto nel quartiere Pianura a Napoli dove i carabinieri hanno fermato un 26enne residente a Zagarolo in provincia di Roma. I militari dell’Arma sono intervenuti d’urgenza in via Provinciale a seguito di richiesta di aiuto al 112. Riverso a terra hanno rinvenuto un 52enne di Napoli che aveva una profonda ferita alla testa. L’uomo è stato trasportato presso l’ospedale San Paolo dove i medici gli hanno riscontrato un trauma cranico con ampia ferita lacero contusa e una vasta ferita alla fronte, ritenute guaribili in 21 giorni. Dai primi accertamenti è emerso che, insieme a un complice in via d’identificazione, il 26enne aveva aggredito la vittima per un prestito non restituito, colpendolo alla testa ripetutamente con un nunchaku, un’arma orientale tristemante famosa negli anni Settanta per l’uso indiscriminato grazie alle prodezze cinematografiche del famoso attore cinese Bruce Lee. Il fermato è stato condotto presso il carcere di Poggioreale e il gip di Napoli ha convalidato il provvedimento precautelare disponendo la custodia in carcere.

Spaccio di droga: arresti domiciliari per Pasquale Vastarelli, nipote del boss della Sanità

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Arrestato  il nipote del boss della Sanità.  Gli agenti della Squadra Giudiziaria del commissariato San Carlo Arena hanno Pasquale Vastarelli, figlio di Lucio Vastarella, che a sua volta è il cugino di Patrizio Vastarella, attuale reggente del clan e indicato, nei verbali che hanno portato agli arresti nelle scorse settimane del gruppo nemico dei “barbudos” (gli Esposito-Genidoni), come l’obiettivo principale della faida di camorra che ha portato alla strage delle Fontanelle. Pasquale Vastarelli, 54 anni è stato arrestato per spaccio di droga. I poliziotti sono intervenuti in vico Paradiso alla Salute, dove l’uomo vive all’interno di un appartamento terraneo. Nel corso della perquisizione domiliare, gli agenti hanno scoperto e sequestrato sei dosi di cocaina nascoste all’interno di un pensile, mentre altre 15 dosi di marijuana e due di hashish sono state trovate all’interno di un intercapedine posta nell’androne dello stabile di fianco al terraneo. L’uomo è stato arrestato e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari.


San Giovanni a Teduccio: arsenale scoperto dai carabinieri in via Pazzigno

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I carabinieri del nucleo operativo della compagnia Napoli Poggioreale sono intervenuti nel quartiere san Giovanni, nell’area del complesso di edilizia popolare di via Pazzigno, dove hanno rinvenuto numerose armi. In particolare, un fucile automatico ak-47 con caricatore inserito e una pistola semiautomatica calibro 9 con il colpo in canna e 5 cartucce nel caricatore. Il piccolo arsenale di armi perfettamente oliate e pulite – spiega una nota dell’Arma – era avvolto in una coperta e nascosto sotto un cumulo di rifiuti. Luogo che, si presume, sia stato scelto come nascondiglio momentaneo o perché erano stati usati da poco o perché sarebbero serviti in un prossimo futuro. Dagli accertamenti eseguiti è risultato che la pistola è stata oggetto di una rapina compiuta a Giugliano in Campania il 14 dicembre 2014. Accanto al luogo del ritrovamento è stata recuperata anche una bottiglia di plastica con all’interno 48 colpi calibro 9 parabellum. Le armi sequestrate, risultate funzionanti, saranno inviate al Ra.c.i.s. di Roma per la comparazione e la verifica di un loro eventuale utilizzo in fatti di intimidazione o di sangue.

Torre Annunziata: tensione con i carabinieri da parte di familiari e amici del ras Nappo dopo la cattura.GUARDA IL VIDEO

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Momenti di tensione al Comando Carabinieri di Torre Annunziata dove circa 20 persone tra amici e parenti di Ciro Nappo, il latitante considerato esponente del clan camorristico Gionta catturato oggi dai Carabinieri, hanno cercato di ostacolare l’ingresso dell’auto di servizio che trasportava l’arrestato. I militari presenti nella caserma sono intervenuti per permettere all’auto di fare il suo ingresso nel Comando. E’ al vaglio degli investigatori la posizione di un uomo portato con Ciro Nappo nella caserma dei Carabinieri di Torre Annunziata , che si ritiene sia il “vivandiere” del latitante catturato oggi dagli uomini dell’Arma a Trecase. Nappo è stato sorpreso in un casolare di campagna videosorvegliato e ha tentato la fuga a piedi nelle campagne, venendo però raggiunto e ammanettato dai militari. Il latitante, considerato esponente del clan camorristico Gionta, aveva in casa una pistola, custodita in un marsupio, un fucile e due parrucche; aveva inoltre a disposizione uno scooter, cosa che induce gli investigatori a ritenere che fosse “operativo” nonostante la latitanza. Già in passato fu difficile catturarlo: nel 2009 intervennero i carabinieri del GIS per stanarlo dal suo nascondiglio di fronte al famigerato palazzo Fienga di Torre Annunziata, roccaforte del clan Gionta.

Napoli: trovati nascosti in una stalla a Soccavo un Kalashnikov e 400 cartucce

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Un fucile semiautomatico di fabbricazione turca, con due colpi in canna,un fucile mitragliatore AK47 Kalashnikov, completo di caricatore e munizioni inserite, oltre a 400 munizioni di vario calibro sono stati sequestrati dagli agenti della polizia di Stato in una stalla, nel quartiere Soccavo di Napoli. Le armi sono state trovate nel corso di una perquisizione della Squadra Mobile, in via Croce di Piperno. I poliziotti hanno sequestrato le armi dopo aver fatto irruzione in un vano in muratura, adibito a stalla per cavalli, di pertinenza dell’abitazione di Pietro Stefanelli, di 32 anni, con precedenti di polizia per reati inerenti gli stupefacenti. Il 32enne è stato arrestato accusato di detenzione illegale di armi comune e da guerra, nonché munizionamento comune e da guerra e per il reato di ricettazione delle stesse.

Rapinavano le coppiette: arrestati “Bonnie e Clyde” di Pagani

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Arrestati “Bonnie e Clyde” paganesi che facevano rapine a donne sole e a fidanzatini appartati in auto. In cella è finito Maurizio Sessa, 36 anni, già noto alle forze dell’ordine, ai domiciliari, invece, la sua compagna Iolanda Sensini non ancora 20enne. I due sono stati arrestati dai carabinieri del Reparto Territoriale, mercoledì mattina, per ordine del gip Pacifico. Rigettata la richiesta di arresto per il terzo complice Alfonso Ferrara, 25 anni, anch’egli di Pagani. La gang delle rapine alle donne sole e alle coppiette, con colpi messi a segno a Sant’Egidio del Monte Albino, Angri e Nocera Inferiore, secondo la Procura che dopo oltre un anno di indagini ha chiesto e ottenuto l’arresto di due dei tre indagati. Ieri mattina, Sessa – difeso dall’avvocato Stefania Pierro – è stato interrogato nel carcere di Salerno, ha ammesso le proprie responsabilità. Ha confessato anche Iolanda Sensini, difesa dall’avvocato Bonaventura Carrara, che ha ammesso di aver partecipato all’unica rapina che le viene contestata e ha spiegato il suo legame con Maurizio Sessa, un uomo che aveva ospitato in casa sua tra la fine del 2014 e il 2015, periodo in cui sono stati commessi i colpi. Le accuse contestate vanno dall’associazione per delinquere, al sequestro di persona, rapina e porto e detenzione di armi. Il primo colpo, quello che ha poi dato una svolta alle indagini, fu messo a segno nel novembre del 2014. Una giovane donna, alla guida della sua auto, fu bloccata e sequestrata mentre era ferma al semaforo di San Lorenzo. Un uomo armato si introdusse nella sua auto: «Metti in moto la macchina altrimenti ti sparo come un cane», le disse. E dopo averle preso alcune decine di euro e una carta di credito la costrinse a recarsi al più vicino bancomat per fare un prelievo. L’uomo lasciò la pistola in auto e si diresse con la vittima al dispositivo dell’istituto di credito. Ma il bancomat ritirò la carta perché scaduta. L’uomo, riconosciuto poi in Maurizio Sessa, prima di allontanarsi aveva ripulito le impronte lasciate sul dispositivo con un panno. Aveva poi costretto la donna a girovagare per alcune strade prima di lasciarla a piedi. La coppia è accusata di aver messo a segno altri due colpi, sempre ai danni di donne, una a Nocera Inferiore, l’altro ad Angri. Le vittime, minacciate con la pistola, erano state costrette a consegnare borse e cellulari, oltre ad oggetti di valore. Qualche giorno dopo, invece, Maurizio Sessa con la complicità di Alfonso Ferrara rapinarono, ad Angri e a S. Egidio, una donna e una coppia. La stessa metodologia ha condotto in manette due dei tre indagati. (r.f.)

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Gli imprenditori di Aversa arrestati per legami con I Casalesi facevano lavori al Cardarelli. I Nomi

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Sono Ferdinando Di Lauro e il socio Andrea Grieco i due imprenditori ritenuti vicini al clan dei Casalesi (fazione Iovine) arrestati stamattina dai carabinieri nell’ambito di una indagini su appalti truccati nella realizzazione del piano per gli insediamenti produttivi nel comune casertano di Aversa. Di Lauro, per un periodo, ha anche ottenuto quasi in maniera esclusiva gli appalti dell’ospedale Cardarelli di Napoli Oltre agli arresti i carabinieri, coordinati dai pm della Dda di Napoli, Catello Maresca e Maurizio Giordano e dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, hanno anche sequestrato a Di Lauro, immobili, veicoli e quote societarie per circa due milioni di euro. Gli inquirenti stanno ora indagando per scoprire eventuali infiltrazioni nell’apparato burocratico-amministrativo grazie alle quali l’imprenditore avrebbe, secondo gli investigatori, ottenuto gli appalti pubblici.

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Blitz al Piano Napoli di Boscoreale: 25 arresti

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Venticinque persone, di cui sei minorenni, sono state raggiunte, nel corso di due distinte operazioni, da misure cautelari nell’ambito di una inchiesta, condotta dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, sullo spaccio di droga a Boscoreale, nel Napoletano. Le indagini dei carabinieri di Boscoreale hanno consentito di documentare circa 400 episodi di spaccio di stupefacenti. Spaccio che è avvenuto nel rione “Piano Napoli“. Inoltre sono state arrestate 11 persone in flagranza di reato. I carabinieri nel corso delle attività di indagine hanno segnalato 86 persone come assuntori di stupefacenti e sequestrato 250 dosi di cocaina, 140 dosi di marijuana e ritirato 37 patenti di guida.

Blitz al Piano Napoli di Boscoreale: 25 arresti
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Ponticelli: nacondeva 25 chilogrammi di hashish nell’armadio: in manette Filomena Sannino

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Custodiva 25 chilogrammi di hashish nell’armadio: è quanto ha scoperto la Polizia di Stato in un’abitazione di Napoli durante una operazione “Alto Impatto” tra i quartieri di Ponticelli e San Giovanni a Teduccio. Una donna di 43 anni, Filomena Sannino, con precedenti in materia di stupefacenti, è stata arrestata. Gli agenti della sezione antidroga e della Squadra Mobile hanno trovato ben 235 panetti di hashish il cui valore, sul mercato al dettaglio è stato stimato in circa 200mila euro. Dalle analisi è emerso che i panetti hanno un alto contenuto di THC. Sono tutti contrassegnati dalla scritta “RS1”, e verosimilmente, sono appartenenti a una partita di droga più ampia destinata al mercato locale. 

Ponticelli: nacondeva 25 chilogrammi di hashish nell’armadio: in manette Filomena Sannino
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Amnesya nascosta tra il mangime per gli uccelli: arrestato il pusher della movida di Torre Annunziata

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Quando i carabinieri increduli hanno trovato la droga o meglio la potente amnesya nascosta nel mangime dei suoi uccelli è venuta spontanea la domanda: “Ma questa la dà anche ai volatili?”. E invece no Giancarlo De Angelis pusher a domicilio già noto ai militari di Torre Annunziata quella droga la vendeva ai giovani della movida torrese del corso Vittorio Emanuele. I carabinieri ne hanno trovato ben 303 confezioni da due grammi pronte ad essere vendute insieme con l’immancabile bilancino di precisione e tutto l’occorrente per confezionare le dosi. E per non farsi mancare niente aveva piantato fuori al balcone, dove erano sistemati i barattoli di mangime per gli uccelli, anche una piantina di marijuana. Il 27 enne è stato arrestato e portato in carcere dopo la conferma con rito direttissimo da parte del tribunale di Torre annunziata. I militari oplontini si erano insospettiti per l’inconsueto via vai di giovani dal portone di casa sua. E quindi hanno deciso di fare irruzione trovando la “gradita” sorpresa.

Amnesya nascosta tra il mangime per gli uccelli: arrestato il pusher della movida di Torre Annunziata
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Boscoreale: il “supermarket” della droga del Piano Napoli era aperto H24.TUTTI I NOMI E LE FOTO

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controlli al piano napoli

La piazza di spaccio del Piano Napoli di Boscoreale era aperta h24 anche di notte e l’organizzazione che il clan Aquino-annunziata aveva dato ai suoi pusher era in stile “Gomorra” come alle Case Celesti di Scampia o alla Masseria Cardone di Secondigliano: il supermarkert della droga era sempre aperto per soddisfare tutte le esigenze dei clienti. E l’organizzazione prevedeva anche 8 persone per turno, ognuno col proprio ruolo.  Le piazze di spaccio tra gli isolati 25,26, 27 e 28 del Piano Napoli di via Passanti erano delimitate anche da paletti, e in un caso anche da un cancello in ferro battuto, con un’apertura piccola per lo scambio droga-soldi. Cocaina e marijuana era nascoste in luoghi differenti, già suddivise in dosi, tra i cespugli o le auto abbandonate. Il prezziario era definito, spesso variava a seconda della quantità di dosi acquistate o dal periodo di arrivo della “materia prima”. Si andava dai 10 euro per una dose di marijuana, per poi passare ai 20-25 euro per un pallino di coca (100-125 euro al grammo), per arrivare ai 20 euro a dose per il crack, la cocaina da fumo. In una sola serata, i carabinieri di Boscoreale hanno ricostruito i vari ruoli nel gruppo di pusher. Uno degli indagati, non arrestato, Salvatore Esposito  di 25 anni , guidava un’auto e conduceva l’acquirente nel parcheggio dell’isolato 27, e insieme ad un minorenne dopo si trasformava in vedetta, girando attorno all’edificio per capire se arrivavano forze dell’ordine. Nel frattempo un altro minorenne   fischiava per attirare il tossicodipendente, mentre Sebastiano Panariello (che ha avuto il divieto di dimora in Campania) e un altro 16enne facevano da pali e aspettavano insieme al lui l’arrivo della dose richiesta; lo stesso 16enne ed Emanuele Riccio (anche per lui divieto di dimora in Campania), infine consegnavano la droga, mentre Giovanni Curcio (ai domiciliari) e Gennaro Cirillo (divieto di dimora) fungevano da vedette dell’intero rione girando attorno al quartiere durante tutte le fasi.Le indagini sono state condotte da settembre 2014 a febbraio 2016, ed hanno permesso di ricostruire 400 episodi di spaccio, con l’arresto in flagranza di 11 persone, la segnalazione di 86 tossicodipedenti, il sequestro di 250 dosi di cocaina e 140 di marijuana.

ECCO TUTTI I NOMI DEGLI INDAGATI E DEI PROVVEDIMENTI

 ANGELO DONNARUMMA (GIÀ DETENUTO) IN CARCERE

GIOVANNI CURCIO AI DOMICILIARI

CARLO VALENTE AI DOMICILIARI

I DIVIETI DI DIMORA IN CAMPANIA

GENNARO  CIRILLO

PAOLO CIRILLO

GIUSEPPE MONACO

GIUSEPPE ILARDO

CARLO CIRO GIORIO

DANIEL TERRACCIANO

SEBASTIANO PANARIELLO

UMBERTO PADOVANI

GIOVANNI PADOVANI (’92)

ROSARIO TUFANO

FRANCESCO MANDIELLO

GIANLUCA ARIANIELLO

ARTURO MANFRA

EMANUELE RICCIO

DAVIDE DONNARUMMA

OBBLIGO DI FIRMA

GAETANO PADOVANI

GLI INDAGATI

SALVATORE ESPOSITO

GIOVANNI PADOVANI (’91)

I MINORENNI

UN 17ENNE E UN 18ENNE IN CARCERE MINORILE (ALL’EPOCA DEI FATTI MINORENNI)

IN COMUNITÀ TRE 16ENNI

AI DOMICILIARI UN 16ENNE

Angelo Donnarumma Giovanni Curcio Carlo Valente

 

 

Boscoreale: il “supermarket” della droga del Piano Napoli era aperto H24.TUTTI I NOMI E LE FOTO
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Napoli: sequestrato lo yacht di lusso del boss Ettore Bosti. Valore 500mila euro

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yacht ettore bostijpeg

Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli ha rintracciato e sottoposto a sequestro lo yacht di lusso di Ettore Bosti (detto “u russo”), esponente di spicco del ‘clan Contini’. Bosti è stato destinatario, lo scorso 2 marzo, con altre 34 persone di un’ordinanza di custodia cautelare personale eseguita dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri, per aver costituito un’associazione transnazionale armata finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dalle finalità mafiose. In quella circostanza, il G.I.C.O. di Napoli ha provveduto a sottoporre a sequestro un patrimonio di origine illecita riconducibile ai soggetti colpiti dalla misura cautelare del valore complessivo di oltre 20 milioni di euro, costituito da quote societarie, immobili, oggetti preziosi e auto di lusso. Nel corso delle perquisizioni domiciliari eseguite presso l’abitazione di Bosti, nel cuore del quartiere Vasto, il Nucleo di Polizia Tributaria aveva rinvenuto diverse migliaia di euro in contanti ed orologi di pregio per oltre 200 mila euro, tra i quali un Rolex con diamanti da circa 80 mila euro. In quell’occasione non era stato rinvenuto lo yacht modello Atlantis 47 della Gobbi, lungo 14 metri e denominato “Debora”, del valore di oltre 500 mila euro, intestato ad un prestanome di Bosti. L’imbarcazione di lusso, immatricolata a Viareggio, è stata ora ritrovata dai finanzieri del G.I.C.O., nascosta in un piazzale privato sito nell’agro puteolano, dove era stata occultata dalla fine della scorsa estate.  Si tratta di uno yacht spinto da due propulsori entrobordo di notevole potenza, che è dotato di salotto con divani in pelle bianca, ampio soggiorno con cucina tavolo e divani; due camere matrimoniali; due bagni climatizzazione, tv in ogni ambiente e sistema di ricezione satellitare. Lo yacht, nella disponibilità del rampollo del “clan Contini”, era da lui utilizzato per le sue vacanze estive, sia sulle coste italiane che di altri Paesi del mediterraneo, tra cui la Spagna.

Napoli: sequestrato lo yacht di lusso del boss Ettore Bosti. Valore 500mila euro
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Napoli: due sparatorie nella notte a San Giovanni a Teduccio e alla Sanità

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polizia

La tregua di camorra tra i clan del centro di Napoli e della periferia Est è durata poco. nella notte infatti due sparatorie, per il momento senza feriti, perché nessuno si è presentato negli ospedali cittadini, nei rioni San Giovanni a Teduccio e alla Sanità.La prima sparatoria è avvenuta in via Sorrento nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, una donna che abita in via Sorrento ha segnalato colpi d’arma da fuoco in strada. Quando la Polizia di Stato è giunta sul posto, ha trovato i fori di alcuni proiettili sulla parete esterna e sulla porta della sua abitazione. La Scientifica ha trovato a terra nove bossoli, otto calibro 9X21 e uno Luger. Sull’accaduto sono in corso accertamenti da parte del commissariato Ponticelli e dell’Upg della Questura. Anche dalla Sanità sono giunte segnalazioni in merito a spari di arma da fuoco in strada: la Polizia, in via Fontanelle, dove si verificò  il 22 aprile scorso la famosa strage al circo Maria Santissima dell’arco in cui trovarono la morte Giuseppe Vastarella e il cognato Salvatore Vigna e altri tre rimasero feriti. La polizia ha trovato fori di proiettile in due vetture parcheggiate, una Fiat 500 e una Renault Scenic. I colpi hanno infranto un finestrino della prima macchina, nel cui abitacolo è stata trovata un’ogiva. I colpi di pistola hanno invece forato uno sportello della Scenic. Anche in questo caso, nell’abitacolo della vettura la Polizia Scientifica ha trovato un’ogiva. Su questo episodio indagano gli agenti del reparto prevenzione crimine. Le indagini sono in corso per capire se si sia trattato solo di “stese” o sei ci fossero persone nelle auto coinvolte nella sparatoria.

Napoli: due sparatorie nella notte a San Giovanni a Teduccio e alla Sanità
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Scafati, scoperta serra con piante di marijuana a Berardinetti: arrestati due di Sant’Antonio Abate

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vincenzo nastro

Nella serata di ieri, i Carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore hanno scoperto una piantagione di marijuana in Scafati. In particolare, i militari della Sezione Operativa, hanno arrestato il 56enne Vincenzo Nastro ed il 44enne C. G., entrambi di Sant’Antonio Abate .I due avevano allestito, in un fondo agricolo in via Michelangelo Nappi nella zona di Berardinetti e di proprietà del 44enne, due serre per la coltivazione di marijuana. I militari avevano effettuato una serie di appostamenti in zona notando strani movimenti. Quando hanno fatto irruzione hanno rinvenuto  nella serra 41 piante di cannabis indica alte circa 2 metri. Per entrambi sono scattate le manette per coltivazione di sostanze stupefacenti. Sono in attesa del rito direttismo.

Scafati, scoperta serra con piante di marijuana a Berardinetti: arrestati due di Sant’Antonio Abate
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